mercoledì 14 agosto 2013

storia dei Racconti di Dracula

SERGIO BISSOLI IL MISTERO DE I RACCONTI DI DRACULA Aggiornato Gennaio 2013 I Racconti di Dracula e gli amori con le donne hanno scandito il tempo della mia vita. Ecco intanto la storia di questi racconti. INTRODUZIONE Questo è un libro fondamentale per conoscere la storia della mitica Collana: I RACCONTI DI DRACULA. Il libro è dedicato a tutti gli appassionati e cultori dei Racconti di Dracula. Ho dedicato la vita ai Racconti di Dracula e dopo 40 ani di ricerche sono riuscito a raccogliere e catalogare il materiale rarissimo sugli scrittori, le opere, le rarità, i disegnatori, le curiosità, i titoli, le trame, eccetera. Questa collana era specializzata in thrilling, suspense, mistero, terrore, giallo, soprannaturale. Gli autori e i disegnatori della collana Racconti di Dracula erano gli stessi che, con differenti pseudonimi, scrivevano nelle collane: I Narratori Americani del Brivido; I Gialli dello Schedario FBI; Prima Linea; Criminal Division. Paragonata alla mitica Weird Tales, la collana Racconti di Dracula è frutto di un gruppo di Autori eccezionali e di circostanze favorevoli negli irripetibili anni ’60. INDICE Introduzione PARTE PRIMA Io e i Racconti di Dracula La scoperta dei libri I mitici anni 60 PARTE SECONDA La ricerca Scrittori Disegnatori Le lettere degli Autori Testimonianze dei Lettori PARTE TERZA Trame dei capolavori Elenco dei titoli Dracula in Francia Ricordi di libri e di donne Conclusione Parte Prima Per molti anni ho contattato professori, studiosi e bibliofili pregandoli di leggere I Racconti di Dracula. Ho messo in luce il valore di molte di queste Opere e la necessità di salvarle dall’oblio. Intendevo trovare qualcuno più autorevole di me che avesse la possibilità di diffondere, alle nuove generazioni, I Racconti di Dracula. Purtroppo nessuno ha risposto al mio appello; così questo compito l’ho intrapreso io. Da quel momento la mia vita si è indissolubilmente legata ai Racconti di Dracula. Ma andiamo con ordine. Ecco come e dove si è svolta la mia storia. LA SCOPERTA DEI LIBRI Il 24 Gennaio 1960 comprai all’edicola di Angelo Marangoni il Nembo Kid N° 197 Il Fantasma di Luisa Lane. Nel luglio 1962 abbandonai Topolino per leggere Tipitì. Le puntate Il Mistero dell’Auto Sommersa col detective Gil Giordan erano davvero emozionanti. Dopo queste premesse arrivo adesso alla parte più importante della mia vita. Con un anno di ritardo arrivò nel mio paese il film Dracula il Vampiro di Fisher. Con grande dispiacere non potei vederlo perché era vietato ai minori di 16 anni. Nell’edicola di Angelo per la prima volta vidi un Racconto di Dracula intitolato La Vecchia Poltrona di Max Dave. Non osai comprarlo per due motivi: paura che mio padre lo stracciasse; non avevo 150 Lire. Negli anni 60 sono stati prodotti ottimi film di genere soprannaturale. Sfuggendo ai divieti di genitori, preti e insegnanti sono riuscito a vederne alcuni: Danza Macabra di Margheriti. I Vampiri di Freda. Il pozzo e il pendolo di Corman. Gli amanti dell’oltretomba. Un angelo per Satana. Le cinque chiavi del terrore. I racconti del terrore di Corman. I miei attori preferiti erano Vincent Price, Cristofer Lee, Peter Cushing e la divina Barbara Steele. Nel mese agosto 1962 andai a Sottomarina con mia nonna Maria. Alloggiammo all'albergo Nettuno per tutto il mese. Qui comprai il primo libro della mia vita: Urania 288 Il Vento dal Nulla di J. Jim Ballard. Dopo averlo letto in spiaggia ne comprai altri due: Strisciava sulla Sabbia e Il Lichene Cinese. La fantascienza mi piaceva però sentivo che non era questo il mio genere. Un pomeriggio in una edicola a Chioggia comprai il mensile I Racconti del Terrore N°3 Sansoni Editore. La copertina rossa e nera raffigurava una donna in bikini insieme a uno scheletro. Lessi il libro in albergo: era strabiliante e meraviglioso. Conteneva i racconti: Tè Verde di Le Fanu; La Zampa di Scimmia di Jacobs; I Topi nel Muro di Lovecraft. Quando tornai a casa dopo le vacanze, all’edicola di Angelo Marangoni comprai i due numeri arretrati. Nel novembre 1962 Vito mi comprò a Legnago il n° 6. Ricordo che aspettai il suo arrivo alla stazione. Per terra c'era la neve e Luciano che passava di lì vide il libro e criticò quel genere di letture; così abbandonai questo amico. Nel gennaio 1963 uscì il N° 8, l’ultimo. La collana comprendeva gli ottimi racconti: Fischia e Verrò da Te di M.R. James; La Casa del Giudice di Stoker; La Cuccetta Superiore di Crawford; L'uomo di Porroh di Well; Confessione di Blackwood; Sapendo Quello che So Ora di Perowne; Manrheim di Stevenson; La Notte dei Pipistrelli di Oberto Marrana; Il Terzo Occhio di Satanael di Dorothy St. Cross; Le Mani di Ottermole di Burke; Il Sale della Strega di O. Crevit; L’Elemento Q4 di Earl; Il Vecchio Amico Jarry di C. Arnold; Lo Zolfanello di Woolrich; Pollock e l’uomo di Porroh di H. G. Wells. eccetera. Nel settembre 1962 feci un sogno profetico: sognai che avevo tantissimi Racconti di Dracula davanti a me ed ero felice. Il giorno dopo andai all'edicola di Angelo e comprai tre Racconti di Dracula, provenienti dalle rese: Uomini Pipistrello di Morton Sidney. Vincolo Macabro di Harry Small. Il Fu mr. Washington di Max Dave. Lessi quei libri a letto, di notte e li trovai meravigliosi; avrebbero cambiato la mia vita; finalmente avevo trovato quello che cercavo! Nell’ottobre 1962 comprai il primo numero di Diabolik. Non mi piacque e lo gettai via. Adesso so di aver buttato via una piccola fortuna! Continuai a leggere anche gli Urania: all’edicola della stazione di Legnago comprai: Il Lastrico dell’Inferno. Gli Strani Suicidi di Bartlesville. Alle bancarelle in Piazza Erbe a Verona presi: Mai Toccato da Mani Umane. Gli Orrori di Omega. Questo è un Gizmo. I testimoni di Joenes. Tutti molto belli. Ma l’ambientazione mi piaceva poco: le grandi metropoli, i laboratori, le astronavi. Io preferivo i vecchi castelli, le ville abbandonate, i paesi nebbiosi e tetri. Negli anni 60 esisteva ancora l’index Librorum Prohibitorum appeso alle porte delle chiese. I Racconti di Dracula i KKK e molti Gialli erano nell’elenco dei libri proibiti! Gennaio 1963. Tutti i giovedì pomeriggio andavo a Verona in treno per comprare i ricambi a mio padre. (I treni allora avevano sedili in legno che mi piacevano tanto). A piedi andai a comprare valvole e condensatori alla Televisradio; poi andai alla Standa vecchia in via Cappello a comprare cibi da portare a casa. Poi in piazza Erbe alle bancarelle dei libri usati. Lì trovai due Racconti di Dracula: La Legge dell'Aldilà un capolavoro di Max Dave e un altro di cui non ricordo il titolo. Sempre a piedi raggiunsi la stazione e presi il treno delle 18,30. Il treno aveva l'interno in legno lucido; fuori era buio e per terra c'era la neve. Quando arrivai a Bovolone provai a nascondere i due libri. Li misi sotto la maglia ma si vedevano, provai dentro ai pantaloni ma sfuggivano da sotto. (Ricordo che c'era la miseria e io ero vestito poveramente). Sapevo che mio padre mi stava aspettando alla stazione e mi avrebbe sicuramente stracciato i libri. Allora mi spaventai. Aprii il finestrino e buttai fuori i due libri. La domenica dopo presi il treno delle 13,30 e scesi a Bovolone. Poi mi incamminai lungo la ferrovia alla ricerca dei miei libri. Li trovai a metà strada fra Bovolone e Cerea. Erano adagiati sulla neve ghiacciata, non erano rovinati e nemmeno bagnati. Camminai fino a Cerea, un percorso di 11 Km, in 3 ore. Arrivai a casa stanco ma felice e la stessa sera mi portai il libro a letto per leggerlo. A letto lessi l’affascinante La Valle dei Cento Morti. Le Piccole Gocce. L’Amante Infernale. L’Impronta di Fuoco. Il Mostro di Preston che comprai all’edicola di Angelo una sera degli ultimi dell’anno. Lo Scorticato. La vecchia Poltrona che comprai alle bancarelle di Verona. Febbraio 1963. Un freddo e grigio pomeriggio andai in bici a Legnago e al chiosco in Corso Vittoria (questa edicola ora non esiste più) sullo scaffale in alto c’era: La Caccia del Diavolo di Morton Sidney. Ma avevo pochi soldi e non lo comprai. Nel marzo 1963 comprai all’edicola Angelo Marangoni l’eccezionale La Dama in Nero di Max Dave, che lessi quella notte a letto. Ricordo che raccontai la trama del libro all'amico Vito, il giorno dopo mentre andavamo in treno a Legnago. Era una domenica pomeriggio col sole ma c’era la neve per terra. In aprile lessi un altro libro splendido Il Golem di Frank Graegorius ambientato in Boemia. Conservavo tutti i Racconti di Dracula nella vetrinetta in camera da letto, nascosti dietro ai fumetti di Topolino. Se mio padre avesse trovato i libri li avrebbe distrutti. In luglio 1963 alla sagra di Cerea in Prato della Fiera arrivò un tizio magro che faceva il gioco delle tre carte. Io lo guardavo, sperando di imparare, mentre la giostra Piatto suonava le meravigliose canzoni che poi avrei riascoltato al mare. In agosto infatti andai a Sottomarina con mia nonna. Quel mese mi divertii moltissimo. Appena arrivato mi comprai ciabatte di moda allora, gialle a infradito. In spiaggia lessi Urania 311 Deserto d'Acqua di J.G. Ballard. Esploravo tutte le edicole di Sottomarina e Chioggia alla ricerca di libri. Trovai gli stupendi: L'uomo che Non Poteva Morire di Morton Sidney (La ragazza dell'edicola ebbe un brivido di paura guardando la copertina). La Vergine di Sangue di Paul Carter (all’inizio di ogni capitoli ci sono citazioni di Tucidide, Khunrath, Talete e altri). Il Tempio dell'Orrore di Morton Sidney. Satana è Donna di Paul Carter. L'Amante del Loculo Tre di Dough Steiner. I mediocri Il Destino e la Strage. L’Ospite Fantasma. Vidi i film Suspense tratto da Un Giro di Vite di Henry James e l'originale Psicosissimo con Ugo Tognazzi. I juke box suonavano senza interruzione le stupende musiche anni '60 che hanno contraddistinto un'epoca: Sapore di Sale, Abbronzatissima, 24mila Baci, L'età dell'Amore, I Capricci tuoi, Cuore, Quando Calienta il Sol, Quelli della mia Età, Guarda come Dondolo, Ballata di una Tromba, Ora sei Rimasta Sola, I watussi, Summertime, Amore Fermati.... In spiaggia conoscemmo una famiglia di Verona C'era una maestrina di nome Annamaria che mi parlava sempre di religione e insieme a lei facevo lunghe passeggiate fino alla diga o alla foce del Brenta. In spiaggia le ragazze indossavano il bikini e il ball di moda quell'estate erano il twist e l’hully gully. In albergo c'era un 40enne mingherlino che ripeteva sempre: Io mi sento giovane e così ballava con le ragazzine. C'era anche una bellissima signorina veneziana che mi faceva sognare.... Ma alla fine di agosto l'albergo si svuotò ed io di notte restavo sul poggiolo ad ascoltare il ruggito del mare e a guardare la sabbia che correva sotto i lampioni. Nel settembre 1963 al chiosco di Piazza Pravadal a Verona comprai I Cadaveri senza Morte di Harry Small. Al mio ritorno da Sottomarina leggevo i libri nel cimitero nuovo (a sinistra di quello centrale e lungo metà di quello attuale). I lavori di costruzione del cimitero erano stati sospesi da anni e dal retro io potevo entrare indisturbato. I libri avvolti nel nylon li conservavo dentro il terzultimo loculo della galleria sotterranea. Toglievo i mattoni, mettevo dentro il pacco e poi reinserivo i mattoni messi in pila. Lessi il Giallo Mondadori N° 746 Che Fine Ha fatto Baby Jane? e altri, ma il giallo puro non era il genere che amavo. Un caldo pomeriggio di settembre entrai dal retro; il terreno era invaso da un'erba ombrellifera con le sementi appiccicose. Camminavo piano, avevo i vestiti pieni di sementi, così fui visto dal guardiano che mi sgridò e mi mandò fuori. Quell'autunno abbandonai il lavoro di mio padre, che non mi piaceva, e andai a fare l'orologiaio nella bottega di mio nonno Francesco. Lavorai lì per un anno circa assieme al nonno e agli zii Amelio e Mario. Imparai ad aggiustare molte sveglie, pendoli, orologi a cucù e qualche orologio da tasca. In marzo abbandonai questo lavoro e ritornai da mio padre. Alle domeniche pomeriggio del 1963 andavo a leggere libri nel cimitero in costruzione. In ottobre poiché faceva freddo andavo a leggere dentro il casotto che era un deposito dei marmi nuovi. Ricordo un pomeriggio di ottobre quando lessi accanto al finestrino il suggestivo I Sussurri delle Streghe di Frank Graegorius. C'era freddo, la luce era scarsa e con l'arrivo della sera ci vedevo sempre meno. Provavo emozioni bellissime leggendo quel libro straordinario e ispirato. Sempre dentro il casotto lessi il capolavoro di Jack Leeder Lo Squalo Bianco. In autunno arrivarono le prime sepolture e il cimitero incominciò ad essere frequentato. Una sera mentre toglievo i mattoni dal loculo per mettere via i libri, scesero delle persone dall'altro lato della galleria. Scappai via dalla finestra lasciando i libri là per terra. Aspettai con ansia che quelle persone se ne andassero poi tornai. Per fortuna non si erano accorti di nulla e i libri erano ancora là. Alla bancarella in Piazza Erbe di Verona comprai TERRORE Pen N° 4 intitolato Psiche con la bella copertina gialla e nera (i miei colori preferiti). In novembre lessi a letto il bellissimo La Luce dei Morti di Paul Carter. Mettere i libri nel loculo richiedeva un lavoro lungo perciò decisi di trovare un altro nascondiglio più pratico. Le file dei loculi erano sormontate in alto da un tetto fatto di tanti spazi triangolari. Io scalai i loculi vuoti e raggiunsi uno di questi sottotetti triangolar alto circa un metro e mezzo. Il triangolo era il 23° cioè l'ultimo poiché a quel tempo il cimitero finiva là. La scalata era difficoltosa, ma la discesa era ancora peggio. Dovevo piegarmi ad angolo, gambe in fuori e pancia sulla base di cemento. Mettevo i piedi in un loculo e mi raddrizzavo tenendo poggiate le mani sulla base del triangolo. Non c’era niente a cui aggrapparsi. Anche adesso, quando ci penso, mi sudano le mani. In quel triangolo conservavo il pacco dei libri. Da lassù c'era un'ottima vista del paese a nord e del cimitero a sud. Inoltre potevo vedere se arrivava gente da lontano; avevo la possibilità di andare via o aspettare indisturbato che se ne andassero loro. Nel triangolo portai tante volte anche gli amici Vito, Gianni e Domenico i quali apprezzarono il posto. A partire dall'inverno 1962-63 noi 4 formavamo un gruppo affiatato ed eravamo sempre insieme. In via Roè (ora via Rossini) fra la ferrovia e il fosso c'era il deposito delle traversine. Nell'autunno 1963 alle domeniche mattine anziché andare a messa io andavo in quel posto a leggere i libri. Lessi lo stupendo Le Belle e i Mostri di Paul Carter. Il mediocre Tela del Ragno. Gli originalissimi Femmine dell'Aldilà e La Femmina dell'Homuncolus di Dough Steiner. Era un posto tranquillo e bellissimo riparato dalla strada da piante di robinia, una staccionata e il fosso. Quando avevo finito nascondevo i libri avvolti nel nylon fra le traversine di legno incatramato. Un pomeriggio andai là e vidi che gli operai lavoravano fra le traversine. Alcune cataste erano a metà. Allora mi feci coraggio e chiesi a un operaio se aveva trovato i miei libri. Lui mi rispose che non aveva trovato niente, ma aggiunse che gli operai non stavano portando via le cataste di traversine ma ne stavano aggiungendo di nuove. Così corsi indietro e ritrovai i miei libri che portai via con me. Un pomeriggio di inverno 1963 proposi agli amici di andare al cimitero di notte per provare il nostro coraggio. L'idea fu accettata con grande entusiasmo. La stessa sera noi quattro raggiungemmo il cimitero. C'era buio e freddo e dalla strada si vedevano i lumi che ardevano silenziosi. Ci nascondemmo dietro ai sempreverdi per controllare se c'era qualcuno in giro; poi scalammo il muro con le lance e saltammo sulla ghiaia dall'altra parte. Girammo con tranquillità all'interno del cimitero. Sollevammo la botola dell'ossario e Vito con la pila fece luce dentro. Si vedevano ossa umane là sotto che io a prima vista scambiai per fiori secchi. In seguito tornammo tante altre volte al cimitero di notte anche con la nebbia che dava effetti suggestivi. Ci sono andato anche da solo nelle notti d'invero a passeggiare fra le lapidi. Una volta si è unito a noi un nuovo amico, Serafino che aveva una paura tremenda e ci seguiva come un cagnolino. Nel 1962 fu abbattuto il secolare Parco Nazionale Cabrini. Il parco era situato fra via Paride e via Canonica (ora via Corioli) dove adesso si trova la Banca, le scuole Olga Visentini e il cortile. Un pomeriggio di marzo io andai a vedere mentre i boscaioli segavano quei tronchi giganteschi. Le belle statue erano scomparse e rimaneva solo una spianata squallida di terreno. Dopo l'abbattimento del bosco e del muro perimetrale diventò possibile entrare negli enormi edifici abbandonati a nord est. Quegli edifici erano luoghi meravigliosi, pieni di cose strane da scoprire. C'era un grande e alto essiccatoio formato da stanzoni per essiccare il tabacco, due tettoie e una camera con la caldaia. Per mezzo di una scaletta noi ragazzi andavamo su un lungo poggiolo esterno, sotto il tetto. C'erano tante aperture per accedere al soffitto fatto di travi in cemento alle quali veniva appeso il tabacco da essiccare. In seguito questo edificio è stato ridotto per allargare via Visentini. A nord dietro la casa abbandonata del custode c'erano altri essiccatoi più vecchi con scalette in ferro, soffitti di legno e pavimenti di terra. Poi c'erano locali per il riscaldamento dove Vito si divertiva a disegnare donne nude sui muri, servendosi di un pezzo di mattone rosso. Noi quattro ci divertivamo a esplorare questi edifici abbandonati, ad arrampicarci sui sottotetti. Lassù nascondemmo, avvolte nel nylon, due foto in bianco e nero di donne nude. Una foto era di proprietà di Gianni; l'altra era mia e raffigurava una giovinetta nuda che si tiene un mantello aperto. Me la aveva venduta per 300 lire il compagno di scuola Angiolino. Una domenica fredda e grigia d’inverno io da lassù mi godevo il panorama e mi sentivo un re. Vedevo la vecchia Giuseppina (che abitava nella casetta della fabbrica di travi) mentre stendeva il bucato nel cortile. Vito mandava a prendere libri che poi mi prestava: Come Ipnotizzare. Come Sviluppare la Memoria. Judo. Cartoline Erotiche. Come Vincere la Timidezza. Come Diventare Scrittore di Grido. Come Farsi una Cultura in poco tempo. Come Conquistare le Donne. Molti erano della Biblioteca Pratica De Vecchi. Io andavo spesso dentro agli essiccatoi per leggere questi libri. Poiché i Racconti di Dracula nascosti nel triangolo del cimitero erano diventati scomodi, un tardo pomeriggio d'inverno 1963 io e Vito andammo a prenderli e li portammo nell'essiccatoio nuovo. Il pavimento in cemento delle stanze era traforato da buchi quadrati e canali che servivano per il passaggio dell'aria calda. Nascondemmo il pacco dei libri (avvolti nel nylon) in fondo a una di queste aperture. Calammo giù il pacco legato a uno spago e lo spingemmo dentro alla galleria laterale cosicché non si vedeva. Per recuperarlo bastava tirare lo spago. Novembre 1963. Di giovedì pomeriggio feci il solito viaggio a Verona. Alle bancarelle in piazza Erbe comprai il Racconto di Dracula N° 2 La tomba di Satana di Geron Brandanus. Però non potevo portarlo a casa senza rischiare che i genitori lo vedessero e lo stracciassero. Andai alle Poste dove c'erano due ragazze. Dissi a una bella ragazza lentigginosa coi capelli rossi che volevo spedirlo all'amico Vito ma non sapevo l'indirizzo. (In realtà lo sapevo ma non volevo mettere nei guai il mio amico. Vi ricordo che in quegli anni c'era un clima medievale in provincia dove tutto era proibito dalla chiesa: film, libri, feste, ballo, giochi, amore...) La ragazza mi suggerì un fermo posta e così feci. A Cerea Vito ritirò il pacco e me lo consegnò. Lessi lo stupefacente: La Tomba di Satana nella casa abbandonata del custode ex Parco Cabrini, in un gelido pomeriggio di novembre 1963, con la luce che calava sempre più. Al tardo pomeriggio non ci vedevo più e proseguii la lettura fuori, nel cortile. Trovai il libro unico, fenomenale e in seguito lo rilessi tante altre volte. Il sistema fermoposta funzionò ma non per molto. Dopo due o tre volte sorsero imprevisti. Un giorno andai a ritirare il pacchetto insieme a Vito all’ufficio postale di Cerea. L'impiegata gli chiese i documenti e lui mostrò una tessera del club di Topolino. L'impiegata disse che non poteva consegnare il pacco perché Vito era minorenne (a quei tempi si era minorenni fino a 21 anni) e la legge lo proibiva. Se voleva il pacco doveva venire accompagnato da suo padre. A niente valsero le nostre proteste. Uscimmo e io dissi addio al mio libro. Invece, lo stesso pomeriggio Vito arrivò e mi portò il pacco. Come aveva fatto? Niente di speciale: suo padre lo aveva mandato in posta per fare una raccomandata e l'impiegata gli aveva chiesto: "Allora, lo vuoi il tuo pacchetto?" Lui aveva risposto sì e lei glielo aveva consegnato. Misteri della burocrazia! Io entrai in possesso del mio libro però da quel momento non feci più pacchi fermoposta. Inverno 1963-64. Una domenica pomeriggio noi quattro eravamo nella casa abbandonata del custode Cabrini. Faceva freddo e per scaldarci abbiamo abbattuto una parete di mattoni forati. Una fredda sera Vito, per scommessa, lasciò i maglioni nell'essiccatoio, indossò il paltò sopra il torace nudo e così andò fino al bar dai preti. Io lo accompagnai e ricordo che per terra c'era la neve. Primi febbraio 1964: in quel mese al festival di S. Remo Gigliola Cinquetti aveva cantato Non ho l'età per amarti. Una domenica pomeriggio i preti avevano organizzato uno spettacolo dove le ragazze cantavano, fra l'altro, quella canzone. C'era gran freddo e un nebbione e noi quattro non avevamo i soldi per entrare. I miei amici avevano ripiegato andando a giocare a pallone nel campo vicino. Li guardavo giocare nella nebbia e intanto studiavo la situazione. Incominciai ad aggirare il teatro, ricavato da un'ala del vecchio convento abbandonato. Entrai dal portone a nord, aprii una porta chiusa con fili di ferro e sbucai in uno stanzone pieno di botti per il vino, rottami, attrezzi. Riuscii ad aprire un'altra porta e in fondo vidi raggi di luce che piovevano dall'alto. Allora andai a chiamare i miei amici. Entrammo tutti e finimmo nel sottopalco. Era un vano basso, ingombro di rottami fra polvere e ragnatele. Le tavole del palco sopra di noi erano corrose e avevano grossi buchi. Dai buchi noi vedevamo le gambe e le mutandine delle ragazze che stavano sopra a cantare. Restammo lì tutto il pomeriggio, finché una ragazza riuscì a vederci. Allora, spaventati scappammo via e andammo a casa a cenare. A partire dall’autunno 1963 volevo saperne di più sui scrittori della serie Dracula: Max Dave, Morton Sidney, Paul Carter, Frank Graegorius, Dough Steiner. Scrissi all’editrice ERP in Via Pietro da Cortona 8, la quale mi rispose: Gli scrittori della serie Dracula appartengono al secolo scorso. I nostri redattori con improba fatica rielaborano i testi adattandoli ai giorni nostri. Stupefatto e deluso scrissi nuovamente per avere l’indirizzo dell’editore inglese o per comprare i testi originali. Ricevetti la risposta che diceva: Per segreto d’ufficio non possiamo rivelare i dati da lei richiesti… Sempre più sbalordito e meravigliato in seguito scrissi al Conte di Marmorito di Torino e altri esperti, ma nessuno conosceva questi autori. Più tardi nel 1969 mi rivolsi a un distributore inglese chiedendo i dati degli autori: Stoker, Le Fanu, Blackwood, M.R.James e anche degli autori dei Racconti di Dracula. Risultato: mi spedirono fotocopie della bibliografia di Stoker e degli altri autori, ma non degli autori dei Racconti di Dracula che risultavano sconosciuti. Il mistero per ora era inestricabile. In marzo 1964 andai a Teramo in treno con zia Irma. Mia zia andò a trovare due amiche suore all’ospedale di Teramo dove alloggiammo per una settimana. In quell’occasione visitammo la casa di Gabriele Dannunzio a Pescara, i ruderi di un monastero in cima a una collina, la biblioteca di un convento di clausura e altro. Salimmo fino all’osservatorio La Specola ma non ci lasciarono entrare. Suor Silvarina diceva a mia zia: Io organizzo il lavoro in modo di avere tempo per leggere; poiché io amo leggere, leggere, leggere. Decisi di imitarla; comprai La relatività di Einstein ma non lo capii. Introduzione alla Psicanalisi di Freud e lo compresi perfettamente. Al mio ritorno da Teramo Vito mi riferì che entro quella settimana sarebbe incominciato l’abbattimento del monastero e della torre di Santa Caterina. Il prete, nemico dell’antichità, era riuscito a vincere le proteste popolari e dello storico Bresciani. Al posto del monastero si progettò di erigere un brutto edificio chiamato Casa della Gioventù e un teatro, mai costruito. Lassù sulla torre lessi il terribile e malinconico La Caccia del Diavolo di Morton Sidney. Lo Specchio Nero di Harry Small. Accanto alla finestra semicoperta dall’edera vedevo mio zio Mario che partiva col treno per Villabartolomea, tutti i giorni alla 1,30 Sulla torre lessi anche metà dello stranissimo: Assediati dal Demonio di Max Dave. Poi Vito mi aiutò a trasportare i libri nel suo rustico situato in fondo alla macelleria. Una grigia domenica pomeriggio finii di leggere Assediati dal Demonio nel rustico di Vito, un piccolo edificio a due piani utilizzato come deposito della macelleria. Abbiamo tentato di sabotare la ruspa preparata per demolire il monastero. Mettevamo fili di ferro sui poli della batteria, fino a farli fondere. Ma fu tutto inutile. Al lunedì pomeriggio andai a vedere i lavori di demolizione. Gran parte del monastero era già abbattuto. La ruspa con la pala alzata correva sulle macerie per colpire la torre che oscillava ma non cedeva. La ruspa rimbalzava indietro e ritornava più volte all’attacco. Infine quelle vecchie mura cedettero. C’era ancora un po’ di neve per terra nelle zone d’ombra. Io guardavo e piangevo. Dai lavori di scavo emersero molte ossa umane e teschi che furono raccolti in un sacco. Una sera noi quattro andammo a vederle e Gianni si portò a casa un teschio. Non potevo lasciare a lungo i libri nel rustico di Vito perché la sua famiglia stava per traslocare. Nascosi il pacco dei libri nella soffitta della casa abbandonata del custode. Appoggiavo il telaio di una finestra sotto alla botola e usandola come scala salivo su. Per rischiarare il vano usavo un accendino austriaco marca Imco Triplex Junior. Un giorno Gianni mentre saliva si ferì una gamba col vetro del telaio. Nel marzo 1964 lessi Il Cane Nero di Werner Welgren dentro la casa del custode. Nell’aprile 1964 Vito mi comprò a Verona Nostra Signora Morte di Frank Graegorius che lessi, in piedi vicino alla porta, in un essiccatoio abbandonato che chiamavo Il Tempio(in questo racconto, all’inizio di ogni capitolo ci sono brani tratti da Verlaine e anche dal Gaspar de la Nuit di Aloysius Bertrand). In quell’essiccatoio in maggio lessi La Baia dei Vikinghi di Harry Small e in luglio lo stravolgente Il Marchio del Vampiro di Werner Welgren. Nel maggio 1964 mi appassionai alla botanica; con i libri di uno studente universitario e l’aiuto di Serafino studiavo le erbe. Mi interessavano: mandragora, stramonio, giusquiamo, morella, belladonna, aconito, papavero. Serafino mi rintracciò lo stramonio nell’ex parco Cabrini e quando andò in ferie in montagna mi scrisse che là c’era la belladonna. Successivamente nel 1976 anni un raccoglitore di erbe, Sante di Solesino, mi indicò dove trovare i semi di giusquiamo. (nei negozi di cibo per gli uccelli). Lo piantai nell’orto di mia nonna e dopo potei vedere per la prima volta la pianta. Nell’agosto 1964 mandai a prendere a Roma un pacco di Racconti di Dracula. Gianni mi aveva dato il permesso di farlo arrivare a casa dei nonni, così lo feci arrivare là e poi andai a prenderlo. La casetta era in fondo via Canonica e aveva le finestre superiori piccole e gotiche. In un pomeriggio di ottobre dentro l’essiccatoio nuovo con i portici, lessi L’Anello della Strega di Harry Small. In novembre appoggiato al muro al primo piano della casa del custode, lessi il bellissimo Paura sulla Scogliera di Max Dave. Poi i KKK La Ninfa del Male. Il Peccato Oscuro. Ma questi non mi diedero grandi emozioni. All’edicola della stazione di Legnago comprai La Noia di Moravia con la bella copertina di Catherine Spaak. Lessi anche quello nella casa del custode e poi lo prestai a Gianni. Un gelido pomeriggio di domenica due ragazze entrarono dal cancelletto dell’alto muro dentro il cortile deserto della casa. Io stando vicino alla finestra del primo piano le vidi alzarsi le gonne e fare pipì. I ragazzacci incominciavano a frequentare la casa del custode e così nascosi il pacco dei libri dentro una delle tante aperture rotonde per il riscaldamento situate sul pavimento dell’essiccatoio vecchio. Calavo giù il pacco sul fondo e lo spingevo dentro il condotto perché non si vedesse. Per recuperarlo tiravo lo spago e tiravo su il pacco. Alla ricerca di più sicuri nascondigli per i libri io e Vito provammo a entrare nel vecchio canile abbandonato, senza riuscirci. Durante il mese di dicembre 1964 ero a casa da solo poiché mia mamma era all’ospedale a Legnago (ora ospizio) e mio padre era con lei. Io mangiavo da nonna e tornavo a casa per dormire e per tenere aperto il negozio. In casa faceva un freddo cane: 4 - 6 gradi centigradi. Durante la notte di natale lessi a letto La Leggenda dei Balfe di Red Schneider. Mi addormentai alle 4 del mattino, ma alle 6 arrivò mio padre e mi svegliò buttando sassi alla finestra, poiché era senza chiavi. Gli aprii poi andai a messa. Nel dicembre 1964 passando per Viale Vittoria notai per la prima volta l’edificio situato a nord dell’ex parco Cabrini. (Questo edificio esiste ancora, molto cambiato). Era un edificio lungo color bianco sporco con finestre ad arco e pinnacoli sul tetto. Una domenica pomeriggio con neve e nebbia io e Vito eravamo negli essiccatoi e studiavamo il modo di entrare là dentro. Percorremmo tutta la facciata: le finestre avevano inferriate, la porta era in ferro, i portoni pure. Ma l’ultimo portone a sinistra, quello più vicino all’abitazione, era chiuso con grossi fili di ferro. Con una pinza, presa a prestito in un cantiere di muratori, tagliammo i fili e poi scappammo via per paura che qualcuno avesse udito il rumore. Tornammo dopo alcuni minuti ed entrammo dentro. La prima precauzione fu di richiudere il portone dall’interno; poi quando guardammo vedemmo…. Il paradiso! Eravamo in uno stanzone enorme, freddo e tetro. C’erano grosse travi sotto il soffitto e portoni ad arco da dove si vedevano fughe di altri stanzoni. Felici ed emozionantissimi io e Vito saltavamo di gioia. Non avevamo mai visto un posto così grande. Ed ora era tutto nostro! Ci mettemmo a correre per visitare tutto l’immenso edificio. C’era la Bottaia, la sala con la pressa, la sala con il forno, la sala degli essiccatoi con impalcature che salivano fino al tetto. E ancora saloni e saloni. Di sopra c’erano stanzoni con grandi tavoli e pile di seggiolini, dove le donne un tempo lavoravano le foglie di tabacco. Ma in certi punti c’era anche un terzo piano che si stendeva sopra agli essiccatoi e sopra altre stanze. Scoprimmo una botola, una scaletta in ferro di servizio fra due piani, un megafono a tromba fra il piano terra e il piano superiore. Impiegammo tutto il pomeriggio per visitare l’edificio e scoprirne tutti i suoi segreti. Alla sera uscimmo dalla porta in ferro a destra. Attaccammo due spaghi al catenaccio interno; ungemmo il catenaccio perché fosse ben scorrevole; facemmo uscire uno spago dalla fessura a destra della porta e l’altro dalla fessura a sinistra. Stando all’esterno, tirando lo spago a destra il catenaccio si chiudeva; tirando lo spago a sinistra il catenaccio si apriva. Dopo aver chiuso buttavamo dentro lo spago della chiusura e nascondevamo nell’erba lo spago dell’apertura, che finiva con un filo sottile per poter essere meglio dissimulato. Battezzammo quel posto Il Regno H e diventò il nostro quartiere generale. Alcuni giorni dopo ci portammo anche Gianni e Domenico. Nei pomeriggi successivi tornammo molte volte nel regno H. Al piano superiore sui grandi tavoli con sgabelli, lessi lo splendido La Stirpe Maledetta di Morton Sidney. Un freddo e grigio pomeriggio andammo a prendere il pacco dei libri nell’essiccatoio, nascosti nel condotto quadrato per il vapore. Portammo i libri nel regno H r li nascondemmo dentro al forno, che era come una cassaforte. Poi ci dedicammo ai giochi. Mettevamo legni sotto alla pressa e li facevamo scricchiolare. Poi ci facevamo rinchiudere per pochi secondi nel forno mentre uno restava all’esterno per tirarci fuori, estraendo il carrello. Io avevo costruito una lampada ad alcool con una bottiglia e una matassa di cotone e facevamo fondere il piombo. La lampada ad alcool ci serviva anche come illuminazione di sera. Una notte io andai là da solo e attraversai tutto il lungo edificio facendo luce con la bottiglia di alcool. Il primo gennaio 1965 dormii da mia nonna poiché mamma era all’ospedale e al mattino presto col buio andai nel regno H dove mi sentivo un re. Un pomeriggio abbiamo segato l’inferriata del finestrino al terzo piano per avere una uscita sui tetti della fabbrica di travi di cemento. Dal tetto poi scendevamo a terra con una scala. Un pomeriggio io e Vito scoprimmo che il nostro regno confinava con altri locali a ovest, utilizzati come deposito di mobili. Eravamo contenti da principio. Entrammo da una botola del soffitto, ma poco dopo arrivarono persone al piano inferiore. Sentivamo anche un cane che per fortuna non poteva salire a causa dei mobili che ingombravano la scala. Noi restammo silenziosi finché quelli andarono via, poi richiudemmo per sempre quell’entrata. Tutta questa meraviglia però non poteva durare a lungo. Una domenica scoprimmo che alcuni stanzoni a ovest erano stati chiusi e occupati da una rozza officina. Per entrare dentro ci calammo dalla botola del soffitto, con una scala di fili di gomma ( le cinghie della fabbrica di conserve). Vista la situazione decidemmo di rinunciare a quegli stanzoni e barricare bene il portone interno che comunicava con il resto dell’edificio. Noi saremmo così restati nei locali a est. Ma fu un grave errore! Durante la settimana gli operai si accorsero che qualcuno era entrato. Così riuscirono ad aprire il portone, abbattendo la barricata. Entrarono nei nostri locali e ci portarono via tutte le nostre cose: attrezzi, pinze, scale di fili di gomma, bottiglia di alcool. Poi scoprirono il nostro ingresso della porta di ferro con i catenacci azionati dallo spago e decisero di tenderci una trappola. Un freddo lunedì pomeriggio col sole noi quattro con molta precauzione entrammo nell’essiccatoio vecchio mentre Gianni andò in avanscoperta da solo. Gianni andò alla porta del Regno H e tirò la corda del catenaccio. Fortunatamente la corda resistette poiché non era come noi la avevamo lasciata. Gianni intuì subito che qualcosa non funzionava e finse di orinare dietro un cespuglio lì vicino. Subito corsero fuori due operai con la tuta. Io, Vito e Domenico restammo nascosti e non ci videro. Gianni si giustificò dicendo che lui era venuto lì per orinare e niente altro. Gli operai erano grandi e grossi, arrabbiati e minacciosi. Ma Gianni dopo molte chiacchiere riuscì a convincerli che si trovava lì solo per orinare e non sapeva niente della porta e dell’apertura con gli spaghi. Lo lasciarono andare ma passò un brutto spavento. Gianni venne subito da noi a raccontarmi l’accaduto e allora progettammo di recuperare i libri. La domenica seguente, fredda e nebbiosa, con la scala salimmo sul tetto della fabbrica di travi e raggiungemmo il finestrino del Regno H. Aver segato quella inferriata era stata una ottima idea perché adesso questa era l’unica entrata possibile. Rivisitammo tutto l’edificio che ormai non era più nostro. Ci sentivamo sconfitti e sconsolati. Nascondemmo i libri su una tavola in alto, nell’impalcatura per il tabacco. I libri potevamo prenderli da sopra, attraverso uno sportello sul pavimento. Decidemmo di frequentare l’edificio solo di domenica, in assenza degli operai. Ma neanche questo durò. Dopo qualche settimana scoprimmo che il forno era stato tolto; per fortuna non c’erano più i libri dentro! Una domenica io e Vito salimmo sul tetto della fabbrica per entrare dal finestrino. Vito si tirò su ma ridiscese subito dopo. Allora volli provare a salire anche io e vidi: mancava il pavimento del terzo piano ed erano state tolte tutte le impalcature. Vedevo lo stanzone vuoto in tutta la sua altezza fino a terra. Adesso era impossibile entrare e i libri erano stati portati via. Riscendemmo amareggiati e delusi. Nel gennaio 1965 mi abbonai ai Racconti di Dracula inviando un vaglia all’editore ERP di L. 1.500 per 12 numeri. Feci l’abbonamento a nome di Vito che acconsentì a ricevere i libri nella macelleria di suo padre in via Paride. Io, nei primi giorni di ogni mese andavo vicino alla porta della macelleria e guardavo Vito che stava alla cassa. Lui mi faceva un cenno con la testa (sì o no). In caso affermativo aspettavo un poco e Vito, senza farsi vedere da suo padre, si accostava alla porta e mi consegnava il libro Nel gennaio 1965 lessi a letto l’enigmatico Terrore al Castello di Max Dave. In febbraio lessi il cupo Il Castello delle Rose Nere di Frank Graegorius. Quel febbraio fu freddissimo: 4 gradi in casa di giorno e di notte gelava la pipì nel vaso. Io ero solo perché mia mamma era all’ospedale a Nogara con papà. Lessi il divino Sudario Nuziale di Frank Graegorius comprato a metà rezzo fra le rese dell’edicola Angelo marangoni. In marzo lessi l’enigmatico La prigioniera di Roccia di Morton Sidney. Arrivò marzo 1965 e per alcuni di noi arrivò la stagione degli amori. Adesso avevamo perduto tutto: il Regno H, i libri, le foto di donne nude, gli attrezzi... Una sera tiepida vicino agli essiccatoi dove noi ci radunavamo ancora per conversare, Gianni ci raccontò di aver conosciuto una ragazza di nome Laura. Gianni ci raccontava i piccoli ma intensi avvenimenti vissuti insieme a lei. Con il passare del tempo la sua amicizia divenne più profonda. Gianni vestiva di bianco, comprò la lambretta e stava meno tempo insieme a noi. La nostra compagnia si sciolse. Gianni lasciò Laura e si fidanzò con quella che poi divenne sua moglie, Domenico andò via da Cerea; Serafino si dedicò al lavoro. Un altro grande periodo della mia vita si era concluso. I MITICI ANNI 60 E’ una strana operazione quella di scrivere una autobiografia. E’ una rivincita sul tempo che distrugge tutte le cose belle e care. Mi sembra di prendere la Vita e metterla dentro vasi di vetro, affinché non vada perduta. Negli anni 60 lavoravo nella bottega di mio padre e provvedevo a fare la spesa: compravo il pane da Federico; alla sera compravo il latte in latteria dove c’era Loretta, una ragazza bruna e magra che mi piaceva. Compravo le bottiglie di acqua minerale da una signora che chinandosi per mettere le bottiglie nelle sporte di tela, mi mostrava un po’ il bel seno. Nel 1965 molte cose erano cambiate: il vecchio monastero e la torre erano distrutti. Gli essiccatoi in via Canonica stavano per essere trasformati in condomini. Nell’ex bosco Cabrini stavano fabbricando la banca e le scuole. Nel marzo 1965 ricomprai alle bancarelle altri Racconti di Dracula per rimpiazzare quelli che avevo perduto. Nel gennaio 1965 la famiglia di Vito traslocò in una casa in via 25 Aprile, comprendente il vecchio forno del fu Federico. Con il permesso di Vito, nascosi i libri sopra le baracche in fondo al cortile, dietro il forno. Successivamente trasferii i libri dentro un cassetto vuoto per la pasta nel negozio di alimentari sempre di proprietà di Vito. Quella casa era molto pittoresca. Si entrava da un portico, c’era un cortile davanti al forno e a destra (sud) una scala con sopra il pergolato e il muro coperto di edera. L’ingresso era in cima alla scala. Io e Vito nelle domeniche pomeriggio giocavamo nel forno e negli stanzoni del magazzino. C’era caldo e file di scarafaggi sempre in cammino. In primavera appoggiammo una lunga scala dietro la finestra del cinema. Il cinema aveva una finestra sul cortile dietro il forno e stando sulla scala, a turno o tutti due insieme, vedevamo un po’ il film. Oppure entravamo da una uscita di sicurezza che in estate era protetta solo da una tenda. Così ho visto il film La Noia. Nei pomeriggi feriali io e Vito entravamo nel cortiletto pieno di canne di bambù e da lì attraverso una uscita di sicurezza entravamo nel cinema vuoto. Nel 1965 Vito si era comprato una chitarra elettrica rossa e si esercitava a suonarla nel negozio di alimentari. Suonava le canzoni dei Beatles e venivano amici per ascoltarlo fra i quali Luigino (1949 1980) grande appassionato di musica beat. In febbraio 1965 comprai alle bancarelle di Verona uno strano libro proveniente dalle rese: Emilio Rosignoli Io Credo nei Vampiri. Pagai il libro 2.000 lire e lo lasciai là. Andò a prenderlo Vito che andava a scuola a Verona tutti i giorni. Lessi quello strano libro a letto e mi entusiasmai molto. In primavera mi venne la passione per l’azzardo. All’edicola della stazione di Legnago comprai Enrico Altavilla I Giochi d’Azzardo. A Verona comprai Rossetti Magia delle Carte. Il Trucco c’è ma non si Vede. Ugo Maraldi Giochi di Azzardo. Come si Gioca a Poker. Così finalmente imparai i giochi che vedevo alle sagre: il gioco delle 3 carte, della catenina, dei bussolotti. Gli amici Vito, Gianfranco e Sandro M mi insegnarono a giocare. Giocavamo tutti i pomeriggi nell’osteria Busa, vicino al fiume Menago. Mi stancai dei Racconti di Dracula e li diedi tutti a Gianfranco perché li vendesse alle bancarelle di Verona. Poi dividemmo l’incasso (500 lire d’argento a testa). Io e Gianfranco avevamo inventato un codice nel modo di tenere le carte, per comunicarci il punteggio. Giocava chi di noi aveva il punteggio più alto e alla fine andavamo a dividerci l’incasso. Nonostante questo trucco perdevamo spesso. Gli avversari erano forti e fortunati: Paolo, Antonio, Sandro M, il barbiere e altri. Sandro M era un perfetto pokerman. Egli adoperava la sua faccia bruna per qualsiasi genere di bluff, bugia o imbroglio. Più volte, a fine partita, dopo aver sentito il punteggio dell’avversario dichiarava freddamente un punteggio più alto e abbassava le carte. L’avversario distratto non controllava bene e Sandro M si prendeva il piatto con un punteggio più basso. Una sera di primavera andammo a giocare a poker a casa di Vito in via 25 aprile. Eravamo nella cucina con un’unica finestra buia a sud sul muro pieno di edera. Giocavamo bassissimo (solo 5 lire a fiche) ed eravamo tutti amici. C’era anche Loretta, la figlia del lattaio, con suo fratello Alcide. Loretta mi piaceva e io volevo perdere al gioco in suo favore invece vincevo vergognosamente. Un colpo con un full servito scartai 4 carte e feci poker! Giocammo alla Busa fino a maggio perdendo grosse somme e alla fine ci stancammo. Io e Gianfranco andammo a fare giri in bicicletta commentando il film Goldfinger, appena visto. In aprile vinsi a poker da Sandro M e in pagamento mi feci dare Mingazzini English Grammar Vallardi e Ferrario Conversazioni Letture Inglesi APE. Così perfezionai l’inglese che avevo incominciato a imparare col corso Metodo Natura. Successivamente lessi molte altre grammatiche fatte arrivare da Londra poiché questa lingua mi piaceva per la sua grammatica sobria e razionale. Decisi di imparare l’inglese per poter leggere gli originali dei Racconti di Dracula dei testi italiani esauriti. Ritornai ai Racconti di Dracula. In aprile nella sala d’aspetto della stazione, lessi Pericle Vander Vampyr Mostro di Sangue . In maggio lessi lo strano: Kevin Mc Hynes Il Canto degli Annegati. Nel 1965 io e Vito compravamo riviste erotiche francesi o tedesche di donne nude da un amico. Noi le guardavamo con grande interesse e poi le rivendevamo ad altri. Nascondevamo i libretti dentro i mattoni forati di un muro lungo il fiume Menago. Un giorno il libretto mi cadde in fondo al buco e Vito con un bastone riuscì a recuperarlo. In aprile 1965 Roberto mi portò a casa di un suo amico per vedere una moneta d’oro messicana. Così conobbi Piergianni e fu una folgorazione. Abitava in una casetta in via Libertà insieme ai genitori un fratello e due sorelle. Piergianni era un genio, magro e serio. Mi mostrò la moneta, poi da una valigia tirò fuori una pistola, sigari, whisky… Era appassionato di Occultismo e Letteratura Nera e aveva alcuni Racconti di Dracula. Da quel momento diventammo molto amici e mi tornò la vecchia passione per l’occultismo. Gli vendetti Io Credo ai Vampiri che tenevo nascosto lungo la ferrovia in via Colombare. In aprile, maggio giugno, dalle 13 alle 14 quando il negozio di mio padre era chiuso, andavo a casa sua a leggere libri: Lo Spiritismo. La Magia. La Metapsichica. La Morte delle Edizioni Mediterranee. Parlavamo di Occultismo, Racconti di Dracula. E parlavamo anche di ragazze, di Luisa una sua compagna di scuola che lui adorava disperatamente. Piergianni mandò a prendere molti Racconti di Dracula che leggevamo nelle domeniche di giugno nella saletta di casa sua. Alla sera lui si cambiava e andava a fare il cameriere in un bar. Un pomeriggio Piergianni mi presentò un suo amico bruno: Renato. Un pomeriggio io, Piergianni e Renato facemmo una gita lungo il fiume Nichesola; mentre loro due facevano il bagno io lessi Droghe e Tranquillanti Edizioni Mediteranee. Un giorno Piergianni mi indicò Luisa e subito mi innamorai di lei. Quella ragazza vestiva sempre di giallo e nero, oppure tutto in nero, che erano i miei colori preferiti. La guardavo passare in bicicletta, la spiavo davanti alla sua fattoria e trascorsi notti insonni pensando a lei. In luglio la abbordai e le prestai dei libri perché amava leggere. Luisa aveva molti corteggiatori e in autunno si sposò e si trasferì in città . Tutte le volte che mi sono innamorato (e sono state molte volte nella mia vita) ho provato ansia, sfinimento, nausea, nervosismo, batticuore, sudorazione e brividi di freddo. Mangiavo poco e non riuscivo più a dormire. L’amore è stato sempre per me come una malattia. Nel maggio 1965 decisi di fare una vita come gli altri, così tutte le domeniche andavo al bar, fumavo sigarette, guardavo giocare a biliardo, ascoltavo il juke box. Quella vita mi annoiava terribilmente ma mi ero imposto di farla per sentirmi come gli altri miei amici. In giugno Piergianni mi prestò: Il Libro dei Misteri e delle Potenze Ignote editore Hoepli che riaccese la mia passione per l’occultismo. In cambi gli diedi la mia collezione di teschietti, un pendolino da radioestesista che mi aveva dato l’amica Daniela e altro ancora. Piergianni mi aveva accennato che un giorno sarebbe partito da Cerea, ma sembrava una possibilità remota. Invece, la prima domenica di luglio 1965, giorno di sagra, andai da lui e trovai la casa semivuota. Stavano per partire per Conegliano Veneto. Ricordo che uscendo da casa sua trovai in strada un gettone della giostra e andai sull’autoscontro Piatto in Prato della Fiera. Piergianni andò via portando con sé il libro e tutto il materiale che gli avevo dato. Dopo la sua partenza ci scrivevamo con assiduità e ci telefonavamo al telefono pubblico. Un giorno mi spedì il bellissimo: Dieci Bare e un Sepolcro di Art Mitchell, che lessi a letto e poi rispedii mezzo posta. Negli anni successivi Piergianni venne a trovarmi. Nel maggio 1976 con la Fiat 500 andai a Conegliano e lui mi ospitò due giorni. Gli chiesi il mio pendolino ma lo aveva perduto. Insieme visitammo un cimitero ebraico sulla collina, il castello di Susegana. In quel mese ci fu il terribile terremoto del 1976. Successivamente Piergianni si trasferì in Germania. Nel luglio 1965 andai in bici alla Palesella, a casa di Renato, l’amico di Piergianni. Renato abitava in una vecchia casa contadina con ingresso ad arco, portico, fienile e un campo. In quel vecchio portico sotto il fienile lessi Una Fossa Bianca di Luna di Frank Graegorius. Faceva molto caldo e si sentivano le mosche che ronzavano nel silenzio. Il mio nuovo luogo di lettura per quell’estate era il sentierino che costeggia a sinistra il fiume Fossa e a destra la ferrovia fino all’ex passaggio a livello di via Colombare. In un punto c’è ancora la grande buca prodotta da una bomba durante la guerra. Io percorrevo questo sentiero e mi fermavo a metà, sul sellino della bici per leggere all’ombra di robinie e sambuchi. In estate le traversine che si dilatavano al calore del sole davano colpi secchi come spari che mi facevano sussultare. In agosto lessi l’originale Terrore nel Plenilunio di Benjamin Mannerheim. Lessi anche molti Pocket Longanesi che compravo all’edicola a Legnago: Foeminae; Il Riposo del Guerriero; Psicologia dell’Amore; Psicologia del Sesso; Sesso e Amore; Una Voglia Matta; Quando Una si Abbandona; Conoscere l’Amore; Fisiologia del Sesso; Il Vero Psichiatra. Storia dei Costumi Sessuali di Lewinson. Amore e Lussuria di Reik. In settembre lessi La Villa degli Incubi di Harry Small. In ottobre La Figlia del Diavolo di Red Schneider. In novembre lessi il possente Organo dei Morti uno degli ultimi capolavori di Frank Graegorius. Era un pomeriggio grigio e freddo, tirava un vento gelido di tramontana che annunciava neve. Io stavo seduto sulla bici, appoggiato alla barriera delle ferrovia, e leggevo provando sensazioni meravigliose. Passò di lì un coetaneo che conoscevo appena e mi rimproverò per quelle letture. E in dicembre lessi a letto Il Destino dei Takett di Red Schneider Nel gennaio 1966 non fu più possibile nascondere i libri da Vito. E inoltre non fu possibile utilizzare il suo recapito per il mio abbonamento. Convinsi Vito regalandogli 1000 Lire. Il nuovo recapito dell’abbonamento era la polleria del fratello Ezio, dove ogni mese io andavo a ritirare il libro. Vito si dedicò con successo a suonare la chitarra in un complesso chiamato Le Rocce. Ora ci vedevamo sempre meno. Le nostre avventure erano finite. Nel 1966 iniziò la lenta ma inesorabile decadenza della collana. Il primo libro che arrivò in gennaio fu il bel I Sosia dell’Inferno di Max Dave, di genere orrore-fantascienza, che lessi a letto in una notte. In febbraio arrivò il mediocre La Trappola del Diavolo di Cristopher Bennet. I libri li nascosi nel tombino sul fiume Menago di via Peagni, fra le due cabine elettriche. Misi una tavola di legno a metà del tombino e sopra vi deposi i libri nel nylon. Sotto vi scorreva l’acqua e i libri erano all’asciutto. Un giorno sentii un sibilo forte come una fuga di gas e mi trovai davanti a una biscia. Questo fu l’ultimo nascondiglio; in seguito tenni i libri in casa, adottando qualche precauzione: toglievo le copertine più scabrose, incartavo i libri, li mescolavo fra quelli di scuola. In marzo 1966 nel sentierino lungo la ferrovia lessi il mediocre L’Uomo dell’Aldilà di Max Dave di genere orrore-fantascienza. In aprile lessi Una Diabolica Storia di Paul Carter, abbastanza bello, con citazioni sulla sessualità di Weininger, Loewenfeld e altri. Lessi un numero arretrato La Bestia di Harry Small. E un altro lo lessi in via Carote Sammy la Strega di Max Dave. Nell’aprile 1966 sulla rivista di mio padre Costruire Diverte lessi l’annuncio di Loris da Fano che diceva Attenzione prego vendo varie enciclopedie e Racconti di Dracula. Scrissi a Loris, feci amicizia e comprai tutti i vecchi Racconti di Dracula. In maggio, dietro al monticello del Tiro a Segno abbandonato, lessi lo stupendo e malinconico Il Fiume di Sangue di Red Schneider. Come unico compagno avevo un vecchietto che zappava la polenta in lontananza. Poi rilessi molti altri Racconti di Dracula il capolavoro di Max Dave La Legge dell’Aldilà. Rilessi il sublime Sudario Nuziale di Frank Graegorius. Mentre leggevo questo libro provavo emozioni bellissime e pensai: Dedicherò la vita a far provare agli altri le emozioni e i piaceri che questo scrittore fa provare a me. In seguito Loris mi vendette per 500 Lire il numero 1 dei Racconti di Dracula (non la ristampa). Il mitico Uccidono i Morti? di Max Dave. Dietro al monticello del Tiro a Segno lessi anche molti libri di sessuologia, erotismo, droghe: editore Capitol ABC dell’Amore; L’Arte di Amare; Vita Sessuale. Editore Zibetti L’Erotismo; Così si Eterna l’Amore; Sesso e Femminilità. Editore De Vecchi Vita Sessuale Prematrimoniale; Procreazione Cosciente. Edizioni Nettuno I Segreti del’Amante Perfetto. Eccetera. Un pomeriggio, camminando lungo un fosso udii un unico forte battito d’ali provenire dal fogliame. Mi fermai ma tutto era silenzio. Mi incamminai e il rumore si ripeté. Allora spostai le fronde a galleria sopra il fosso e vidi che dall’alto pendeva un uccello, morto, imprigionato nei viticci. Un poco alla volta liberai l’uccello inanimato, per poterlo osservare meglio, ma quando fu libero prese il volo e andò via. Era una civetta molto intelligente; per due volte aveva richiamato la mia attenzione, poi si era finta morta e infine aveva ripreso la sua libertà. Risposi a un annuncio su Cosmo Informatore e comprai da Filippo da Palermo altri rari ed esauriti Racconti di Dracula. Lessi finalmente: Abisso Maledetto di Max Dave. Il Demonio è tra Noi di Max Dave. Il Nomade del Sogno di Joseph Britt. Il mediocre L’Ombra di Kris Lecleric. Hubert lo Squartatore di Morton Sidney. In maggio il nuovo amico Renato di Palesella mi presentò due suoi amici: Fiammetto, che viveva in una casa vicino a un vecchio ex convento; e Giorgio. A quel tempo Palesella era un villaggio molto suggestivo con vecchie case, un’osteria con pergolato, molti alberi, un vespasiano, una pompa per l’acqua e una chiesetta. Un pomeriggio Renato mi guidò in via Capersa, fino alla casa abbandonata del pastore, dove io progettavo di usarla come nascondiglio per i libri. Ma non riuscimmo a raggiungerla. Aveva piovuto e le bici affondavano sempre più nel terreno. In giugno uscì il bel Ululato del Lupo Mannaro di Frank Graegorius che lessi all’ombra dei salici nei campi fra via Roè e via Cabianca. Il 1966 è stato per me l’anno dell’amore. Ho notato che il numero 6 è il mio numero fortunato e il 9 quello sfortunato. In giugno di quell’anno al campo dei preti conobbi Piero. Questo ragazzo mi era simpatico perché vestiva di giallo e nero, i miei colori preferiti, inoltre non era timido come me e volevo imitarlo. Facemmo amicizia e alla sagra di luglio incominciammo a giocare alla roulette. In quel periodo i giochi d’azzardo non erano proibiti alle sagre. Giocammo ai dadi al tavolo di Severino, un biscazziere di Castagnaro. Alla terza domenica di luglio andammo in bici a Isola della Scala per giocare d’azzardo. Perdetti 1000 lire alla roulette e 1000 Lire ai dadi. La quarta domenica andammo in bici a Castagnaro per giocare ancora, ma mancava il banco della roulette. Incominciammo a corteggiare le ragazze, ma senza fortuna. Una tipa villana ci disse di andare a morire ammazzati. Ho ricordi bellissimi di avventure con Piero. Di pomeriggio e sera andavamo in bici a caccia di ragazze. Conoscemmo due sorelle di Legnago in tandem. Una ragazza bionda, Antonella, che veniva a passare le vacanze dai parenti a Porto. Alla prima domenica di Agosto siamo andati in bici alla sagra di San Lorenzo a Minerbe, ma mancava il banco della roulette. Le giostre suonavano Girl dei Beatles; Michelle dei Beatles; Paint it black dei Rolling stones. C’erano i capelloni, le camice a fiori, le minigonne, le medaglie con la scritta: Fate l’amore non la guerra. Nel viale della stazione vidi per la prima volta una ragazza bellissima, con i capelli lunghi e lisci. Di colpo mi innamorai di lei. Io la salutai, lei mi salutò e quella ragazza entrò per sempre nella mia vita. Lei è stato il mio più grande amore! La storia d’amore che ho vissuto con lei mi ha ispirato una raccolta di poesie: Notturne Carezze. Un racconto Sortilegio. In settimana Piero emigrò in Germania con la famiglia, per lavoro. Mi scriveva, mi spediva foto di belle tedesche, cartoline. Una volta all’anno tornava in Italia. Così perdetti anche questo amico. Tornai molte altre volte a Minerbe, paese affascinante; conobbi altre ragazze: Nadia, Annamaria, Rita. Vidi altre sagre: Roverchiara in settembre, Vigo in Ottobre. Gli altri Racconti di Dracula mediocri del 1966 sono Il Pozzo dell’Inferno di Frank Graegorius. Il Gatto Nero di Max Dave. La Quercia dell’Orrore di Frank Graegorius. Arrivò il 1967. In marzo andai in autostop alla sagra di San Giuseppe a Minerbe. Fu un’altra domenica indimenticabile. C’erano tantissimi giovani nella piazza e nel viale dei tigli; ragazze in minigonna, in shorts, hippy con capelli lunghi, camicie a fiori e medaglie. Le giostre suonavano musiche dei Beatles e altri complessi italiani. Incontrai le mie amiche e ne conobbi di nuove. Conobbi Claudio da Begosso che alla sera mi portò a Legnago in moto. Quel mese lessi il bel La Mummia Nuda di Red Schneider. Alla seconda domenica di maggio andai alla sagra di Bevilacqua dove trascorsi il pomeriggio insieme a Mariarosa. Il giorno dopo partii in autostop deciso a raggiungere Londra. Sostai una settimana all’ostello di Como; in una vecchia libreria comprai molti KKK. Poi presi il treno per Londra, ma arrivato a Valencennes mi sentii male, scesi e alla sera tornai indietro. Dal 1966 fino al 1969 lessi molti libri: le collane Olimpo Nero della Sugar con Poe, Masoch, Lovecraft. La collana Pesanervi Bompini con Maturin, Lewis e Meyrink, il mio preferito con Il Golem; successivamente recuperai gli altri romanzi pubblicati dalla editrice Bocca. Lessi lo stimolante Universo Proibito di Leo Talomonti. Il Tesoro delle scienze Occulte di Grillot De Givry. A casa di Renato feci arrivare Lo Specchio della Magia di Seligman e La Psicopatia Sessuale di Krafft Ebing. Alle librerie a Verona (Cortina, alla Campane, alla stazione) comprai Guida all’Occultismo di Tondriau. La Magia di Bouisson. L’Uomo e i suoi Dei di Sierksma. Guida ai Fantasmi Inglesi di Halifax. Il Libro della Mano di Hamlyn. Il Mattino dei Maghi di Pauwels e Bergier. Da un privato comprai i libri della Editrice Luce e Ombra con De Boni, Bozzano, Fedi, eccetera. L’amico Domenico mi procurò a metà prezzo: Horror Sugar. A Verona alla libreria di Marisa, una sera comprai Storie di Fantasmi di Fruttero e Lucentini. Con questo libro conobbi il Conte Roberto Radicati di Torino, che diventò mio maestro e amico. Un Secolo di Terrore di Tasso. I Vampiri tra Noi di Vadim. La bellissima collana della vecchia BUR (i libretti grigi). I libri della Editrice Atanor Elifas Levi, Papus, Pelada, Lullo, Kaiti... Arcana Sugar. Le antologie inglesi: Best Ghost Stories by Lady Cinthia Asquiht. Best Horror Stories by Herbert Van Thal. 1968. In inverno facevo il gioco delle tre carte al bar dei preti. In febbraio sono andato a farlo al bar di Via Ungheria a Minerbe. Il juke Box suonava Cuore Matto della Caselli. In marzo facevo la raccolta del tarassaco nei campi di fronte alla villa della Marchesa. Durante le pause leggevo Marchese De Sade La Filosofia nel Boudoir nella Edizioni del Libro Raro di Lugano. Alla terza domenica andai alla sagra di Minerbe. Le giostre suonavano Che Freddo Fa di Nada. Io guardavo la ragazza che amavo ma che non voleva stare con me. Quell’estate alternavo letture a sagre. Avevo applicato un motorino Mosquito 38 alla bici e con questo mi spostavo nei paesi limitrofi. In giugno lessi a letto La Campana di Satana di Frank Graegorius. La stradina rossa era così chiamata perché per farla avevano usato una terra rossa, scarto della pirite bruciata nella fabbrica perfosfati. Era un sentiero molto suggestivo e sinuoso che partiva da via Cabianca e si snodava fra cespugli di rosa selvatica e more di rovo fino a via Tencarol. La strada rossa è stata la camera da letto di molte coppie di fidanzati che venivano in quel posto per amoreggiare. In luglio lessi sotto un platano il bel Fiore Carne di Max Dave. Poi lessi Piaceri e Crudeltà Storiche che tenevo nascosto dentro un fosso. In agosto lessi a letto La Mantide Religiosa di Harry Small. In novembre Il Ponte della Strega di Red Schneider. Con Dracula Anno 2000 del dicembre 1968, finiva la Prima Serie, costa gialla (eccetto gli ultimi 3) dei Racconti di Dracula. Nel gennaio 1969 cominciò la seconda serie, partendo da 001: libretti con dorso bianco e marchio editoriale nuovo e più brutto. Anche la qualità dei testi peggiorò notevolmente. Nel corso della collana sono uscite alcune ristampe della prima serie, con piccole varianti e copertine differenti, peggiorate. Nel 1969 insieme a Renato incominciò l’esplorazione della campagna e fu una esperienza strabiliante. In aprile attraversammo campi di meli in fiore per raggiungere i Colonnelli. Io Renato Fiammetto e Giorgio correvamo in motorino per i sentieri di campagna, in maggio, con sciami di lucciole che ci venivano incontro. Nelle notti di luna siamo andati sulle rive dello stagno con le rane. In ottobre abbiamo scoperto un vecchio palazzo abbandonato con comignoli a Y, pozzo con la tettoia, magazzini, stalle. All’interno ogni stanza aveva un colore differente e c’erano camini, lucernario con vetri colorati, spioncino, colombaia. Una notte io e Renato abbiamo camminato lungo via Capersa, fino alla fornace abbandonata. In cielo c’era una luna di cristallo e una umidità pesante che dava i reumatismi. In novembre esplorammo i laghi dei Colonnelli, mentre la nebbia saliva e ci faceva perdere la strada. Nel 1970 all’edicola Marangoni comprai I Fiori del Male di Baudelaire nella splendida edizione Fratelli Fabbri (traduzione Francesco di Pilla) e ne rimasi incantato. Nel febbraio 1971 l’amico Renato da Palesella, nella sua cucina mi lesse alcune poesie di Verlaine editore Guanda, facendomi così apprezzare questo grande Poeta. Nelle umide sere d’autunno del 1971 andavo in motorino Sachs Legnano a casa di Fiammetto a Palesella. Dentro una stanza del convento abbandonato, Renato ci leggeva storie del terrore vicino al camino, mentre io fumavo la pipa. L’ambiente era tetro e molto suggestivo. Dall’unica finestrella alla mia sinistra vedevo la campagna scomparire fra nebbia e oscurità. Finita la lettura mangiavamo pannocchie abbrustolite sul fuoco. Nei pomeriggi con grande emozione io e Fiammetto esploravamo la parte vecchia della casa, quella che era stata un convento. C’erano stanze buie colme di rottami, scale ripide, stanze murate accessibili da botole, sottotetti… In quella casa il tempo si era fermato e ci sembrava di camminare dentro un passato pieno di ricordi e di segreti. Nel 1972 mi tornò la passione per l’astronomia. Conobbi un vecchio astrofilo e con lui studiavo il cielo, imparai le costellazioni, guardavo i corpi celesti al telescopio. Successivamente conobbi un altro astrofilo a Porto. Una sera d’estate 1972 passando nella campagna dietro il cimitero di Cerea udii uno strano suono proveniente da dentro. Era un sibilo forte seguito da un suono gutturale: sssssgggggt. Mi arrampicai sul muro e il suono si spostò nel lato opposto del cimitero. Tornai altre volte per sentirlo e sono anche entrato dentro. Ho raccontato la storia ad alcuni amici, ma mi hanno accompagnato fin vicino al muro rifiutandosi di entrare. Alcune volte sono entrato da solo per tentare di risolvere il mistero. Ricordo una notte di agosto di ritorno in bici da Minerbe. Passando per s. Vito vidi Marte che nel cielo a est rosseggiava come una macchia di sangue. Arrivato a Cerea sono entrato nel cimitero e ho fatto un giro ascoltando il rumore che faceva rabbrividire. In seguito ho saputo dall’amico cacciatore Franco che alcuni uccelli notturni come l’allocco, emettono quel suono. Finita l’astronomia incominciai con la filosofia. Lessi la Storia della Filosofia di Bertrand Russel; poi Voltaire, Stirner, Nietzsche e molti altri. Finita la filosofia occidentale intrapresi quella orientale: Vivekanada, Ramakrishna, Maharishi, Krishnamurti, Yogananda. Arrivò la passione per la linguistica e le lingue morte: David Crystal, Lingustic. Hayakawa Language in Thought and Action.Mario Pei La Storia del Linguaggio. Vecchiotti Che Cosa Sono le Lingue del Mondo. Bausani Le Lingue Inventate. Gordon Scritture Dimenticate. Cleator Linguaggi Perduti. Le letture erano alternate a viaggi con mio cugino Renzo, a esplorazioni dei paesi, sagre, caccia alle ragazze, ricerca di personaggi eccezionali: guaritori, veggenti, cartomanti, artisti, stregoni. Nel 1974 approfondii la magia e lo spiritismo. Lessi Agrippa, Paracelso, Kremmerz, Crowley, Kardec, Ouspensky. Nel 1975 mi innamorai perdutamente di una bella ragazza di Veronella. Scrissi un’altra raccolta di poesie Variazioni d’Amore e un racconto La Ragazza del Paese Stregato. Dal 1976 fino al 1980 mi dedicai al lavoro, per costruirmi una casa con famiglia, figli, senza però riuscirci. In agosto 1981 col numero 158 si concludeva la seconda serie dei Racconti di Dracula e l’editrice cessava per sempre la sua attività. Con la chiusura dell’editrice cessarono anche le altre sue collane: Gialli dello Schedario; Gialli FBI. Nei primi anni 80 l’amico Raffaello mi prestò i Gialli dello Schedario e FBI della collezione di suo padre. Così, in ritardo scoprii anche questi libri e incominciai a collezionarli. Li compravo ai mercatini delle pulci. Scrivo qualche titolo: Tre Notti Nude. Pistole e Rotative. Paradiso Per le Pupe. Fantasmi in Casa Sheldon. Uno Sciame di Bambole. La Rossa del Luna Park. Teatrino per Milionari. Il Sorriso Triste di un Dio. L’Angelo Sporco. Una Tigre di Sedici Anni. Gialli molto belli, con bellissime copertine. Nei mercatini dell’usato scoprii poi molti altri gialli di editori estinti, collane finite dopo soli pochi numeri, ma con testi molto belli. Ne scrivo qualcuno: GIALLI NOTTURNI GIALLI DEL TESCHIO. GIALLI DEL POZZO. GIALLI DELLA CIVETTA. GIALLI DELL’OLTRETOMBA. GIALLI DEL FANTASMA. GIALLI DELLA CANDELA. GIALLI DEL QUARTO DI LUNA. GIALLI PROIBITI. GIALLI DELLA NOTTE. GIALLI DEL CERCHIO ROSSO. GIALLI DELLA CHIAVE. GIALLI DELLA GATTA. GIALLI DELLA MEDUSA. GIALLI DEL DIAVOLO. GIALLI DELLA NOTTE. GIALLI DELLE ORE 23. GIALLI DELL’EROS. Eccetera. Gli anni passano portandosi via tutte le nostre cose più care. Traslochi, imprese di lavori poi falliti, fidanzamenti andati a monte, tentativi di intraprendere stili di vita che non mi erano congeniali... Tutto questo contribuì a farmi perdere molti libri che avevo faticosamente collezionato e, fra questi, I Racconti di Dracula. Nel 1975 intrapresi l’arduo compito di completare la collezione disastrata. Incominciai a fare annunci su riviste amatoriali e fanzines. Questa impresa è durata oltre dieci anni! Un mio annuncio comparve sul numero 080 del marzo 1975 dei Racconti di Dracula. Arrivarono i primi libretti, più o meno malconci. In casa allestii un piccolo laboratorio per la riparazione e il restauro. Pulivo le copertine usando un panno leggermente imbevuto di ammoniaca, per detergerle dall’unto e dalla sporcizia. Staccavo con il calore cerotti e nastri adesivi appiccicosi. Raschiavo con spugna abrasiva il mazzo delle pagine, sui tre lati (escluso il dorso) tenendo ben stretto il libro. Staccavo il dorso e lo incollavo con colla vinilica nuova. Se c’erano strappi su una pagina: mettevo fogli di carta, prima e dopo la pagina rotta, per proteggerla. Incollavo una strisciolina di carta riso sullo strappo. Spargevo talco sopra la strisciolina per evitare che la colla in eccesso attaccasse le pagine. Raddrizzavo le pagine piegate. Coloravo con pastelli i punti delle copertine dove mancava il colore. Mettevo i libri all’aperto e poi in sacco di nylon con naftalina per ridurre l’odore di vecchi armadi dove erano stati conservati. Alla fine ne risultò una collezione splendida. Quando mi viene voglia, di giorno o di notte, sfoglio qualche libretto, ammiro le copertine, ed è come se tornassi indietro nel tempo. Attualmente, la mia biblioteca è composta da tre tipi di libri: i libri dei quali mi piace il contenuto. I libri che hanno una bella copertina. I libri di un periodo bello della mia vita; le loro date mi aiutano a ricostruire il passato e sollevano molti ricordi della mia giovinezza. Negli anni 90 l’editore Corno pubblicò due racconti con mia prefazione. Un altro racconto lo pubblicò l’editore Greco nel 2005. L’editore Fabula di Roma mise in web alcuni testi, che contengono però errori. Attualmente l’editore Studi Lovecraftiani di Pietro Guarriello sta ristampando i capolavori dei Racconti di Dracula. Su youtube ho messo alcuni brani dei Racconti, recitati da me. Altre informazioni sono reperibili nella Autobiografia di uno Scrittore Lulu.com PARTE SECONDA LA RICERCA Ritorniamo indietro nell’anno 1964. Desideravo conoscere gli scrittori dei racconti di Dracula ma in quegli anni tutto ciò che riguardava gli autori era coperto dal più rigoroso segreto. Scrissi una lettera alla editrice ERP via Pietro da Cortona 8, chiedendo notizie sugli Autori. Adoperai la macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Remington nera. Affrancai la busta con Lire 25 e aspettai la risposta. Mi risposero con questa lettera: “Gli autori della collana Dracula appartengono al secolo scorso. I nostri redattori con improba fatica rielaborano i testi adattandoli ai giorni nostri.” Scrissi di nuovo chiedendo i nomi degli Editori inglesi che avevano pubblicato questi libri. Mi risposero: “Per segreto di ufficio non possiamo dare i nomi di questi editori.” Scrissi per acquistare a qualunque prezzo gli arretrati esauriti e mi risposero: “ Possediamo 5 copie per ogni volume arretrato e questi libri vengono conservati religiosamente nel nostro archivio.” Scrissi per sollecitare identiche ristampe e mi risposero: “Le ristampe avverranno fra 20 anni e con differenti copertine. 20 anni è il periodo editoriale ideale per procedere alle ristampe. ” Questo non era lo stile dell’editore Cantarella, col quale ho intrattenuto una corrispondenza nel 1980. perciò non conosco il nome della persona che rispose alle mie lettere. Allora mi rivolsi a Londra per comprare i testi in inglese. Tramite una ditta di Milano inviai un elenco di autori inglesi insieme ai nomi degli autori della ERP. Ricevetti le fotocopie fatte a Londra con i titoli prodotti dagli autori inglesi; gli autori della ERP invece risultavano sconosciuti. Allora scrissi in USA col medesimo risultato. Successivamente scrissi più volte in Australia a Egidio Bianchi concessionario per la distribuzione in Australia. Le lettere non tornavano al mittente, ma non arrivava mai la risposta. Negli anni 70 mi rivolsi a una agenzia investigativa che mi fornì i dati desiderati. Gli scrittori erano italiani e scrivevano usando 2 o più pseudonimi. Il vero nome dell’Autore era quello del traduttore. Il titolo originale inglese era falso. Il traduttore non esisteva. Il nome del traduttore era il vero nome dell’autore. Negli anni seguenti scrissi molte lettere agli Autori. Con alcuni strinsi una grande amicizia; alcuni erano morti, altri avevano rinnegato le loro opere, altri avevano cambiato lavoro, altri ancora si erano trasferiti e rimasero misteriosi. Dopo lunghe ricerche durate 40 anni, sono riuscito a ricostruire la storia di questa Editrice e risolvere alcuni misteri riguardanti questi grandi scrittori. Nel 1955 circa, i due fratelli siciliani Cantarella arrivarono a Roma e fondarono la casa cinematografica Arethusa Film e la Casa Editrice ERP. Alcuni anni dopo un fratello morì e rimase Antonino Cantarella con l’editrice ERP Editrice Romana Periodici. Nel 1958 uscì il film DRACULA di Terence Fisher, con Cristopher Lee e Peter Cushing. Nel novembre 1959 la ERP iniziò una nuova collana intitolata: I RACCONTI DI DRACULA (mensili, 126 pagine, tascabili) dedicata ai romanzi del brivido, terrore, thrilling, mistero. MAX DAVE Pseudonimo del dottor Pino Belli Conte di Giusa della Rota. Piacenza 27 ottobre 1921 Roma 3 novembre 1968. Opere (i capolavori) La legge dell’al di là Il fu mister Washington La dama in nero Terrore al castello Uccidono i morti? Il demonio è tra noi Paura sulla scogliera Assediati dal demonio Il mostro e la carne I sosia dell’inferno La vecchia poltrona Altri pseudonimi: Cristopher Bennet, Steve Cockrane, Steen Cooper, Vivard Joe, Gorge Simon, Evan Seambury, John Markam, Ben Bartock, Patricia Collins, Edwin Stolone, Roy Kendall, Dick Mc. Kay, Jeff Concedine, Kurt Rice, Alan Curtis, Errol Robinson, ecc. Uno dei più grandi scrittori italiani del genere nero mistery supernaturale. Genio sregolato. Scrittore e regista. Ideatore dei casi più pazzeschi, di trappole diaboliche, di macabre apparizioni nei castelli o nelle brughiere della Scozia, in capolavori di narrativa a doppia soluzione, magistralmente scritti. Questo grande scrittore è stato come un fantasma per me che mi ha ossessionato per decenni: l’ho cercato in tutti i posti con tutti i mezzi, senza riuscirci perché era già morto; inoltre il suo era un nome comune e perciò le mie ricerche mi portavano ad altre persone suoi omonimi. E’ stata una ricerca affannosa e faticosa. Ma adesso forse è finita e Max Dave è un po’ meno fantasma e più uomo. Ringrazio l’amico Gino Spaziani di Roma che mi ha spedito le foto della tomba di Max Dave. Il Dott. Conte Pino Belli ha scritto oltre 100 gialli, horror, guerra, spionaggio. Non ho fatto in tempo a conoscerlo personalmente, quindi i suoi dati biografici li ho ricavati dai familiari e dagli amici. Pino Belli era figlio di un commissario ( il padre si chiamava Alberto Belli e il nonno Giuseppe Belli). Pino Belli era alto, biondo, occhi chiari. Nel 1944 circa sposò la marchesa Martinozzi Maria Teresa (morta nel 1992) ed ebbe due figli: Carlo Alberto e Rossella. Con la famiglia viveva a Roma. Poi si unì con un’altra donna dalla quale ebbe una figlia, Astride. Successivamente si unì con una tedesca. Poi andò a vivere da solo in una villetta a Lavinio. Possedeva una collezione di frecce indios. Ebbe una vita avventurosissima. Ha viaggiato moltissimo usufruendo del patrimonio di famiglia. Negli anni 50 rimase 6 mesi in Mato Grosso. Nel 1956 è stato regista del film: “Il tesoro della Sierra Dorada” girato in centro America per la Cine Mediterranea. Quando viveva a Gubbio (dove è ambientato L’OSPITE FANTASMA) si interessò alla ceramica nera chiamata bucchero e tentò di scoprirne la formula. Era ufficiale di marina. Ha lavorato alla Rai, al Totip e’ stato aiutoregista per De Laurentis nel film Il Re di Poggio Reale. Nel 1959 ha iniziato a scrivere per la ERP Editrice Romana Periodici del Barone Cantarella. Nella sua casa aveva una grande canoa e lance africane. Max Dave era un uomo meraviglioso che ispirava simpatia. Circa nel 1967, stanco delle donne, si ritirò in una casetta restaurata a Lavinio, in riva al mare. Lì ogni domenica invitava a pranzo gli amici Mario Ferrari pittore e Massimo de Massimo giornalista. Belli preparava pranzetti esotici che aveva imparato in India e altre parti del mondo. Belli bevevo molto e durante uno di questi pranzi si sentì male e vomitò sangue. Gli amici lo portarono subito all’ospedale, ma il policlinico era zeppo. Arrivarono i familiari e due mesi dopo lo scrittore morì. Aveva la cirrosi epatica ed morì per emorragia all’esofago. E’ sepolto al cimitero del Verano, nella parte nuova, vicino alla parte ebraica. Belli ha scritto molti grandi capolavori. Recentemente ho scoperto che il fratello medico legale Carlo Belli ha scritto i seguenti Racconti di Dracula, sempre con lo stesso pseudonimo Max dave: LO SCORTICATO LA VECCHIA POLTRONA IL FU MR. WASHINGTON SAMMY LA STREGA IL DESTINO E LA STRAGE IL PROFANATORE IL MOSTRO DI PRESTON LA DAMA IN NERO LA VALLE DEGLI IMPICCATI LA LEGGE DELL’ALDILA’ E per la serie Gialla: CADAVERI SCOMODI. LE TESTE MOZZATE. Alcuni libri non sono all’altezza dei capolavori poiché Belli riciclava lavori giovanili, oppure cambiava genere a un romanzo per adattarlo a un’altra collana, su esigenze dell’editore. (Vedi quanto succedeva a Mario Pinzauti). Ad esempio: IL DESTINO E LA STRAGE è un romanzo di guerra scritto per la collana Prima Linea, ma poi adattato alla collana del terrore Racconti di Dracula. IL MOSTRO DI PRESTON è un romanzo giallo adattato per la collana Racconti di Dracula. IL PROFANATORE è un giallo adattato per i Racconti di Dracula. LA VALLE DEGLI IMPICCATI è un semplice giallo. Da: LA VECCHIA POLTRONA forse è stato tratto il film LO SPETTRO di Freda. Il libro è uscito nel 1961 e il film è uscito nel 1963. L’OSPITE FANTASMA ha la stessa trama di LA BELLA ADESCATRICE (The beckoning fair one) di Oliver Onions. IL SEGRETO DI NOSTRADAMUS ripete il tema di ABISSO MALEDETTO. L’UOMO DELL’ALDILA’ è fantascienza. IL DEMONIO E’ TRA NOI forse contiene elementi biografici riguardanti l’insofferenza per il matrimonio, la separazione, l’unione con un’altra donna e le critiche dei parenti bigotti. Pino Belli aveva incominciato a scrivere storie del mistero ancora prima che nascesse la collana I Racconti di Dracula. Infatti, con lo pseudonimo Steve Cokcrane, nella collana Narratori Americani del Brivido Pino Belli scrisse:L’OMBRA CHE RIDE marzo 1958. IL VAMPIRO novembre 1958. FANTASMI IN CASA SHELDON marzo 1958. Pino Belli ha scritto anche alcuni rari racconti del terrore e di atmosfera, apparsi a puntate sui primi numeri della collana Racconti di Dracula: POKER IN 4 TROPPE CORNA IN QUESTO AFFARE SETTE STORIE DI SPIRITI E MARINAI. Ecco due suoi racconti brevi apparsi a puntate nei primi numeri: Ogni romanzo di Max Dave è raro e ricercatissimo dai collezionisti. Ma i racconti di questo grande scrittore sono addirittura introvabili. Apparso in appendice sul mensile numero 1 dei Racconti di Dracula, Prima Serie, editore ERP Dicembre 1959 (invece è Novembre 1959.) Come in ogni suo scritto, Max Dave si riconosce per originalità, tensione e stile. POKER IN QUATTRO di Pino Belli Ci trovavamo tutte le sere intorno al tavolo illu¬minato, al centro, dalla luce lattea della lampada. Essi entravano quasi senza nè salutarmi, nè rivolgermi frasi cortesi. Effettivamente non ce n'era bisogno. Noi ci vedevamo soltanto per giocare a poker e ciò durava sino al mattino all'alba, ogni notte. Non ho mai saputo i nomi dei miei compagni tranne i piccoli nomignoli che nascono intorno ai tavoli da gioco: Mano d'oro, Cip, Piatto Doppio. Se debbo dire il vero non conoscevo nemmeno bene le loro fisionomie perché, quando entravano, la stanza era già nella penombra con l'unica macchia abbaci¬nante al centro, diretta sul tavolo verde, e quando se¬devano la banda d'ombra del paralume nascondeva i loro volti sino al mento. Era consuetudine di mesi, ormai. Essi giungevano, picchiavano con moderazione alla porta ed entravano in silenzio in fila indiana: prima Piatto Doppio, grosso e tarchiato, poi lo scheletrico Cip e quindi il gobbetto Mano d'Oro. L'unico a dire qualcosa, e ciò non accadeva mai tanto spesso, era Piatto Doppio che brontolava: SERA, e si metteva a sedere al suo solito posto. Gli altri lo imitavano e solo una volta Cip disse: “Giochiamo anche la notte di Natale, bella roba.” Mano d'Oro sogghignò. Poi cominciavamo a distribuire le carte e il gioco prendeva man mano il suo ritmo e la sua tensione. Era ormai tanto tempo che giocavamo insieme che si può dire nessuno vincesse nè perdesse. Le forze erano equilibrate; ognuno sfoggiava il suo carattere di giuoco. II fumo delle sigarette, perchè tutti fumavamo in gran copia, si addensava sotto il paralume e, dopo po¬chi minuti, ci vedevamo attraverso una nebbia azzur¬rina come se fossimo immersi in un acquario. Poi all'alba Mano D'Oro diceva: giro fisso. Facevamo le ultime puntate rischiose, quindi i conti; ognuno pagava e i tre, in fila indiana, così co¬me erano entrati, se ne andavano. Piatto Doppio, dalla soglia, brontolava, senza vol¬tarsi: GIORNO. La porta si chiudeva con garbo alle loro spalle. Ma una sera non vennero. Il fatto che ciò fosse accaduto dopo tanto tempo, mi mise in subbuglio. Sa¬pevo che erano di una puntualità cronometrica e già un ritardo di dieci minuti mi doveva convincere che non sarebbero più venuti. Invece attesi tutta la notte. Prima camminai avanti e indietro nervosamente. Poi sedetti al tavolo iniziando un interminabile soli¬tario. Ogni tanto tendevo l'orecchio a spiare i rumori per le scale. Il fruscio di un gatto o il picchiare lieve del vento contro le imposte mi faceva sobbalzare e spin¬gere, ancora con maggiore tensione, i miei nervi fuori della stanza. II vento fresco dell'alba, che agitava le tende della finestra, mi spinse verso la camera da letto. Mi gettai così vestito, abbattuto da un'amarezza senza confini, sul materasso e dormii. Solo più tardi compresi perché essi non erano venuti. Il giorno prima un Pastore Battista aveva preso in affitto l’appartamento sotto al mio e, prima di entrare in casa, aveva asperso davanti al portoncino, con una breve preghiera, dell’acqua benedetta. Essi non sarebbero più venuti. I loro spiriti maledetti avrebbero vagato in altri luoghi, meno santi, alla ricerca di un tavolo di poker dove ci fosse solamente il quarto. Un altro racconto breve di Max Dave: un’altra rarità! Apparso in due puntate sui numeri 1 e 2 dei Racconti di Dracula Prima Serie, dicembre 1959 e gennaio 1960. (queste scritte sono sbagliate. Si tratta di Novembre 1959 e dicembre 1959.) Con pochi semplici elementi, questo scrittore ci fa correre brividi lungo la schiena. TROPPE CORNA IN QUESTO AFFARE di Pino Belli Terenzio era spagnolo, almeno così diceva, ed ogni qual volta mi fermava, sbarrandomi la strada all'an¬golo del Palazzo della Prefettura, si sbracciava ed agi¬tava, testa, mani e corpo, per avvalorare le sue dichia¬razioni di nazionalità. Sul principio, per quanto co¬stui intercalasse varie parole di castigliano di cui conoscevo il senso, ero convinto fosse Italiano e Abruz¬zese per giunta. Cosa facesse, di preciso non lo sapevo. Mi era comparso una sera, all'improvviso, davanti, mentre me ne tornavo a casa dopo aver lasciato l'Uf¬ficio. “Signore gradisce un corno della fortuna?” Ero sopra pensiero e mi fermai non a guardare i corni, perché questi oggetti non mi interessavano, ma con l'occhio vuoto attratto dal colore rosso. Poi mi ero riscosso ed avevo detto: “Lasciatemi in pace buon uomo” o qualcosa del genere o, forse di più brusco e stizzito. Terenzio parve colpito dal mio modo di fare e scappò via giù per il vicolo, con tale furia che mi voltai incuriosito. Così, la sera seguente, quando me lo vidi nuova¬mente di fronte all'angolo del tetro palazzo, mi fer¬mai. In un certo senso ero dispiaciuto di averlo spaventato a quel modo. Ma Terenzio, non sembrava por¬tarmi alcun rancore, anzi, man mano la mia benevo¬lenza aumentava, nel vedermelo ogni sera davanti, piovesse o nevicasse o tirasse una fredda aria da tagliar la pelle, egli diventava sempre più insistente e pe¬tulante. Non so quanti corni di varie dimensioni, persino dorati, comprai da lui. Ed ogni volta che uscivo dal mio ufficio, perché spesso facevo tardi la sera, me lo ritrovavo di fronte sempre più intraprendente ed audace. Una sera non potei fare a meno di dirgli: “Terenzio stai esagerando; non devi abusare della mia pazienza.” “E' quello che desidero signore.” “Come sarebbe a dire, Terenzio?” “Desidero che voi perdiate la pazienza.” Lo guardai e lui, con un grande sorriso, che gli allargava la faccia olivastra, mi faceva ciondolare da¬vanti agli occhi il mazzo pendulo, il grappolo, dei corni rossi. Alzai le spalle. Me ne andai con un senso di ran¬core. Poi tutto accadde qualche giorno dopo la notte della vigilia di Natale. Ero fuori di me perché il mio direttore generale, per un banale incidente di archivio, mi aveva tratte¬nuto fino a tardi ed a casa mi attendevano i miei per la cena. Terenzio era fuori. Uno spolverio di neve sottile rendeva l'aria silenziosa e attenta. “Buona sera signore.” “Vattene Terenzio, ho fretta.” Mi sbarrava il passo petulante più del solito ed agitava le braccia lunghe e nere sulla controluce del lampione. “Vattene, ho fretta.” “Avete fatto tardi signore, questa sera. Vorrei mostrarvi...” Ero fuori di me, cercai di avanzare ma lui muo¬veva le braccia come un grande fantoccio scosso da sussulti. “Ascoltate signore.” “Vattene, maledetto.” Mi fermai di colpo. Non potevo credere alla mia ira, alle mie parole. Mi volsi lentamente a Terenzio, quasi a chiedere scusa; ma lui con un beato sorriso, inchinandosi davanti a me con autentica aria da ca¬stigliano disse: “Grazie signore. Da quando mi avevate chia¬mato buon uomo, nessuno più mi voleva nel mio mondo. Secondo gli altri (e qui rise) ero diven¬tato un demonio di seconda mano, troppo onesto.Grazie signore; buon Natale.” E facendo ciondolare lungo il fianco il grappolo dei corni rossi si avviò giù per la strada e scomparve. Pino Belli, ufficiale di complemento di marina, scrisse anche alcuni libri di guerra per la collana Prima Linea, poi sospesa. Nel 1948 diresse una rivista di fantascienza. Pubblicò alla Sonzogno IL MONDO DEL SILENZIO fantascienza. Negli anni 50 pubblicò QUELLI DELLA PLANCIA editore Buon Pastore. Racconta un episodio durante la seconda guerra mondiale; ambientato su una nave da combattimento italiana, è una storia drammatica, carica di tensione e di atmosfera come solo il grande Max Dave sa dare! Lasciò alcuni inediti: VILLA SUTRI, romanzo ambientato in una casa chiusa che narra gli amori fra ragazzi che la frequentano e le prostitute. Belli fu il secondo direttore responsabile dell’editrice ERP. Giovanni Simonelli toscano fu il primo e Aldo Crudo il terzo. Ecco le memorie di Pino Belli scritte dal figlio, conte Carlo Alberto: Giuseppe Belli conte di Chiusa della Rota Nasce a Piacenza il 27 ottobre 1921 come il cognome fa intuire da una famiglia dell’antica nobiltà papalina. Vive e frequenta le scuole a Vicenza poiché dopo Piacenza il padre Alberto vi si era dovuto trasferire per il suo incarico di questore, ma la sua vita ha sempre avuto Roma come città di elezione. D’altra parte il padre e tutta la famiglia da parte di padre è di origine romane e certamente laziali. Frequenta il liceo classico e su pressioni famigliari si iscrive all’accademia navale di Livorno, cosa che in qualche maniera influenzerà tutta la sua vita successiva sia come impostazione sia per le amicizie che vi nasceranno e che lo accompagneranno per il resto della sua vita. Anche nell’austera disciplina dell’accademia riuscì a dare un segno di quello che sarebbe diventata la sua passione, scrivendo e dirigendo lo spettacolo di fine corso. Come molti altri idealisti al momento di giurare fedeltà alla Repubblica, più per una esasperata volontà di coerenza che per un ideale politico, preferì congedarsi . Successivamente con quelle operazioni ancora possibili nel periodo di confusione e riordino dell’immediato dopo guerra e grazie all’intercessione di papà Alberto diventa con il grado di tenente, comandante di compagnia mobile di Pubblica sicurezza prima a Pescara poi a Sondrio. Nel 1952 viene trasferito a Roma e presta la sua opera presso l’ufficio stampa del Ministero degli Interni. E’ in questo periodo che inventa una serie televisiva basata sul lavoro delle pattuglie della stradale che però come succede sempre precorrendo troppo i tempi non avrà alcun seguito poiché dopo le prime due puntate verrà abortita con la motivazione che non interessava a nessuno. (La serie californiana CHIP ne è una delle tipiche conseguenze) . Nel frattempo ha sempre continuato a seguire la sua grande passione, lo scrivere, e nel 1954 tronca qualsiasi rapporto con la sua carriera militare poiché un suo soggetto ambientato in Amazzonia trova un produttore che lo aiuta a mettere insieme uno staff con cui mezzo esploratore e mezzo regista realizza “Il segreto della Sierra Dorada” in un ambiente alcune volte mai esplorato prima, fra le selvagge e pericolose tribù dei Kaiapò. Fra America del sud e del nord rimarrà più di un anno lontano dall’Italia Al suo rientro in scrive vari soggetti cinematografici di vario successo e nel 1962 viene realizzato su suo soggetto, sceneggiatura e regia della seconda troupe il film “Fin che dura la tempesta” battaglia navale fra un sommergibile italiano e un caccia inglese, con James Mason, Lilli Palmer e Gabriele Ferzetti. Nel frattempo aveva cominciato a scrivere libri gialli, di guerra e del terrore per una editrice romana che pubblicava “I narratori americani del brivido”, “Prima linea” “ I Racconti di Dracula”, “I Gialli dello Schedario F.B.I.” diventandone il più prolifico collaboratore. Ci sono stati dei periodi che riusciva a dare alle stampe un romanzo ogni 10/12 giorni. Per questo motivo costretto, per non inflazionare con il suo nome le varie collane e nel contempo per dare un alone di americanismo, a proporsi con innumerevoli pseudonimi John Kalladan, Joe Vivard, Sten Cooper, Steve Cockrane, Max Dave, Pino Belli, Giuseppe Chiusa della Rota, Cristopher Bennett sono solo alcuni dei più usati. FRANK GRAEGORIUS è lo pseudonimo del dott. LIBERO SAMALE medico, psichiatra di Roma. Autore di oltre 100 romanzi di genere nero, horror, gialli e anche testi di psichiatria.. Studioso di esoterismo e magia, egli ha trasfuso le sue conoscenze nelle sue Opere migliori. Uomo dotato di grande sensibilità, ha creato capolavori di atmosfera, di sconvolgente bellezza e profondo mistero. LO SCRITTORE Frank Graegorius è una delle più alte espressioni della Letteratura Nera. Le sue Opere migliori di mistero, esoterismo e atmosfera sono state pubblicate negli anni 60 dall’Editrice ERP. I suoi Capolavori sono: I sussurri delle streghe Il golem Nostra signora morte Sudario Nuziale Il castello delle rose nere Una fossa bianca di luna L’organo dei morti L’ululato del lupo mannaro La campana di satana. In queste sue opere piene di simboli e di allucinazioni Graegorius sfiora la poesia descrivendo un orrido che è la quintessenza della bellezza. Uomo eccezionalmente colto e sensibile, possiede una prosa profonda, notturna, allusiva. E’ paragonabile ai Maestri del genere nero Algernon Blackwood e Gustav Meyrink. Graegorius è un ispirato. La sua prosa è ipnotica, fatta di descrizioni visionarie e sensazioni al limite dell’umano. Altri pseudonimi Joe Freeman, Lewis Maicolm, Martin Von Schatte, eccetera Frank Graegorius e la famiglia Il padre, Antonino Samale, è nato a Menfi, Basilicata il 14 febbraio (San Valentino) 1889. Antonino era un anarchico, libertario, non battezzato, perseguitato politico. Uomo di carattere chiuso, freddo, non espansivo ma molto buono. Aiutava i giovani ebrei e polacchi che studiavano medicina. Il padre di Antonino (nonno di Libero) si chiamava Nicola. La moglie di Antonino, Attilia di Firenze, ha conosciuto Gugliemo Marconi; repubblicana, insegnante a Parma, fece una conferenza e per punizione venne trasferita a Potenza. I fratelli di Attilia erano ingegneri e progettarono i ponti sull’Arno e a Pisa. A Potenza Attilia conosce Antonino. I due si sposano e la coppia nei primi mesi va ad abitare a Forlì. Hanno 3 figli: Sonia che nasce a Pistoia. Vera nasce a Benevento. Libero nasce a Firenze. Mamma Attilia in quel periodo leggeva Guerra e Pace di Tolstoy; apprezzò i nomi delle 2 protagoniste del romanzo, Vera e Sonia, e diede questi nomi alle sue 2 figlie. La famiglia si trasferisce ad Arezzo, poi a Bologna per permettere a Libero di frequentare l’università. Nota: il cognome Samale è raro anche nel paese di provenienza della famiglia. Non si trova nel dizionario dei cognomi italiani di De Felice. Forse è di origine araba. LE SORELLE Vera Samale va a Londra nel gennaio 1947. insegna al Queen College, poi al Westland College. Sposa un inglese e ha due figli, Lo scrittore Libero amava questi suoi nipoti come figli suoi. Egli va a Londra nel 1976 dove sua sorella fa da interprete, e poi in Scozia, in treno nel 1979. Nel 1974 il marito di Vera scappa con la segretaria e Vera si trasferisce a Roma. L’altra sorella Sonia, professoressa di filosofia, aveva un fidanzato ebreo morto in guerra. Lei abbandona l’insegnamento a causa di un forte esaurimento e viene ricoverata in clinica per malattie mentali. Dopo la guarigione abbraccia la religione e si ritira in un pensionato di suore. Al ritorno della sorella Vera, va ad abitare con lei. FRANK GRAEGORIUS alias LIBERO SAMALE l’uomo: Nasce a Firenze il 6 ottobre 1914. Muore a Roma in settembre 1985. Suonava il violino; scriveva e leggeva inglese, tedesco, arabo, ebraico. Iscritto al Grande Oriente raggiunse il 32° grado (il 33° è il massimo). Il padre lo vuole medico, anche se lui preferirebbe la Letteratura. Laureato nel 1939 o 40 a Bologna. Nel 1939 conosce Nilde, una pianista nata a Pola nel 1920 e la sposa. Durante la guerra va a fare il medico in Croazia, poi all’ospedale militare di Imola. Va a Bergantino Rovigo dove usufruisce di uno studio medico di una famiglia che ha il figlio medico richiamato. Poi a Marostica nel 1941 dove ha un figlio morto, poi a Faenza. Finita la guerra va a fare il medico della mutua a Bologna. Ma lui si sente un letterato irrequieto e geniale. Nel 1950 circa va come caporeparto nel sanatorio di Selva dei Pini per 5 anni. Risiede a Borra e poi a Pravallo. Scrive libri scientifici. Insieme a un collega inventa la Chionina, farmaco antitubercolare. Scrive un trattato su questo argomento, ma la Chionina viene superata da un nuovo farmaco inglese. Nel 1955 scrive PSICOLOGIA MEDICA pubblicato dalla Wasserman. A Selva dei Pini, lo scrittore si innamora di una paziente Irene, e fugge con lei a Roma. Nel 1958 rompe con la vecchia famiglia, segue un corso speciale di psichiatria all’università di Modena. A Roma fa il dentista prestanome per un amico, poi apre un ambulatorio di medico generico e incomincia a fare i test ai suoi pazienti. Diventa amico del prof. Emilio Servadio, famoso studioso di esoterismo, che psicanalizza Samale come si usa per diventare psichiatri. Cambia 3 volte residenza, vive con la seconda moglie e apre uno studio di psichiatra. Dal 1960 fino al 1965 Samale pubblica all’Editrice ERP i suoi romanzi migliori. Compie numerosi viaggi in Boemia, Ungheria, Cecoslovacchia dove raccoglie atmosfere, leggende, folklore che poi descriverà nelle sue Opere. FRANK GRAEGORIUS E I LIBRI Grande bibliofilo, Samale comprava molti libri. Possedeva circa 5.000 libri, rari di letteratura e soprattutto di esoterismo, occultismo e magia. I libri erano contenuti in una libreria progettata da lui stesso, fatta di assi e travi che scorrevano sui pioli. A Imola, durante la guerra, lui dormiva nella stalla insieme alla moglie. Sulla sua casa cadde una bomba. La moglie corse a recuperare il cibo e le salsicce. Lui corse a recuperare i libri, ed era buffo vedere quest’uomo che correva nella notte portando i libri sulla schiena. FRANK GRAEGORIUS E LA MORTE Lo scrittore ha un ictus nel febbraio 1984. Gli rimane storta la bocca e il braccio sinistro è paralizzato. Muore 9 mesi dopo all’ospedale Gemelli per emorragia interna; il medico dice che non ha più una goccia di sangue nelle vene. Una fine emblematica per un uomo che ha passato la vita ha scrivere storie di vampiri. E’ sepolto nel cimitero di Prima Porta a Roma. Lascia un testamento spirituale inciso su cassetta e casse di manoscritti inediti, poi andati perduti nei traslochi: poesie, romanzi, saggi, fotografie… LE LETTERE DI FRANK GRAEGORIUS Con l’amico Graegorius ho avuto una lunga corrispondenza. Tutte quelle lettere però sono andate perdute. Trascrivo qui adesso alcuni brani delle sue lettere che ricordo a memoria. Spesso guardo la foto dell’uomo che, con i suoi libri, ha cambiato la mia vita. Mi ha fatto scoprire la letteratura e mi ha fatto diventare un buon scrittore. Senza di lui i miei libri forse non esisterebbero, oppure sarebbero peggiori. Dalla sua prima lettera: Mi hanno molto stupito le sue lodi ai miei pastiches. Non era mia intenzione scrivere opere d’arte e nemmeno di buon artigianato e solo per caso, nei momenti di buona ispirazione mi è scappato dalla penna qualche brano passabile. Gli spedii il mio libro (la vecchia versione de La Ragazza del Paese Stregato; e lui commentò: “ Mi hanno divertito le mie citazioni all’inizio dei capitoli. Si ispiri più a Poe e Lovecraft che al sottoscritto. Il romanzo mi è piaciuto. C’è in esso una atmosfera sottile, arcana, misteriosa, quasi onirica. E’ un romanzo dal quale traspare una profonda tristezza. Conosco i luoghi e i villaggi che descrivi. Cosa credi? Sono stato anch’io in Veneto; a Bergantino di Rovigo a fare il medico e a Marostica (Vicenza) dove ho un figlio morto. Ma perché chiamare Pia quella ragazza? (la protagonista). Quella che aveva ucciso materialmente un uomo e moralmente un altro. Un sarcasmo in più, forse.” Gli spedii le mie 2 raccolte di poesie: Notturne Carezze e Variazioni d’Amore. Lui mi fece i complimenti con una nota: “Il sentimento è una bella cosa, ma la poesia deve essere preziosa ed evocativa; la poesia deve essere invenzione, slancio, novità, stupore…” Seguii il suo consiglio e nella primavera 1980 scrissi: Temi Surreali liriche ispirate al pittore surrealista Rene Magritte. Spedii il dattilo a Samale il quale li apprezzò molto e me li restituì commentati uno per uno. Quel dattilo lo ho spedito all’editore Einaudi che non mi ha risposto. Altri brani delle sue lettere citati a memoria: “Caro Sergio… lei è un poeta, e un poeta è come un falò che arde, illumina, riscalda e scoppietta, ma si consuma… è inevitabile.” Gli chiesi cosa ne pensava delle filosofie orientali e lui mi rispose: “Eviti le chiesuole orientali. Per avvicinarci all’Oriente è necessario conoscere il sanscrito, conoscere simbologie, usi, tradizioni orientali. Perché tanta fatica? Abbiamo di meglio qui in occidente. Io sono iscritto a una loggia massonica molto esoterica e lì mi trovo bene.” Altre volte mi scrisse: “Caro Sergio, diamoci del tu. Il lei è spagnolesco e antiquato…” “Anche io amo i cani. Ho una cagnetta alla quale sono, ahimè, anche fin troppo affezionato.” “Bisogna avere una buona dose di masochismo per fare il medico…” “Io sono stato sposato 2 volte e la prima moglie ha smesso di amarmi quando ormai le avevo dato tutto…” “…Le mie donne mi hanno amato per quello che sono. Non ho mai promesso loro una vita comoda. Come Giuseppe Garibaldi ho prospettato sofferenze, difficoltà, ostacoli e forse anche morte… ” “Un editore mi ha proposto di scrivere romanzi rosa. A me che scrivo gialli e neri, come i colori della bandiera asburgica. Via, siamo seri…” In una mia lettera io manifestai l’intenzione di smettere di scrivere a causa dell’incomprensione, e Samale mi rispose: “Perché vuoi diventare vecchio e stanco? Continua a scrivere. Scrivi per te, naturalmente… Anch’io nei momenti di sconforto guardo dentro me stesso. Guardo la fuga di colombe bianche dei miei pensieri, e scrivo…” In una lettera nella quale lo invitavo a incontrarci a Bologna, mi rispose: “Non torno mai nelle città nelle quali ho abitato perché, come Neruda, ho paura di incontrare il vuoto…” Gli chiesi che edizione aveva di Verlaine e mi rispose: “Ne ho più d’una… Ho tre edizioni…” Gli chiesi se aveva “The Magus” di Francio Barret e mi rispose: “Non posseggo Barret. Ne hanno una copia i miei amici il prof. Emilio Servadio e il pittore Ivan Mosca e tengono questo libro molto caramente, come se fosse un figlio. Ma non importa.. cosa c’è di più in Barret che non c’è già in Crowley?” Poi mi scrisse ancora: “Non scrivo più racconti dell’orrore; ne ho abbastanza di cose turpi. I libri incominciano a darmi fastidio, ne ho 5.000! ”. Alle mie insistenti lodi alle sue opere, una volta mi rispose pressappoco così: “Sì, lei mi ha compreso perfettamente e i miei lavori non sono andati sprecati. Posso affermare che un lettore l’ho avuto!”. Avevo sempre immaginato Frank Graegorius come un uomo alto, magro, bruno e col cappello. Quando mi inviò la sua foto scoprii che era completamente differente. L’ultima lettera che mi scrisse nel 1983 era manoscritta, con calligrafia grande: “Sono l’ombra di me stesso… sono paralizzato e non riesco più a stenografare… Inoltre soffro di una dolorosa micosi allo scroto…” In agosto telefonai e la moglie mi disse che Libero era morto. Adesso, guardo la foto dell’uomo che, con i suoi libri, ha cambiato la mia vita. Sergio Bissoli recita alcuni brani in video su youtube. MORTON SIDNEY Pseudonimo di Franco Prattico Napoli 1929 Roma 2012 Opere (i capolavori): La caccia del diavolo L’uomo che non poteva morire La prigioniera di roccia La stirpe maledetta Uomini pipistrello Il tempio dell’orrore Paurose leggende si animano nei tetri castelli. Antiche maledizioni dalla polvere dei secoli arrivano fino a noi portando il terrore. Altri pseudonimi Donovan Rick, Fred Gable, Danny Revack, ecc. Ha scritto circa 100 gialli, horror, thriller. Ha lavorato al quotidiano La Repubblica, Paese Sera, L’Unità. Sposato ha un figlio. Ha scritto libri scientifici: La cucina di Galileo editore Theoria. Quale energia. La tribù di Caino Cortina Editore. Dal caos alla coscienza editore Laterza. La Lampada di Aladino Di Rienzo editore. Ha scritto una fiaba: I ragazzi di settembre Editore Morano. Dopo che ha smesso di scrivere gialli si è dedicato ai temi scientifici e ha abbandonato definitivamente la letteratura. Ecco cosa mi scrive: Egregio dott. Bissoli. La ringrazio per i suoi lusinghieri giudizi e per il persistente interesse nei miei confronti. Non scrivo più quel genere di storie. Purtroppo non posso accontentarla per quanto riguarda la mia foto: non essendo un divo, non amo (anche per motivi scaramantici) fare circolare mie immagini, anche lontane nel tempo. Cordialità Franco Prattico. PAUL CARTER - KEVIN MC HYNES - WERNER WELGREN Pseudonimo di Gualberto Titta San Severo Foggia 1906 Roma 1999 Opere (i capolavori) Satana è donna Le belle e i mostri La vergine di sangue Il cane nero Il canto degli annegati Il marchio del vampiro La luce dei morti Una diabolica storia Con uno stile emotivamente teso, giù dentro la spirale della suspense, rischiarata qua e là da un umorismo da brivido e da una sensualità esasperata. Altri pseudonimi Simson Green, Ross J. Jollet, Ernie Fisher, J. J. Dawartman, ecc. Nato a San Severo il 24 ottobre 1906. Nel maggio 1934 sposò Tommasina Rossi (morta nel 1994) dalla quale ha 3 figli: Carletto morto a 17 anni per nefrite; Giulia e Annamaria. Professore. Ha scritto circa 100 gialli, guerra, spionaggio, thriller, horror. Inoltre opere teatrali, romanzi storici: Tussi. Quando le nevi si scioglieranno Delia Editore; drammi, riduzioni, poesie, fotoromanzi. E’ stato attore di teatro e attore nel film: Totò cerca casa. Ha visitato tutte le nazioni del mondo, eccetto il Giappone. Molti suoi libri sono stati tradotti in Francia presso l’Editore Bressard. Gualberto Titta è attore nei film: LA CINTURA DI CASTITA’ 1950. QUANDO DICO CHE TI AMO 1967. Nella parte del Primario dell’ospedale. Ma la voce non è sua, è stata doppiata, afferma la figlia Annamaria. I GIGANTI DELLA TESSAGLIA 1962. Girato a Procida. Titta è l’uomo con la giubba rossa, conferma la figlia. Muore il 26 febbraio 1999 ed è sepolto al Verano, Roma. Curriculum vitae redatto dalla nipote Arianna: Mio nonno Gualberto Titta nasce a San Severo, in provincia di Foggia, il 24 ottobre 1906. Frequenta regolarmente le classi della scuola elementare e quelle che l’istituzione scolastica del tempo denominava con il titolo di Scuole Tecniche. L’impegno crescente nella Compagnia d’Arte Drammatica del padre, comendator Carlo Titta, dove lavora sia come attore che come adattatore teatrale di opere letterarie e poi autore drammatico, lo costringe ad abbandonare gli studi regolari cui tuttavia supplirà con una vastissima e poliedrica formazione in campo storico- artistico- letteraria che lo scrittore acquisisce frequentando assiduamente le biblioteche pubbliche e private di tutte le piccole e grandi città d’Italia in cui hanno luogo le rappresentazioni della compagnia drammatica. Tra i ruoli più importanti che Gualbertio Titta sostenne in qualità di attore per la compagnia paterna, il cui repertorio variava dai classici antichi e moderni ad opere meno conosciute ma non meno apprezzabili di diversi autori ottocenteschi, ricordiamo il Romeo di Romeo e Giulietta e il Laerte in Amleto di Shakespeare. Come autore teatrale debutta, sempre per la compagnia paterna. Con una traduzione de I Miserabili di Victor Hugo, scritta a soli sedici anni, cui la Società degli Autori, di cui Gualberto Titta era socio dal 1926, attribuì per merito la spettanza dei diritti d’autore completi, giudicandola la miglior riduzione teatrale italiana del romanzo francese. Tra le altre riduzioni di importanti opere letterarie ricordiamo quelle dal Quo Vadis di H. Sienkiewicz e da I Misteri di Parigi di Eugene Sue. Seguirono quindi numerosi drammi originali la cui varietà soggettistica dimostra l’ampiezza e la diversità degli interessi dello scrittore. Tra queste opere ricordiamo: Rottami dramma in tre atti di ambiente marinaresco. 5 lavori del genere cappa e spada, tra cui: Il Moschettiere Azzurro Christus drammatizzazione sacra della vita di Gesù scritta nel 1928, di cui l’autore fu anche interprete principale per un certo periodo. Nel 1922 Gualberto Titta debutta come poeta con un volumetto di versi ormai praticamente introvabile e che l’autore involontariamente intitolò come una delle prime raccolte del poeta inglese Lord Byron, Ore d’Ozio, pubblicato a Gallipoli. Al 1930 risale un importante episodio della sua carriera di attore teatrale: il direttore della compagnia Nazionale Achille Vitti, che aveva organizzato una tournee per l’Italia meridionale della famosa commedia americana Il Processo di Mary Dugan, lo volle assolutamente scritturare come primo attore per interpretare il ruolo del giovane avvocato fratello del protagonista. Il successo fu immediato e indiscusso. Nel 1939 Gualberto Titta si trasferisce a Roma, dove tuttora vive con la sua famiglia. Nel decennio 1960 ha pubblicato con l’editore Cantarella una lunga serie di romanzi gialli e di guerra, variando dal genere poliziesco allo spionaggio e non tralasciando nemmeno il thriller e lo horror, tutte opere di ambientazione internazionale e pubblicate sotto pseudonimi anglofili. Molti di questi romanzi furono tradotti e pubblicati in Francia, Germania e Inghilterra, per un totale di oltre duecento titoli, grazie ad un accordo tra la casa editrice Cantarella e l’editore francese Bressard. A questi si aggiunse anche una copiosa e divertente produzione di fotoromanzi, pubblicati anch’essi in Italia e in Francia. Tra le opere più recenti e importanti ricordiamo: Quando le nevi si scioglieranno, pubblicato nel 1976 dalla casa editrice Delia di Roma: una raccolta di racconti ambientati in tutta Italia durante il biennio 1943 1945. Si tratta di un libro sull’epoca della Liberazione che celebra le storie altrimenti sconosciute di oscuri protagonisti di quel periodo. Gli eventi narrati sono realmente accaduti, solo i nomi dei protagonisti sono fittizi. Tussy, pubblicato dalla casa editrice romana Delia nel 1978, biografia romanzata dell’unica figlia di Karl Marx al cui personaggio l’autore si interessò proprio per la sua caratteristica figura femminile interessantissima e tuttavia fino ad allora ignorata proprio perché vissuta all’ombra di importanti figure maschili del suo tempo. Tra le opere in preparazione: Un Dizionario del Gergo Teatrale. Un romanzo storico che ha per sfondo una Napoli colpita dalla terribile epidemia di peste del 1629. HARRY SMALL - JACK LEEDER Pseudonimo di Mario Pinzauti Roma 1 Maggio 1930, trascorse l’infanzia in Sicilia. Anno del matrimonio 1953. morto Ottobre 2010 sepolto al cimitero Flaminio Roma. Ha un figlio Piero. Opere La valle dei cento morti Vincolo macabro Le piccole gocce Lo squalo bianco L’amante infernale L’anello della strega La villa degli incubi Le sue storie del terrore sono torbide e avvolgenti. Altri pseudonimi: Jim Reevels, Perry Landers, ecc. Ha scritto circa 100 gialli, horror, spionaggio, thriller. E’ stato introdotto alla ERP da Aldo Crudo, scrittore pure lui. E’ un appassionato di armi. Dopo la chiusura dell’editrice ERP nel 1983 è diventato perito balistico del tribunale e direttore di una scuola di tiro. Nel 1979 ha scritto un libro tecnico sulle armi. Pinzauti racconta che quando aveva finito un giallo telefonava all’editore e a volte questi gli diceva: “Bah, lasci perdere, mi faccia un Dracula”. Così era costretto a modificare il testo per adattarlo al genere. Pinzauti scrisse 3 o 4 testi per un altro editore, prima di entrare nella Erp, ma non fu pagato. Pinzauti riusciva a scrivere un libro in sei giorni. Due giorni per idearlo e poi lo batteva con una vecchia macchina da scrivere Elwood, nera. Portava il dattilo di 90 pagine in redazione alla vecchia sede in Via Pietro da Cortona 8. Qui firmava un contratto per cessione, per evitare la Siae. Dopo 3 anni avrebbe dovuto rifarlo, altrimenti i diritti tornavano a lui. Nel contratto si specificava che i diritti di eventuali riduzioni cinematografiche restavano di proprietà dell’autore. Riceveva la somma di Lire 50.000 negli anni 50 e 300.000 negli anni 70. Pinzauti poche volte disegnò copertine dei suoi libri firmandosi M P. Egli disegnò anche delle tavole di soggetto boccaccesco e surreale per un editore romano di Linus, ma i lavori andarono perduti. Pinzauti racconta: Andavo nella bella sede dell’editrice, un appartamento in via Pietro da Cortona 8. c’era una scrivania a forma di boomerang, e dietro stava il barone Antonino Cantarella, uomo distinto, quasi ottocentesco,che amava questo lavoro. Nell’altra stanza si trovava il corpo redazionale fisso: Belli, Campanella, Cecchin, Crudo e altri. La prima volta portai il dattiloscritto (che comprendeva romanzo, prefazione, 4° copertina e una serie di titoli da proporre) e mi dissero di ripassare fra 15 giorni. Dopo un mese mi restituirono il dattilo invitandomi a migliorarlo. Questo si ripetè per 3 volte. Dopo di ciò, su suggerimento di un amico, cambiai la prefazione, lasciai inalterato il testo e incollai bordi dei fogli con colla fatta di amido. Portai il dattilo e ritornai a sentire l’esito dopo 15 giorni. Uscì un redattore e mi restituì il testo suggerendomi di modificarlo. Io presi il dattilo e osservando che aveva ancora le pagine incollate lo lanciai contro la parete gridando: “ Cazzo! Questo libro non è mai stato aperto! Come si fa a sparare giudizi?” l’editore mi fece le scuse. Dopo tre giorni mi telefonò dicendomi di venire a ritirare l’assegno. In alcuni libri di Harry Small è presente un tappeto di Bukara. Gli chiesi perché e l’Autore mi ha spiegato che nella stanza dove si isolava per scrivere c’era veramente un tappeto di Bukara, con colori belli e cupi. Qui lo scrittore tirava fuori le atmosfere da leggende strane, eventi inspiegabili, che ambientava in Scozia o nella Foresta Nera; il tappeto era uno sfondo adatto ad atmosfere fantastiche. Le Piccole Gocce: l’autore si è ispirato sulla strada Roma Ostia, in un giorno di pioggia. Valle dei Cento Morti: si è ispirato in Sicilia; da ragazzo entrava in una caverna con le pareti tappezzate di scheletri, antichissimi, incastrati nella roccia. Le donne avevano ancora i capelli lunghi attaccati al cranio. Lo Squalo Bianco: ancora la caverna siciliana. Stessa ambientazione de: La Baia dei Vichinghi. L’Amante Infernale: l’autore faceva disegni, sculture. Una volta ha scolpito un fauno urlante e lo ha fatto riprodurre in argento da un gioielliere. Ne ha ricavato un anello, unico. Un amico, Marco Masi, lo ha voluto identico. NOTE BIOGRAFICHE DI MARIO PINZAUTI Ecco cosa scrive Harry Small: Stimato signor Bissoli, ho il piacere di inviarle alcune mie note autobiografiche inerenti le mie attività professionale e i motivi originali delle mie scelte. Spero che le siano utili per le sue ricerche. Mi perdoni l’irregolarità della stesura, ma io non uso il computer ed ho la pessima abitudine di non rivedere mai le mie scritture destinate alla corrispondenza privata, pur agendo con la massima serietà. Se trova qualche insufficienza e, comunque, se posso esserle ancora d’ausilio, mi chiami, o mi scriva. Sono nato a Roma nel 1930, trascorsi l’infanzia in Sicilia e ritornai a Roma nel dopoguerra. E molto più semplice raccontare una storia o scrivere un romanzo, che parlare della propria formazione culturale; dei tempi di ricerca e di conoscenza, specialmente quando si rischia la confusione degli argomenti, apparentemente tanto diversi e distanti tra loro. La passione e lo studio per la pittura ed il disegno; per le armi; le origini dell’uomo; la criminologia negli aspetti positivi e negativi fino allo studio inevitabile e l’analisi della filosofia sul paranormale, escludendo comunque le pseudo ragioni e le banalità da fattucchieri. Tutto in paradossale contrasto con la mia istintiva avversione, necessariamente controllata, per la uniformità didattica della scuola ufficiale, con l’arroganza spesso caparbia degli insegnanti; la loro supponenza, specialmente dalle elementari alle medie, tenendo conto del periodo non particolarmente felice ( dal 1935 al 1943). Le letture spesso pesanti nelle quali sprofondavo per analizzarne alla fine contenuti ed origini; dai tomi enormi del Vecchio Testamento rilegati in cuoio con le pagine ingiallite dal tempo, alle voluminose gesta dei paladini di Francia, ancora in età adolescenziale, nell’interno della Sicilia occidentale degli anni 30/40, nel costume di una economia agricola feudataria e la mafia del latifondo (allora non esistevano ancora gli interessi con estensione criminale attuale). Con il trascorrere degli anni, le letture più costruttive e di stimolo per la ricerca pratica e per il dibattito, dalla narrativa classica a La Ricerca di Dio, (De Santis-Manganelli) dalle teorie interplanetarie di Peter Kolosimo, ai classici dei fumetti, nella semplicità dei loro testi e nella plastica bellezza dei disegni. Poi l’abbandono della Sicilia e il ritorno a Roma, dove sono nato e ho trascorso il primo anno di vita. La città dei miraggi; il duro lavoro nei cantieri, in attesa di una editoria per i miei manoscritti; l’attività pugilistica per dare sfogo ad una indole tutt’altro che tranquilla … E un giorno l’incontro occasionale nello studio di una nota pittrice in Via Margotta, con Stelio Tanzini, giovane giornalista toscano, dal carattere solare e lo spirito carico di pungente ironia, tipico della sua gente. Egli collaborava con la Romana Editrice Periodici, quando non aveva impegni giornalistici. Mi chiese se ero disposto a scrivere dei gialli e non ebbi esitazione. Si trattava di un genere narrativo che faceva parte delle mie letture, quindi non trovai difficoltà ad affrontare il genere. L’unica condizione, in verità un po’ amara, sulla base del mercato editoriale, che avrei dovuto ambientare storie e personaggi fuori dall’Italia, soprattutto in America, oltre a firmare i miei racconti con pseudonimo americano, con la specifica del mio vero nome nella prima pagina di testo, come traduttore! (io, che non conoscevo una parola d’inglese). Purtroppo, era ancora molto lontano il tempo di Camilleri e gli altri giallisti italiani, con i vari commissari Esposito, Montalbano, Santana, eccetera, così come l’invasione delle fiction su squadre mobili, squadre volanti e carabiniere vamp! Alcuni editori italiani avevano azzannato il businnes dei gialli, polizieschi ed horror pseudoamericani ed io mi adeguai con la speranza che sarebbe arrivato anche il momento di firmare con il mio vero nome. NARRATORI AMERICANI DEL BRIVIDO: Perry Landers. SCHEDARIO F B I: Jim Reveels. CRIMINAL DIVISION: Fred J. Logan. I RACCONTI DI DRACULA: Harry Small. Alias Johanni Walther, alias Hubert Sanchez. Collane e pseudonimi con cui sono stati pubblicati i miei romanzi, per oltre venti anni. Nello stesso periodo feci la conoscenza con Al Cardif, al secolo Alberto Cardone un bravissimo aiuto regista cinematografico, che si servì in seguito dello pseudonimo per firmare la regia di qualche suo western-spaghetti. Nel periodo della conoscenza, essendo egli l’aiuto del regista americano per la produzione del film Damon e Pitias e trovandosi la produzione a lavorare su un copione piuttosto sballato, mi propose di elaborare il rifacimento pressoché completo della sceneggiatura, per dare alla realizzazione cinematografica una forza in origine assente. Si trattava di un film basato su Dionisio il Vecchio, nella Siracusa fondata dai greci. Era la mia prima esperienza nel campo del cinema, come sceneggiatore, ma riuscii ad elaborare un buon copione, che rimase comunque sotto la firma degli autori americani. Lo stesso titolo con cui entrò in circuito il film, fu da me suggerito: Il Tiranno di Siracusa. Sulla scia di quel primo lavoro cinematografico scrissi e diressi alcuni film, per modeste produzioni: INTERPOL MORTE AL MOLO 18 poliziesco GIUNSE RINGO E FU TEMPO DI MASSACRO western VADOS A MATAR SARTANA western-giallo DUE MAGNUM PER UNA CITTÀ DI CAROGNE tratto da uno dei miei romanzi per la trasposizione cinematografica, ambientato in Italia su un cruento episodio della malavita romana. MANDINGA ed EMANUELLE BIANCA E NERA due film in chiave avventuroso –erotico –storico, ambientati nella Virginia degli schiavi 1850 circa. CLOUZOT & CO. CONTRO BORSALINO & CO. giallo in versione comica. Stante la povertà dei compensi economici nella scrittura dei romanzi, nonostante avessero fortissime tirature ( spesso, mancando la materia prima, l’editore mi chiedeva romanzi che andavano in pubblicazione per sequenza quindicinale) ero costretto a firmare i testi con pseudonimi d’occasione e creare qualche piccola forzatura sul mio stile narrativo. Tuttavia, i compensi restavano sempre miseri, mentre dal cinema purtroppo, entravano compensi spesso in cambiali insolute! Era la piaga della superproduzione commerciale. Quindi io continuavo ad applicarmi in lavori con remunerazioni più regolari e non eccessivamente offensive. Continuando studi e esperienze nel campo della criminologia e della armi, fino a dedicarmi con tempi sempre crescenti alla balistica forense, teorica e pratica ed all’applicazione pratica dell’oplologia fino ad abbandonare il mondo deludente del cinema e della narrativa commerciale, dopo aver seguito corsi anche di scuola statunitense, realizzandomi come istruttore di tiro con armi da fuoco presso il poligono T.S.N. di Roma. L’iscrizione come perito balistico forense all’albo dei periti in affari penali del tribunale di Roma. Professione che esercito tutt’ora, con una esperienza adesso ventennale di casi di omicidio compresi casi di suicidio, sia con armi da fuoco che con esplosivi. Quest’ultimo è un lavoro che mi appassiona non memo di quanto mi appassionava la scrittura dei miei gialli e dei miei racconti sul paranormale, che continuerei a scrivere tutt’ora se non avessi 72 anni e se fosse meno difficile accedere agli editori. Nel tempo libero riesco a dipingere qualche tela; a scrivere ancora qualcosa soltanto per tenerla nei cassetti. Tutto il mio tessuto professionale è formato dalle esperienze che mi hanno accompagnato nel tempo: dagli uomini che ho visto morire in modo violento; alle lunghe letture; al disegno e alla pittura imparati da un maestro per me eccezionale; le armi nel male e nel bene, dalla guerra allo sport; la conoscenza di altri autori pseudoamericani, come Mario Raffi alias Wallace Makentzie, scrittore spumeggiante, uomo un po’ guascone che andava in giro con una Government cal. 45 sotto l’ascella, essendosi morbosamente immedesimato nel Makentzie dei suoi libri, pur non avendo regolare licenza di porto d’armi; anche lui già editore, fallito come editore per errata conduzione di marketing e per il carattere pessimo. E Franco Prattico, ottimo giornalista; Aldo Crudo autore e direttore responsabile precario di una collana delle Edizioni Romane Periodici. Il sistema contrattuale dei testi, che dovevano essere dattiloscritti, avveniva per cessione dei diritti editoriali, che escludevano altri diritti sulla vendita; l’assegno di cessione era al netto della ritenuta d’acconto già tolta alla fonte. All’autore restavano i diritti di eventuali adattamenti cinematografici, televisivi o teatrali (cioè campa cavallo). Va detto però, che questo tipo di cessione autorizzava la proprietà all’editore soltanto per tre anni, trascorsi i quali l’editore avrebbe dovuto rinnovare il pagamento di cessione. In caso contrario, il testo con annessi diritti sarebbe tornato all’autore. E’ questo il motivo per cui tutti i miei romanzi sono attualmente tornati di mia proprietà e diritto, non essendo mai stato rinnovato dall’editore il diritto di cessione; editore ed edizione che, purtroppo non esistono più. Comunque, mi resta la consolazione morale di aver trasmesso con i miei racconti, con l’elaborazione spesso anche delle copertine, delle emozioni; spesso sensazioni coinvolgenti a quanti mi leggevano e questo posso affermarlo sulla base delle vendite dei miei libri, nonché dalle attestazioni di molte lettere che pervenivano in redazione con richieste specifiche dei romanzi di Harry Small, Perry Landers e Jim Reevels; e questo avveniva quasi sempre quando i miei libri mancavano dall’edicola per più di un mese. Non so cosa altro aggiungere, Signor Bissoli, quindi concludo con i più cordiali saluti e la ringrazio per essersi interessato al mio modesto lavoro. Mario Pinzauti Caro Bissoli, ho provato ad inviarle un messaggio con riferimento ai suoi racconti,che sto leggendo, ma l’invio mi è stato rifiutato per eccesso di sessioni web simultanee; http in sovraccarico (?) Quindi ho ripiegato su questa lettera in allegato a precedere la mia raccolta di poesie, se così si possono definire. Quanto ai suoi racconti, le assicuro, senza ombra di adulazione, che li trovo molto belli. Forse agli antipodi rispetto al mio modo di raccontare sempre un po’ amaro e spesso, forse, cattivo. Nei suoi racconti trovo una carica di serenità pur nel profondo verismo dei personaggi e degli ambienti, che trasmette profonde sensazioni; come se il protagonista, narrando in prima persona, mettesse a nudo la propria anima oltre quella del mondo in cui si muove; dalla sensazione che il suo spirito distaccato dal corpo osservasse dall’esterno le figure ed i sentimenti di tutti i personaggi, senza tuttavia lasciarsi coinvolgere dalle passioni che sembrano covare sotto la brace di emozioni controllate. In bocca al lupo e cordialità. Mario Pinzauti RED SCHNEIDER Pseudonimo di Giuseppe Paci Palermo 27 Maggio 1929. Anno del matrimonio 1956. Vivente a Roma. Anche Red Schneider ha pubblicato alcuni capolavori dell’orrore nella mitica collana I Racconti di Dracula, prima serie, cioè dal 1959 fino al 1966. I capolavori sono: Il fiume di sangue La leggenda dei Balfe Il destino dei Taskett La mummia nuda Terrore del plenilunio con pseudonimo Benjamin Mannerheim La figlia del diavolo Vampir mostro di sangue con pseudonimo Pericle Vander L’alito freddo del vampiro con pseudonimo George Vallis. Nei castelli in rovina, fra malinconici laghi, fantasmi fumosi si agitano per lo sfacelo della mente. Altri pseudonimi Pericle Vander, Gorge Vallis, Benjamin Mannerheim, Clive E. Cleeve, ecc. Dottore, magistrato. Ha scritto oltre 100 gialli, horror. Sposato ha un figlio. Egli desiderava rimanere anonimo e che il suo nome non comparisse nemmeno come traduttore (che in realtà è il vero nome dell’autore). Ma l’editore lo obbligava a scriverlo, così una volta scrissero Giuseppe Todisco, altre volte un anagramma di Paci, cioè Pica, Cipa; altre volte un nome inventato. Questo perché lui non voleva si sapesse che scriveva quei libri. Paci ha scritto anche il n° 2 della collana Gialli 70 di Mario Ferrari, con il titolo: A LONDRA C’E’ LAMMING di Clive E. Cleeve. Paci scrisse un bellissimo Racconto di Dracula IL FIUME DI SANGUE ambientato in Irlanda descrivendo meravigliosamente questa terra. Non ci era mai stato, però si era documentato sui libri di geografia. Quando andò in Francia scoprì che i suoi libri erano stati pubblicati anche là. Paci era venuto a Roma da Palermo nel 1947 per fare i concorsi e dimorò prima a Vercelli, Venezia e poi Roma dove fece il giudice per 40 anni. Egli aveva incominciato a scrivere e pubblicare con una editrice anteriore alla Erp. Il suo primo romanzo lo pubblicò alla Editrice Spero, nel 1958 e si intitolava: IL COLTELLO NELLA SCHIENA. Paci scriveva un libro in 10 giorni, alla sera, dopo il lavoro. Scriveva con una macchina Olivetti lettera 22; faceva la scaletta e si ispirava come Manzoni: pensava un po’,e poi vedeva i personaggi che si muovevano sulla sua scrivania. Sua moglie correggeva, poi lui in macchina andava alla Erp per consegnare il dattilo. Là ricorda Crudo, più anziano, Simonelli, il lettore Cecchin che ebbe un figlio morto nel 1968. Dopo telefonava per sapere se il testo era stato accettato e andava a prendere l’assegno; 50.000 lire negli anni 60. Ecco come l’Autore ricorda il suo lavoro di quei tempi lontani. Notiamo che lo scrittore è molto, fin troppo modesto. Egregio signor Bissoli, innanzi tutto le voglio dire che io mi vergogno di sentirle dire che lei é un mio ammiratore. Sono convinto che non c'é proprio niente da ammirare. Io ho scritto tutto quell'iradiddio di romanzetti gialli soltanto perché avevo bisogno di guadagnare qualcosa in più del molto magro stipendio del magistrato all'inizio del suo lavoro. Avevo lasciato un precedente impiego assunto quando mi pareva che si potesse vivere non del proprio lavoro - qualunque fosse, sempre lavoro è - ma di quello che si ritiene di essere o di essere capace di diventare. Mia moglie ed io vivevamo quasi senza quattrini in un buchetto di appartamento a Monteverde Nuovo di Roma, cioè una di quelle solite periferie che avevano centri nei loro mercati e nelle pestifere architetture delle solite chiese moderne e dove la gente non riusciva a parlare con un volume di voce normale. Il Quartiere semipopolare costava meno che altrove. Studiavo per il concorso per diventare magistrato senza alcuna esaltazione per la "quasi divina funzione del giudice". Ma avevo bisogno di soldi per la pigione e per i pasti, sia pure modesti. Mia moglie ed io avevamo vissuto - più lei che me- in famiglie nelle quali si poteva mangiare spessissimo la carne e il pesce e la frutta e molto di più. Ma ci siamo adattati. In quei tempi venne a farci visita a casa un mio amico, aspirante regista teatrale, anche lui trapiantato da Palermo a Roma, e mi chiese perché non scrivevo gialli. Non avevo mai stimato la forma gialla della letteratura. Mi provai a scrivere il primo (Un coltello nella schiena) e fu pubblicato. Era la "tarda primavera" dell'anno 1957, e continuai a scrivere anche dopo che superato il concorso e nominato giudice mi scaraventavano qua e là per le nebbie padane dove soltanto perché ero giudice non mi sfottevano perché ero siciliano. Ma era una specie di secondo stipendio senza il quale mia moglie ed io, e poi i figli, non avremmo potuto vivere dignitosamente. Ho continuato poi con un ritmo di uno, o spesso anche due racconti al mese, vergognandomene come un ladro e tralasciando nei cassetti le cose che mi erano sempre sembrate molto più "esaltanti", fino - mi pare - al 1975 o qualcosa del genere. Il primo racconto scritto dopo quell'anteprima di coltelli nella schiena senza l'aiuto del mio amico, che aveva trovato lavoro alla RAI, fu pubblicato da un editore - Simonelli - che aveva l'Ufficio in via Lombardia e dal quale mi recai senza conoscerlo per avere letto la ragione sociale nelle ultime pagine di un libretto acquistato in edicola. Mi fece l'effetto di un miracolo perché mi comunicò che non poteva pagami l'opera più di 50.000 lire non sapendo che il signor giudice ne guadagnava 55.000. Poi fui chiamato proprio dal dottor Cantarella con il quale stipulai un patto di esclusiva e con il quale ho proseguito fino al termine della mia attività. Andavo a prendere i soldi e a portargli i manoscritti e mi intrattenevo qualche volta con il "lettore", il signor Cecchini, con il quale diventammo quasi amici e che stimava molto i miei racconti, mentre Cantarella fingeva che si trattasse sempre di robetta da leggere durante i viaggi in treno dei pendolari che passavano così il loro tempo. Avevo il limite minimo e massimo di battute, limite che non doveva essere superato per non infastidire i lettori pendolari. Non fu mai difficile rispettarlo; dieci paginette a notte per undici notti. Forse era addirittura divertente. Non ricordo né trame né nulla di tutto quel mio lavoro, del quale dicevo - e ne ero convintissimo - che era la mia macchinetta Olivetti 22 ammaestrata e indipendente a scrivere e non io. Ci creda chi vuole. Due o tre ore alla sera, dopo le sentenze, guardando la Lettera 22. Tutto qui. Non ci sono segreti. Non avevo trame complesse e, quando incominciavo, non sapevo affatto che cosa avrei scritto. I personaggi e le storielle venivano fuori per i fatti loro e, in un certo senso, non mi davano confidenza. Non c'è altro, salvo che adesso se rileggo un mio racconto è proprio come se leggessi l'opera di un altro, perché non ne ricordo nemmeno uno. Non so che altro dirle, nemmeno dell'ambiente dell'Ufficio di Cantarella, nel quale mi trattenevo pochissimo. Spero che questo pasticcetto le sia utile e la ringrazio sempre per la sua cortesia. Se capitasse a Roma, si faccia vedere. Certamente questo gialletto “ Il Coltello nella Schiena” non è conosciuto come mio, ma lo è ed è stato pubblicato per l'aiuto di un mio amico, Lucia Romeo, che arrotondava l'assegno che il padre gli spediva da Palermo per l'Accademia d'Arte Drammatica. Le allego la fotografia ella copertina e la pagina con l'indicazione dell'editore e della data di pubblicazione, il 1958. E' il mio primo giallo. Se le interessa, eccolo. Giuseppe Paci GEORGE WALLIS pseudonimo di Giorgio Valli Opere L’alito Freddo del Vampiro Ottimo autore ha scritto questo solo un Racconto di Dracula nel 1964. Il romanzo è eccezionale nonostante il titolo brutto e banale. Ho cercato per anni questo autore senza mai riuscire a rintracciarlo. Poi, una sera mi telefonò l’editore Pirani e mi disse fra l’altro che Paci aveva scritto alcuni gialli adottando lo pseudonimo George Wallis. Improvvisamente mi resi conto che lo stile dell’Alito Freddo era quello di Paci. Allora telefonai a Paci per chiedergli se quel romanzo lo aveva fatto lui; non ricordava così gli inviai fotocopie del libro e una mattina lui mi telefonò per dirmi che quel libro era suo. Lo aveva confermato anche sua moglie che a quel tempo rivedeva i testi e correggeva le bozze. George Wallis era un altro pseudonimo di Giuseppe Paci, e L’ALITO FREDDO DEL VAMPIRO lo aveva scritto lui. Forse dopo 40 anni ho risolto questo mistero. Sono molto contento perché questo romanzo è un vero capolavoro! Un ignoto lettore ha scritto una nota con la biro sull’ultima pagina: Nessun libro può essere paragonato a questo. DOUGH STEINER Pseudonimo di Sveno Tozzi Nato a Orvieto 1 ottobre1923. Morto a Nemi 6 settembre 1999. sepolto a Roma al cimitero di prima porta. Ha una figlia Eliana. Opere Femmine dell’al di là La femmina dell’homuncolus L’amante del loculo tre Cervello che cammina romanzi. Storie uniche, deliziosamente squilibrate verso un bizzarro soprannaturale. Scrittore di gialli, fantascienza, horror, mistery, romanzi di metapsichica. Ho cercato a lungo questo Autore, ma purtroppo non sono riuscito a rintracciarlo finchè era in vita. Tutte le notizie sulla sua vita le ho ricavate dal suo libro autobiografico e dalla figlia. Nato a Orvieto 1 ottobre 1923. Morto a Nemi 6 settembre 1999. Suo padre Famiano Tozzi, era ferroviere e da bambino lo scrittore seguiva gli spostamenti dei genitori. E’ stato uno dei 300 ragazzi prescelti per il Foro Italico, dove studiò. Successivamente entrò nell’aviazione. Partecipò alla guerra in Sardegna, col grado di sergente. Il 26 agosto 1944 sposò Catalani Rosa nata il 24 gennaio 1926. La moglie è di carattere opposto allo scrittore: è una donna pratica con grande spirito di sacrificio. Ebbero una unica figlia: Eliana Tozzi. Dopo la guerra fondò un giornale clandestino: Ala Libera. Negli anni ’50 diventò giornalista per vari giornali fra i quali: un giornale di critica cinematografica e televisiva intitolato Araldo dello Spettacolo; un quindicinale satirico: Bertoldo. Nel 1960 entra a far parte del gruppo di scrittori alla editrice ERP di Roma e scrive pochi ma straordinari Racconti di Dracula elencati sopra. Scrive anche circa 50 gialli e fantascienza; ecco alcuni titoli: Gli occhi Lo spietato Il castello degli orrori L’importanza di morire nude Prima di morire baciami Sindacato del ricatto Mostri umani Esperimentoi del professor Hebon Anonima disgrazie Terrore a base K Un’idea per arricchire La francese l’amore e il delitto Assalto al furgone Pelle bianca. Il primo giugno 1968 fonda e dirige assieme a Giorgio Boschero il mensile Scientific Secret Service con sede in Via Stellanello 9 Roma. Scrive il primo di 5 romanzi intitolato IL CERVELLO TRAPIANTATO. Il numero successivo, pubblicizzato nel numero 1, si intitolerà: LA BANCA DEI CERVELLI. Io però non posseggo questo, né i numeri successivi. Negli anni ’70 lo scrittore entrò nell’aviazione e rimase là alcuni anni avanzando al grado di maresciallo. Durante quel periodo lo affascinava il problema della catalogazione e inventò un sistema meccanico di schede per catalogare. Lo scrittore DOUGH STEINER raccontato dalla figlia Eliana: “Mio padre era inquietante come uomo e come scrittore. Non aveva un lavoro stabile, non poteva stare da nessuna parte. Come ogni vero artista, lui avrebbe voluto vivere senza il peso delle responsabilità. Ha dovuto lottare per tutta la vita, per la casa, per la famiglia, per il lavoro. Era un uomo bello, fantasioso, unico, ma non era stimato dai familiari. Per lui la letteratura era un modo per dire qualcosa all’Umanità. Dalla critica ha ricevuto poche lodi e pochi riconoscimenti; non partecipava ai concorsi. Scriveva gialli per guadagnare, ma era uno scrittore nato e le sue opere erano sempre straordinarie, perché lui era un uomo straordinario. Aveva una casetta a Corchiano (che era di suo nonno) dove si rifugiava per riposarsi. Ascoltava la musica classica e leggeva di tutto. Amava camminare molto, percorreva Kilometri a piedi e così si ispirava. Di notte si alzava, andava alla scrivania, scriveva, mangiava, beveva (ma non alcol). Scriveva un libro in poche notti e noi sentivamo il ticchettio della macchina da scrivere. Quando era raffreddato, passeggiava sotto la pioggia. Mamma invece ha il carattere opposto a quello del babbo. In ogni cosa, lo scrittore vedeva oltre, vedeva cose che gli altri non vedono. Era ipersensibile e percepiva le verità più sotterranee e più autentiche. Presentava agli altri le sue conclusioni, ma gli altri non potevano accettarle né capirle. La conversazione con lo scrittore era problematica. Lui presentava le cose da punti di vista originali che mettevano in discussione i convenzionali modi di vedere delle persone mediocri. Così, per seguire lo scrittore, l’ascoltatore doveva sforzarsi di uscire dai suoi abituali schemi mentali. Lo scrittore era un osservatore acuto, impulsivo, anticonformista, e a volte faceva cose assurde. Era instabile perché incominciava una attività e non la portava a termine. Solamente i libri li scriveva in poche notti. Adorava il mare, era un gran nuotatore. Amava camminare senza una meta. In macchina amava girovagare. Durante un periodo della sua vita fumava 100 sigarette al giorno. Poi smise improvvisamente. Era astemio, beveva solo acqua ghiacciata. Negli anni ’90 andò in pensione. Nel 1997 la sua salue crollò: ictus, ischemia e due anni dentro e fuori dall’ospedale. Morì nel 1999 di crisi cardiaca, mentre si trova di passaggio a Nemi. Si trova sepolto nel cimitero di Prima porta a Roma. Ha lascaito molte Opere inedite.” Nel 1986 lo scrittore pubblicò un libro autobiografico intitolato SERGENTE CORAGGIO. Nel libro l’Autore descrive le avventure della sua vita partendo dal periodo della guerra. Poi racconta la vita del dopoguerra vissuta nelle redazioni di giornali romani, di riviste, nel mondo del cinema, eccetera. L’Autore racconta i suoi vagabondaggi, le crisi, le ribellioni, i drammi, la miseria, le sofferenze esistenziali. Riguardo ai Racconti di Dracula l’Autore scrive a pagina 190: “Come autore di gialli io mi sono chiamato Burt Calloran, e all’ultimo Dough Steiner. Scrivevo velocemente e di idee ne avevo tante. Le collane Narratori Americani del Brivido, FBI, I Gialli dell’orrore, KKK, Racconti di Dracula, eccetera, sono piene di romanzacci miei. Romanzacci no. Almeno cinque o sei erano e sono capolavori, anche se hanno venduto solo poco più di centomila copie. Il genere era rovinato da un sacco di gente che scopiazzava gli americani e andava sempre a capo. Facevano venire il voltastomaco, ma a 200 lire a romanzo, il pubblico comprava e parecchi editori hanno fatto soldi (e, taluni, debiti). Tutte le edicole erano piene di gialli. Dapprima su una collana di cui non ricordo il nome e poi su Scientific Secret Service, scrissi cinque romanzi sui trapianti di cervello. Quella era una buona serie, ma chi ci guadagnava era sempre il distributore, più che l’editore. Non parliamo dell’Autore.” A pagina 133 troviamo la filosofia dell’Autore e la sua credenza nel destino predeterminato: Non si può dimostrare che la volontà umana può cambiare un destino. Credo che quello che accadrà domani sia già accaduto, e noi lo viviamo in ritardo. Un ringraziamento all’amica Caterina Porcheddu di Roma per le ricerche all’anagrafe. . JOSEPH BRITT Pseudonimo di Aldo Crudo Roma 8 ottobre 1915 12 agosto 1985 Opere Il nomade del sogno romanzo. Descrive un interessante caso di reincarnazione. Altri pseudonimi Larry Marshall, Mike Chandler, Thomas Wright, ecc. Sposato con Evelina. Crudo introdusse alla ERP il suo amico Mario Pinzauti. Crudo ha scritto molti gialli e solo 2 Racconti di Dracula. Aveva il compito di trattare con la tipografia di Montecassino e diventò, in Marzo 1963, direttore responsabile. Così lo ricorda il figlio, Stefano Crudo: ALDO CRUDO - ROMA 08-10-1915 12-08-1985 Regista ed autore del documentario "L'ultima carrozzella", sceneggiatore di films negli anni cinquanta, tra cui " Vendicata" e "Addio sogni di gloria" ma soprattutto grande appassionato di giallistica americana, si diverte a scrivere il suo primo romanzo La porta dell'Inferno nel 1957. La storia viene ambientata nel cuore della vecchia Roma tra Campo de' Fiori e piazza Navona. All'Editore il romanzo piace ma, affinché il libro venga pubblicato, tutta la storia deve essere ambientata negli Stati Uniti. L'Autore non si arrende alla difficile richiesta e pur non essendo mai stato nella "Grande Mela" ma essendone grande conoscitore ed estimatore opera la trasposizione con abile maestria. Firma il suo romanzo con lo pseudonimo di MIKE CHANDLER, in onore ai due grandi scrittori americani MIKE SPILLANE e RAYMOND CHANDLER. Da quel momento scriverà per le collane: I Narratori Americani del Brivido e I Gialli dello Schedario delle quali diventerà Direttore Responsabile. Scrive oltre quattrocento romanzi tutti ambientati negli States. Il figlio Stefano Crudo. ART MITCHELL Pseudonimo di Giovanni Simonelli Roma? 1926 vivente Opere Dieci Bare e un Sepolcro romanzo E’ la versione supernaturale di 10 piccoli indiani di Agata Cristie. Altri pseudonimi: Larry Madison, J. Duke Sandwell, ecc. Sceneggiatore cinematografico. Ha fatto le sceneggiature per i film di Ponti con Sofia Loren. Ha un figlio, Paolo. Attualmente fa l’albergatore sul lago di Bracciano. WALLACE MACKENTZY pseudonimo di MARIO RAFFI Opere Una Bara per Due Quando ha smesso di scrivere gialli è diventato proprietario del Ristorante Biblioteca del Valle Roma. Nei Gialli di Manhattam Editore Adriana Rocchi, ha pubblicato: L’anno scorso a San Quentin Scelti per l’inferno OK cobra Smith Non sono un FBI, A tre passi dalla quercia I morti non rispondono al telefono A doppio caricatore. JANNO SLEVNA , pseudonimo di MARCO MASI Opere Il Pendolo del Dottor Kiess Sceneggiatore, assistente aiuto regista, scrittore alla ERP e infine Editore. Masi scriveva per la editrice Calandra, prima di venir presentato alla ERP da Pinzauti. JOE H. BOSK Pseudonimo di GIORGIO BOSCHERO Opere La Tela del Ragno L’ombra con pseudonimo: KRISS LECLERC Giallista e giornalista del quotidiano Il Tempo di Roma. Dopo aver fatto lo scrittore per la ERP diventò editore. Ha pubblicato: IL VAMPIRO di Kriss Leclerc nei GIALLI DEL SECOLO. GERON BRANDANUS Autore sconosciuto, poiché manca la dicitura: A cura di… Opere La Tomba di Satana romanzo. Abissale vicenda sul tema del demoniaco. Con implicazioni filosofiche riguardo l’essenza e l’esistenza del male sulla terra. Ristampato nel 2002 dalla Robin Edizioni Roma, (con qualche errore) con introduzione di Bissoli Sergio. Nel gennaio 2006 l’amico Giulio Andreotti in provincia di Lucca mi scrive: Io non ho alcun dubbio: LA TOMBA DI SATANA è stata scritta da Max Dave. Esempio: in L’IMPRONTA DI FUOCO di Max Dave a pagina 117 si legge: In fondo era anche lui una vittima della stupida società umana. A pagina 79 de LA TOMBA DI SATANA l’ingegner Gruber afferma: Quel mostro ancora più feroce che è la società umana. Inoltre nei due romanzi si parla di madre e figlia mandate al rogo. Ci sono poi altre coincidenze. Il sosia di Brandanus si esprime come molti personaggi (apparizioni, spettri, eccetera) descritti da Max Dave in quasi tutti i suoi romanzi. JEREMY SELENIUS, STANLEY BALTON Pseudonimi del dott. Antonio di Pierro Roma 1945 residente in Australia. L’ultimo Mago Quel Convento nella Foresta Nera I Satanismi Incubo Macabro pseudonimo Richard G. Garrison Il Corvo Maledetto pseudonimo Frank Matthews Nato nel 1945 è figlio della sorella di Cantarella e perciò nipote dell’editore. Suo padre era Rettore all’università. Di Pierro faceva parte dell’editrice e scrisse gialli e horror story. In seguito si impiegò in banca e poi emigrò a Melbourne Australia, dove c’è una colonia italiana. Nota: nelle ristampe della seconda serie, talvolta è stato inserito erroneamente il suo nome al posto di quello del vero autore. Esempio: nelle ristampe della seconda serie: Max Dave IL DESTINO E LA STRAGE, versione di A. Di Pierro; anziché Pino Belli. Red Schneider IL FIUME DI SANGUE, versione di A. Di Pierro; anziché Giuseppe Paci. Anche la ristampa di LA TOMBA DI SATANA, Geron Brandanus porta la dicitura errata: versione di A. di Pierro. In realtà l’autore di questo capolavoro rimane sconosciuto (forse è Pino Belli). Infatti il libro uscì nel 1959 quando Di Pierro aveva 14 anni. IRWING MATHIAS Pseudonimo di STANISLAO MULAS Jugoslavia? Genova 1993 Opere Dopo la Mezzanotte Ha scritto molti gialli e storie del brivido. Ha una figlia. Dicono che sulla rivista Panaroma abbia scritto una storia dell’Editrice ERP, ma io non sono riuscito ad averne conferma dalla redazione della rivista. Mulas ha scritto 20 romanzi erotici per l’Olympia Press. Il capitano in congedo CAMPANELLA scriveva libri per la ERP nella collana romanzi di guerra Prima Linea. OSVALDO PAGUNI di Roma era un funzionario della Rai e abitava in via del Corso. Anche lui scriveva per la Erp. Il professore universitario PIER LUIGI MARIA FAVA scrisse 2 o 3 gialli per la Erp. Poi scrisse ed editò I Gialli della Piovra e i Gialli Allucinanti. ANTONINO CANTARELLA dottor, barone, Editore Catania 1916 Roma 1994. Siciliano proveniente da Catania. Non era sposato. Cantarella proveniva dal mondo del cinema e fondò la Casa Editrice negli anni 50. Questa editrice ha cambiato nome più volte: FBI For Bestseller Increase; ERP Editrice Romana Periodici. Oltre alle collane gialle produceva i fotoromanzi di successo: Aspettami Sorellina. Negli anni 70 fece società col parente Antonio Farolfi e diventò FARCA, le iniziali dei due cognomi. Successivamente si chiamò WAMP; poi Cantarella Editore. Cantarella era un uomo buono, gentile, disponibile, paterno. Si preoccupava della salute di Caria poiché lo aveva visto fumare. Aveva una villa a Cannes nella Costa Azzurra, dove passava le vacanze. La sede dell’editrice ERP fu all’inizio un piccolo ufficio in via Lombardia (una traversa di via Veneto) poi un appartamento in Via Pietro da Cortona 8. Nello stesso appartamento, il fratello dell’editore Cantarella aveva la Arethusa Film che produsse molti documentari girati in centro America, Messico, Venzuela e uno in Africa. Qualche titolo: Continente Perduto; Baldoria nei Carabi, che vinsero molti premi e nastri d’argento. Il fratello faceva parte dell’editrice, purtroppo però morì nel 1964. Nel 1969 l’editrice si trasferì in un garage in via Archimede 35. Alla sede dell’editrice facevano salotto, chiacchieravano e intanto scrivevano libri. Ma la maggior parte degli scrittori arrivava lì solo per consegnare il dattilo finito. Il magazzino delle rese era uno scantinato a Roma. Da principio era gestito da due magazzinieri, poi uno solo. Un mio amico andò là per comprare alcuni arretrati. C’era un vecchietto in mezzo a una marea indescrivibile di libri. Aldo Crudo mi diceva che periodicamente svendevano i libri a Rigo di Verona e altre ditte. Queste ditte imbustavano i libri e poi li rivendevano alle edicole. I distributori era: Parrini, Messaggerie e altri. ANTONIO FAROLFI era figlio di un costruttore romano, aveva sposato la figlia della sorella di Cantarella ed era entrato a far parte dell’editrice. Altre informazioni sapute successivamente; Gianfranco Farolfi addetto alla contabilità mi disse che la tiratura dei Dracula era 25.000 copie. Quanto guadagnavano gli Autori? L’editore pagava negli anni 60 Lire 55.000 per un Racconto di Dracula. TONI CECCHIN, napoletano, era funzionario del ministero del turismo e spettacolo e faceva il lettore, cioè approvava i testi alla Erp. Gli assassinarono il figlio per motivi politici nel 1968. I DISEGNATORI delle stupende copertine sono stati: RODOLFO GASPARRI con copertine non firmate. Egli portò l’amico Mario Caria alla ERP. SBRAGA. MP. MARIO PINZAUTI. Alcune volte ha disegnato le copertine dei suoi libri: LA BESTIA Racconto di Dracula n°19. VENTRINI. MARIO CARIA Roma 1934 2003. Caria disegnava, con matite e tempere, i bozzetti su cartoncino, grandi 4 volte più della copertina. Caria ha disegnato anche Albi Spada, Gordon, Mandrake, Terror, eccetera. Caria per disegnare un bozzetto impiegava 1 o 2 giorni. Caria parlava con l’editore oppure con l’autore che gli spiegava cosa fare, oppure raramente leggeva il testo. Caria era allievo di Nino Carosello, disegnatore dei Gialli dell’Ossessione. Caria utilizzava a volte lo stesso disegno per 2 copertine di differenti collane. Esempio: la donna in copertina del Racconto di Dracula I SUSSURRI DELLE STREGHE Editrice ERP maggio 1962 è la stessa donna in copertina al Western for Men LIMA IL MIRINO Edizioni Gold Medal Books 25 marzo 1959. Altro esempio: l’uomo in copertina al Raconto di Dracula LA LEGGE DELL’ALDILÀ Editrice ERP gennaio 1962 è lo stesso uomo che appare su REQUIEM PER UNA SPIA collana Secret Service, Edizioni Euredi Roma 15 novembre 1959. Parlando al telefono il disegnatore mi disse: “Io dico sempre ai miei figli: chi vuole avere successo deve venire a Roma. Noi che viviamo qui siamo già a metà strada!” MARIO FERRARI Roma 1920 Sacrofano Roma 2010. Aveva l’ufficio in via Fontana a Roma. Ha disegnato anche centinaia di manifesti cinematografici ed ha affrescato le ville di sceicchi arabi. Era amico di Pino Belli e lo ha visto morire. Ferrari nel 1968 ha fondato una casa editrice che pubblicava ogni 15 giorni i Gialli 70 . Questa editrice ha chiuso dopo circa 6 numeri, alla morte del finanziatore, una persona anziana amico di Ferrari. Il primo giallo pubblicato il 15 gennaio 1968: Rab Dylan AZZURRO E’ L’INFERNO fu scritto da Gualberto Titta. Il secondo: Clive E. Cleeve A LONDRA C’E’ LAMMING è stato scritto da Giuseppe Paci. Il terzo: Jack Chane QUANTRILL L’APOCALISSE fu scritto da Pino Belli. Belli scrisse questo giallo appositamente per l’amico Ferrari!!! Il quarto: Gael Fash PRENDILA ADAGIO LUCKY. Ferrari scriveva gli inserti e le puntate in fondo ai volumi usando gli pseudonimi Jerome Winpole e Max. Ferrari disegnava le copertine firmandosi Joe Collina; correggeva le bozze e portava i testi dallo stampatore. Lo pseudonimo del traduttore Lorenzo da Fiesole era un nome inventato da Ferrari, usato per quegli scrittori che non volevano far comparire il loro nome neanche come traduttore. Ha scritto anche sceneggiature per fotoromanzi e alcuni libri: Manuale per la Pesca Edizioni Mediterranee; un libro sul problema dei negri in America; eccetera. Raccontandomi la sua storia, Mario Ferrari mi ha detto questa frase: Io nella vita ho amato una sola cosa: la libertà. Una frase così, solo un vero Artista può dirla. EGIDIO BIANCHI compariva in fondo ai gialli con la scritta: General distributor for Australia 27 Moor Street Fitzroy Melbourne Australia. L’indirizzo era esatto ma questa distribuzione era fittizia e non esisteva. Bianchi era un amico dell’editore che prestava il suo indirizzo per far apparire più importante l’editrice. Questa informazione l’ho saputa molti anni dopo da un collaboratore dell’editrice. TESTIMONIANZE DEI LETTORI Fausto Marchi Roma Come scoprii i mitici “Racconti di Dracula “ Ci sono momenti nella vita che lasciano un'impronta indelebile nel nostro futuro, restano impressi nella memoria e sfidano lo scorrere inesorabile del tempo. Avevo circa quattordici anni o poco meno, vivevo con mia madre, mio fratello e la nonna in un suggestivo appartamento al piano terra di via Montevideo, a Roma; si trattava di una palazzina degli anni '30 , quelle con le persiane tinte di verde con le ante a battente e stecche inclinate , fornita di una cucina dal soffitto altissimo e illuminata da una porta-finestra che si apriva su di un piccolo terrazzo dalle ringhiere in ferro battuto , completamente coperto da una tettoia di glicine. Dal terrazzino partiva una stretta scalinata che portava al giardino, oscuro, misterioso, ove io e mio fratello inventavamo, da bambini, giochi avventurosi ma che , nelle lunghe sere invernali, scrutavamo con reverenziale sospetto. Fu lì , in un pomeriggio di fine ottobre del 1966, mentre bighellonavo solitario tra le aiuole – mio fratello era intento a fare i compiti- che notai, quasi celato tra i cespuglietti che assediavano il piccolo fabbricato fungente da ripostiglio per gli attrezzi da giardinaggio, l'inconfondibile sagoma di un volumetto. Istintivamente mi avvicinai incuriosito ; speravo nel mio intimo che si trattasse un uno dei tanti periodici a fumetti per ragazzi, uno di quegli albi ricchi di avventure che in quei mitici anni '60 andavano molto di moda. E invece no, tra le zolle di terra e il verde del fogliame mi apparve una copertina a colori che mi lasciò esterrefatto: si trattava di una conturbante figura femminile vista di schiena, nuda fino alla cintola, le braccia incrociate e legate al di sopra della nuca e il volto, bellissimo, contorto in una smorfia che non avrei saputo definire se di dolore o di piacere; di fronte a lei si ergeva un uomo dal viso coperto da un cappuccio da boia, anche lui a torso nudo e munito di uno scudiscio. A rendere del tutto irreale la scena contribuiva la sagoma di una scalinata illuminata, tetramente, dal bagliore giallastro di una entrata in lontananza, al di là della quale si intravedeva una figura maschile. In quegli anni non era facile per un ragazzo osservare raffigurazioni di corpi femminili nudi o seminudi per cui ne fui morbosamente attratto, tanto da conservare gelosamente quel volumetto, il quale, dopo essere stato miticolosamente ripulito, fu dovutamente occultato tra i miei libri. Superata, dopo alcuni giorni, l'iniziale attrazione per la copertina, iniziai a leggerne la trama con crescente interesse; innanzi a me si apriva un mondo fino a pochi giorni prima sconosciuto, sensuale, torbido, ove la contemporaneita' dell'evento si intrecciava con arcaiche superstizioni e magie nere. Ne restai francamente affascinato e nella mia mente vagheggiavo progetti quali quello di laurearmi in architettura per poter poi un giorno restaurare antichi castelli scozzesi o giù di lì ! Sogni che restarono tali perché i miei studi presero successivamente strade diverse... Nonostante quel fortunoso "incontro" avesse lasciato su di me una indiscutibile impronta la cosa poteva finire lì se, casualmente, alcuni mesi dopo, in una edicola notai esposto un nuovo titolo di quella collana intitolata "I Racconti di Dracula". Ne fui sorpreso; pensavo, infatti, che quel volume, rinvenuto casualmente nel giardino, appartenesse a una collana difficilmente reperibile al grande pubblico e trovarmela invece di fronte e alla mia portata mi diete un senso di profonda euforia. Ogni nuovo numero, ricordo, costava 150 lire e da quel momento ne fui un appassionato collezionista, tanto da richiederne anche i numeri arretrati. Passarono diversi anni , durante i quali non persi una sola uscita di quella fantastica collana; ero diventato così esperto che dal nome dell'autore riuscivo a capire il tipo di racconto che mi aspettava e tra tutti prediligevo il – per me- mitico Frank Gregorius il cui stile narrativo e la ricchezza di richiami esoterici mi affascinavano. Certo, avevo ormai capito che dietro quei nomi così anglosassoni si nascondevano autori sicuramente “nazionali” ma la cosa non mi importava più di tanto, anzi, preferivo non indagare oltre e mantenere quel mistero. Continuò così fino a circa la metà degli anni Settanta, poi i miei gusti cambiarono, l'interesse andò affievolendosi ma, soprattutto, si chiuse la mia fase di studente spensierato e iniziarono per me le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, le prime forti delusioni, l'impatto con la dura realtà del vivere quotidiano. Inoltre, c'è da aggiungere che la qualità dei Racconti di Dracula era andata via via scemando, nuovi gusti si erano prepotentemente imposti ; nelle edicole dominavano ormai i fumetti horror di un erotismo esplicito che poco lasciava all'immaginazione e al cinema alla sensualità soft dei vari Bava e Freda andavano imponendosi i fil sexy-horror spagnoli. Diradai quindi sempre di più gli acquisti fino a interromperli del tutto, ma mantenni con me tutti i volumi precedentemente comprati in uno scaffale della mia libreria. Iniziai a interessarmi alla letteratura “seria”, a scrivere poesie e a cimentarmi con i primi brevi romanzi di argomento vario. Passarono gli anni, interruppi gli studi universitari, trovai un impiego, mi sposai, poi i figli e i relativi impegni mi tennero lontano dalle lettere per parecchi anni; fu qualche tempo fa che ripresi a scrivere ma i Racconti di Dracula giacevano ormai dimenticati nella libreria. Fu grazie a Internet che li riscoprii; per curiosità digitai il nome di Frank Gregorius e mi apparve l'interessante biografica che su di lui aveva scritto Sergio Bissoli; fu per me una piacevole sorpresa scoprire che dietro quello pseudonimo si celava il dottor Libero Samale e, poi, lessi anche della vera identità degli altri autori e tante altre cose. Venni a corrente così che altre persone avevano coltivato per anni la mia passione e che era in atto una vera riscoperta di questa mitica collana. Il resto è storia recente: contattai Sergio e con lui ho iniziato a collaborare alla ricerca di quei ricordi e quei luoghi “storici” per non far cadere nell'oblio il tutto. Dobbiamo tutti noi essere grati a Bissoli per l'instancabile e devoto lavoro che ha permesso a noi “fans” di venire a conoscenza di tante notizie che, altrimenti, non avremmo mai potuto leggere. Fausto Marchi Una visita ai “Racconti di Dracula” Si era ai primi di dicembre del 1968, o giù di lì , quando io, mio fratello e mamma decidemmo di recarci alla sede della casa editrice ERP in via Pietro Da Cortona n 8 per richiedere personalmente alcuni volumi arretrati della mitica collana horror “ I Racconti di Dracula”. Molti mesi dopo il mio primo incontro con questi romanzi ne ero, infatti, diventato uno strenuo lettore e, regolarmente, mi recavo alla mia edicola di fiducia sita in Viale Liegi a Roma per acquistarne il nuovo numero; ogni volume recava all'ultima pagina un elenco completo dei titoli precedentemente pubblicati e alcuni di questi già risultavano non più disponibili. Era per me, dunque, fonte di profonda inquietudine il pensare di perdere l'occasione di poter leggere tanti di quei titoli , i quali apparivano ai miei occhi affascinanti e non privi di una certa morbosa seduzione. Il problema da risolvere era dovuto al fatto che, avendo iniziato abbastanza recentemente la mia collezione, mi trovavo di fronte a una grande quantità di numeri arretrati, tale da non poter essere acquistata con un sola ordine per cui , d'accordo con mio fratello, decisi di procedere a una sorta di prima cernita, dolorosa ma necessaria. Escogitammo uno stratagemma: siccome come primo ordine non ci potevamo permettere più di dieci numeri arretrati lasciammo a ognuno di noi la scelta di cinque volumi solo che, per arrivare a questa selezione finale – molto ardua ! - bisognava aver scelto quest'ultimi dopo una prima preselezione di dieci titoli a testa. In questo modo potevamo affermare di aver selezionato la “crema” tra tutti gli accattivanti arretrati che la casa editrice ci offriva. Dopo circa un paio di ore di accurati esami alla fine scegliemmo i dieci “vincitori” ; ci accorgemmo di aver dato la preferenza a titoli ove fosse esplicito che la trama riguardasse i "miti" canonici del'horror classico per cui non c' è da stupirsi se tra i libri fossero compresi "L'alito freddo del vampiro”, “L'ululato del lupo mannaro” e via dicendo. Trascorsi un paio di giorni partimmo, il primo pomeriggio, diretti alla sede della casa editrice che era situata al quartiere Flaminio. Mamma ci accompagnò, vista la nostra giovanissima età e per muoverci usammo l'allora “circolare”, cioè un tram che percorreva tutta via Ulisse Aldrovandi e successivamente piazzale delle Belle Arti per giungere nella zona citata. La giornata era grigia e una sottile e fastidiosa pioggia non faceva altro che aumentarne la malinconia. C'era molto traffico e la vettura perse parecchio tempo durante il tragitto, facendo crescere in noi ragazzi un certo senso di inquietudine; in breve, temevamo di fare tardi , anche perché l'orario di apertura al pubblico della casa editrice non era ben chiaro. Scendemmo dal mezzo pubblico dalle parti di viale Tiziano, poi proseguimmo a piedi; ormai era l'imbrunire e le prime ombre notturne, unite a una certa foschia , contribuivano a creare una certa atmosfera “de role”. Raggiungemmo in breve tempo via Pietro da Cortona; si trattava di una piccola traversa laterale a via Flaminia, stretta ed estremamente silenziosa. Devo dire, però, che l'aspetto della palazzina nella quale era situato l'ufficio della casa editrice ERP mi deluse un poco: ci trovammo di fronte, infatti, a un edificio moderno, diciamo dei prima anni 60', dalla tipica architettura fredda e razionale, tutto l'opposto di quello che ci saremmo attesi ! Salimmo al piano ove era situato l'ufficio e ci arrestammo di fronte la targhetta che indicava la casa editrice ERP; io e mio fratello eravamo titubanti, ma nostra madre affermò che ormai eravamo arrivati fino a lì e che quindi non era il caso di perderci in indugi, per cui premette con decisione il campanello all'entrata. Dopo alcuni istanti, che a noi parvero lunghissimi, udimmo il passo felpato di qualcuno e d'improvviso la porta si aprì; ci apparve un uomo elegantissimo, in giacca e cravatta, che ci invitò gentilmente a entrare. Fui colpito dall'aspro e penetrante profumo che emanava la sua persona (probabilmente Vetiver) e dalla figura distinta di uomo di mezza età. Nella mia immaginazione pensavo di trovare una persona molto anziana, magari con una pipa in bocca e lunga barba ( così immaginavo fosse Frank Graegorius ) ma l'impatto non fu spiacevole. Ci chiese il motivo della nostra visita e si mostrò sorpreso quando gli spiegammo che eravamo giunti fino a lì per ritirare alcuni arretrati de I Racconti di Dracula. " In effetti " replicò " la prassi sarebbe di richiedere i libri mediante lettera, ma " aggiunse " ...per noi avrebbe fatto uno strappo alla regola !" L'unica cosa era che non poteva garantire che tutti i libri da noi scelti fossero al momento disponibili in sede perchè la maggior parte di essi erano fermi al deposito. In effetti, dei dieci libri del nostro catalogo ne rimediò solo sette , ma poi, notando lo sguardo triste di me e mio fratello, escogitò un sistema: aprì altri pacchi di precedenti ordinazioni pronti alla consegna e in breve rimediò i tre titoli mancanti. Fu veramente molto gentile e mamma si congratulò con lui. Io, intanto, spinto dalla curiosità, non potei fare a meno di sbirciare le lettere di richiesta dei numeri arretrati della collana che giacevano sulla scrivania dell'ufficio. Tra le tante mi colpì un foglio sul quale era scritto: “Sono una ragazza attualmente a letto a causa di una forte influenza; essendo appassionata dei vostri romanzi desidero ricevere i seguenti numeri arretrati...ecc. ecc.” La lettera finiva con la speranza che i volumi fossero arrivati prima che l'influenza finisse per poterseli leggere a letto ! La mia fantasia, già a quel tempo morbosa, subito elaborò un'immagine: la vedevo avvolta in una lunga e trasparente camicia da notte bianca, intenta a leggere quei libri alla fioca luce di una abat jour posta sul comò mentre magari fuori infuriava un temporale ! Pia illusione, poi, doveva essere la sua perchè sicuramente i libri ordinati sarebbero giunti molto tempo dopo la guarigione, vista la nota lentezza delle poste italiane! La visita ebbe termine; mamma raccontò al signore che ero un attento lettore di quei romanzi e costui ci congedò affermando di sperare che un giorno anch'io ne avessi scritto alcuni. Tornammo sulla strada con quel pacco tra le mani che per me e mio fratello valeva quanto un tesoro. Decidemmo di prendere per il ritorno un autobus a viale Maresciallo Pilsudsky, ma non so il perchè, alla fine sbucammo di nuovo in via Ulisse Aldrovandi. Attendemmo sotto la pioggia, che ora si era fatta più insistente, il passaggio di un tram ma quest'ultimo tardava ad arrivare; la situazione inoltre si era fatta ambigua perchè nostra madre era piuttosto avvenente e vestita con eleganza per cui attirava, ferma così sul marciapiede, la morbosa attenzione di molti automobilisti di passaggio. Optammo, quindi, per proseguire a piedi; si andava facendo tardi per cui affrettammo anche il passo. Costeggiammo il muro che delimitava l'allora Giardino Zoologico, prima che si trasformasse in "Zoopark", oltre il quale si potevano ancora udire i ruggiti dei grossi felini racchiusi nelle loro gabbie; eravamo piuttosto inquieti e il tragitto pareva non finire mai; poi, alla fine, non so come, riuscimmo a prendere un autobus che ci portò nei pressi di casa...eravamo salvi ! La prima cosa che facemmo io e mio fratello fu quella di cambiarci i vestiti, molto umidi, con altri ben caldi e poi di scartare il pacco; ognuno di noi prese i cinque volumi che gli competevano, poi, entrambi ci dirigemmo in salone; lì trovammo mamma seduta sulla poltrona, si stava sfilando le sottili calze di nylon bagnate dalla pioggia. Ci osservò con sguardo severo intimandoci di non azzardarci a leggere i libri prima di aver cenato. Ci piegammo alla sua volontà (a quel tempo eravamo ragazzini obbedienti !) ma mangiammo in fretta e con la mente rivolta ad assaporare le lettura che ci attendevano. Ancora adesso penso a quella ragazza della lettera: ormai sarà una donna più che matura ma mi piacerebbe incontrarla, chi sa se è rimasta anche lei, come me, una fans di questa bellissima collana. Fausto Marchi ( poeta e scrittore ) E' nato a Roma , città ove vive e lavora. Fin da giovane appassionato di poesia e letteratura, ha pubblicato due anni fa la sua prima silloge poetica dal titolo "prolegomeni Abissali", una raccolta di sonetti di argomento dark e neogotico nei quali si può notare la cura esasperata per la rima ricercata, la metrica e la forma. E' ormai prossima l'uscita di una seconda raccolta di poesie e un romanzo. Ha collaborato a varie riviste tra le quali anche INFO -Naturismo, la rivista ufficiale della FENAIT ( Fedeazione Naturista Italiana ) essendo lui stesso un praticante del nudismo. PARTE TERZA LE TRAME DEI CAPOLAVORI I Racconti di Dracula sono diventati rari e preziosi, difficili da trovare. Come tutte le edizioni popolari raramente sono conservati nelle biblioteche pubbliche. Perciò ho scritto qui i condensati di alcuni capolavori, rispettando lo stile voluto dell’Autore. Con questo lavoro spero di contribuire a far conoscere e apprezzare I Racconti di Dracula sperando che qualche Editore decida di ristamparli. I RACCONTI DI DRACULA Anno 1 N.1 15 12 1959 Lire 120 UCCIDONO I MORTI? di MAX DAVE Nota: la collana inizia nel dicembre 1959. Ma così tutti i numeri seguenti cadono nel mese successivo a quello stampato sul libro. Facendo iniziare la collana nel novembre 1959, tutto diventa corretto. Nota anche che molti numeri fino al 14 sono errati. Nel N.15 l’Editore scrive: In seguito a errore tipografico sulla progressione numerica dei volumi stampati fino ad oggi, ed allo scopo di permettere a tutti quelli che ne fossero sprovvisti di completare la collana, di seguito riportiamo i titoli delle precedenti pubblicazioni. UCCIDONO I MORTI? di Max Dave Questa nuova Collana che le nostre edizioni mettono a disposizione dei nostri affezionati lettori, hanno lo scopo di presentare la migliore narrativa nel campo dell’allucinante e dello spaventoso. I testi, accuratamente selezionati, porteranno alla vostra conoscenza un altro tipo di letteratura che incontra molto favore all’estero e che da noi ha avanzato i primi timidi passi. Questo primo racconto, svolto nell’ambiente di un Castello della Scozia, tra macabre apparizioni e morti inesplicabili, crediamo, incontrerà il vostro favore. La domanda finale: possono i morti far del male ai vivi? È il tema conduttore della vicenda. SUDARIO NUZIALE di FRANK GRAEGORIUS Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°56, Giugno 1964, pocket, pag.126, lire 150. Ansia è il sottotitolo di questo racconto. Ansia è l’emozione che percorre come un brivido tutto il libro. Sale a picchi elevatissimi, discende, si protrae, si trasforma in angoscia... Una galleria di incubi e di allucinazioni. Una finestra aperta sulle profondità dell’inconscio. Una sonda lanciata dentro oscuri stati di coscienza. In questa opera Graegorius sfiora la poesia descrivendo un orrido che è la quintessenza della bellezza. Un uomo provoca involontariamente la morte di due persone e il senso di colpa gli crea incubi e allucinazioni. Ma dove finisce la realtà e incomincia il delirio? Orrore e bellezza, tristezza e splendore, paura e meraviglia, vita e oltrevita. Il capolavoro irripetibile dal genio di Frank Graegorius. È l’opera più complessa, più raffinata, più psichica del grande Scrittore. In questo libro magico, Graegorius sfiora la poesia descrivendo un orrore che è la quintessenza della bellezza. Ansia è il sottotitolo del romanzo e questa emozione percorre come un brivido tutto il libro, sale a picchi elevatissimi, si trasforma in angoscia. L’ansia che fa sudare il lettore, che lo sgomenta in un labirinto di possibilità, che lo afferra alla gola comunicandogli una sensazione di vertigine, di batticuore, di soffocamento. SUDARIO NUZIALE è una galleria di incubi e di allucinazioni. È una finestra aperta sulle profondità dell’inconscio. È una sonda lanciata dentro oscuri stati di coscienza. Il protagonista riceve un invito, esce di casa ed entra in mondo di incubi e di illusioni. Ma dove finisce la realtà e incomincia il delirio? Orrore e bellezza, tristezza e splendore, paura e meraviglia, vita e oltrevita. Il capolavoro irripetibile dal genio di Frank Graegorius. LA TRAMA Opera di sconvolgente bellezza. Capolavoro di suspense e mistero. Il sottotitolo è Ansia e questa emozione percorre a onde tutte le pagine del libro assurgendo a volte a picchi elevatissimi, trasformandosi in angoscia. L’ansia che fa sudare il lettore, che lo sgomenta in un labirinto di possibilità, che lo afferra alla gola comunicandogli una sensazione di vertigine, di batticuore, di soffocamento. Un giovane professore di biologia Fritz Kann riceve l’invito a una festa da un amico che sta per sposarsi. Fritz si prepara ma prima di uscire ha un brutto presentimento. E infatti c’è qualcosa che non va, qualcosa di imprevisto. L’amico ha cambiato residenza e Fritz si trova a percorrere al tramonto le vie deserte e solitarie di una cittadina tedesca. Tutto è pittoresco e strano. Un poliziotto lo ferma, poi fa tre incontri singolari. Durante il cammino la cittadina diventa incantata, suggestiva, arcana..... Quando finalmente crede di essere arrivato Fritz apre una porta ed entra in un mondo da incubo pieno di simboli e di allucinazioni. Finalmente arriva un soccorritore il professore Ludwig Krause. Ma la mente di Fritz è scossa e al mattino seguente all’università egli sprofonda di nuovo in visioni di delirio e di terrore. Fritz viene ricoverato in una casa di salute alle cure del professore Krause che lo ha salvato. Tutto sembra andare per il meglio. Si accenna anche a una spiegazione razionale: i fantasmi di un uomo e una donna, della cui morte Fritz si ritiene responsabile, gli creano dei rimorsi. Fritz guarito dai suoi complessi di colpa esce e si fidanza con Sarah. Ma la sera del primo appuntamento Fritz sprofonda in universi multidimensionali di terrore e follia. Viene ritrovato esausto da Sarah alla quale racconta le sue allucinazioni. Sarah è perplessa. I luoghi sognati da Fritz esistono realmente e Sarah li conosce: è il parco privato del prof. Krause. I due amanti di notte entrano nel parco. Insieme a Sarah, Fritz crede di vivere un incubo tenebroso e mortale durante il quale la ragazza lo tradisce e perde un orecchino d’oro. Ma tutto è ancora un altro incubo. Al risveglio definitivo Fritz si ristabilisce e fa i preparativi per le nozze con Sarah. Però compie anche delle ricerche: ritrova il parco, ritrova i luoghi visti in sogno, ritrova realmente l’orecchino d’oro che Sarah ha perduto durante l’incubo..... Allora la stessa domanda iniziale si ripropone al protagonista e al lettore. Dove finisce la realtà e incomincia il delirio? La fine lascia Fritz e il lettore nell’incertezza di una doppia possibilità. Una galleria di incubi, di allucinazioni. Un inno alla incomprensibilità della Vita, oppure una escursione nel mondo dei sogni? Forse tutte due le cose insieme. Una porta aperta sull’inconscio o una sonda lanciata nelle profondità della psiche umana. Delirante, folle, angelico o sovrumano. E’ Frank Graegorius, lo scrittore cardine di tutta la letteratura del terrore. L’opera più ricca, complessa e significativa del grande scrittore. L’Autore: Frank Graegorius pseudonimo del dott. Libero Samale, medico psichiatra di Roma (1914 - 1985). Uomo eccezionale che ha doti di profonda sensibilità, grandi conoscenze esoteriche ed esperienze di viaggi. É paragonabile ai Maestri del genere nero: Algernon Blackwood e Gustav Meyrink. Samale ha scritto circa 100 libri con vari pseudonimi di genere orrore, supernaturale, giallo, nero. I capolavori sono: I Sussurri Delle Streghe, Il Golem, Sudario Nuziale, Il Castello Delle Rose Nere, L’Organo Dei Morti, L’ululato del lupo mannaro. Il disegnatore Mario Caria di Roma ha disegnato una buona e inquietante copertina gialla e blu. In primo piano mostra Sarah spaventata e sullo sfondo il Prof. Krause minaccioso. IL FU Mr. WASHINGTON di MAX DAVE Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°23, Settembre 1961, pag.126, lire 150. Un caso pazzesco; un mistero impenetrabile; un enigma oscuro e angoscioso che non si può risolvere con i mezzi umani. Un paese di boscaioli, arroccato nella Scozia del Nord. Qui la vita si svolge monotona, fra lavoro, bevute all’osteria, amori clandestini … Ma, nelle gelide notti invernali, quando la nebbia e la neve premono alle finestre e la tramontana fischia giù nelle vallate, allora succede qualcosa; qualcosa di terribile e inspiegabile. Di notte, fra boschi e montagne, uno spettro è in agguato. In quelle notti di terrore, gli uomini si domandano perché, mentre stanno rifugiati attorno al fuoco all’osteria. Ma nemmeno in quel posto si è al sicuro. Incominciare a leggere Il fu Mr. Washington è come entrare in una morsa che diventa sempre più serrata. E’ come discendere un vortice che diventa sempre più pericoloso. Un racconto vertiginoso, ad alta tensione, irto di imprevisti che lasciano atterriti. Un capolavoro di suspense, brivido e mistero, denso di atmosfera e genialità. MAX DAVE, alias Carlo Belli, fratello di Pino. Ricordiamo che i due fratelli usavano lo stesso pseudonimo. Questo romanzo è stato scritto da Carlo Belli, medico legale. LA TRAMA Ecco un capolavoro di genere mistery-giallo-nero. L’ispettore Jack Buckingam, in pensione da 5 anni, rovistando fra le vecchie carte rievoca il caso più pazzesco, difficile e strano durante la sua lunga carriera a Scotland Yard. Il Caso di Mr. Giorgio Washington; e decide di raccontarcelo. Premettiamo subito che questo uomo non aveva nulla a che vedere con il suo famoso omonimo americano. La storia incomincia con la morte del personaggio principale. Giorgio Washington muore nell’inverno del 1929, solo, senza amici né parenti e viene seppellito a Westhouse un paesino di 500 persone, quasi tutti boscaioli, nella Scozia del Nord. Vicino al paese, sul Monte Moebius, sorge un Osservatorio Astronomico dove a partire da quel momento incominciano a verificarsi strani incidenti. Il professor Cummings dell’Osservatorio riceve la visita di uno sconosciuto il quale afferma di chiamarsi Giorgio Washington e gli fa oscure rivelazioni. Due ubriachi vengono massacrati a colpi di scure giù in paese, vicino al cimitero, e dopo varie indagini lo sceriffo locale chiede l’aiuto di Scotland Yard. Così arriva fiducioso l’Ispettore Buckingam con due agenti, convinto di risolvere subito il caso del maniaco omicida. Ma le cose non sono tanto semplici. Dopo tre giorni l’Ispettore lascia momentaneamente il paese per recarsi a Scotland Yard e durante la sua assenza avvengono ancora strani incidenti e altre persone vengono massacrate. L’Ispettore ritorna precipitosamente a Westhouse e riprende le indagini. Uno straniero sospetto viene catturato ma riesce a fuggire in una tormenta di neve. L’Ispettore, aiutato dai suoi agenti, si ingolfa nelle ricerche ma non ci capisce più niente. Il caso diventa sempre più intricato e pazzesco. La gente in paese parla di un’ombra assassina, di un fantasma, di un demone... Dopo molti insospettati colpi di scena, l’Ispettore arresterà finalmente i colpevoli e farà piena luce sul Caso Washington. L’Ispettore arriverà faticosamente alla soluzione che sarà logica, razionale come un meccanismo di alta precisione. Allora tutti i tasselli di questo straordinario puzzle andranno al loro posto, tutte le incongruenze verranno comprese e tutti i misteri verranno svelati.... Cioè, tutti, meno uno. Ma chi era in realtà questo Giorgio Washington? Dopo 30 anni l’Ispettore Buckingam continua a chiederselo! Max Dave pseudonimo del Dottor Pino Belli (1921 Roma1968). Scrittore e regista. Genio sregolato. La fantasia di Pino Belli e la sua competenza nel narrare ne fanno un maestro della penna. Il tesoro della Sierra Dorada film del 1953. Autore con vari pseudonimi di oltre 100 gialli, neri, fantascienza, orrore, guerra. I suoi capolavori sono le Storie del Terrore e del Mistero ambientate in Scozia e Irlanda. I casi pazzeschi, le apparizioni di fantasmi, le trame diaboliche con i finali a doppia soluzione... La Legge Dell’Aldilà, La Dama In Nero, Terrore Al Castello, Uccidono I Morti?, Il Fu Mr. Washington. Suggestiva la copertina del Pittore Mario Caria di Roma. In primo piano due mani insanguinate si fanno strada fra i rovi. In alto, contro lo sfondo del tramonto invernale, si staglia l’osservatorio astronomico. LA CACCIA DEL DIAVOLO di MORTON SIDNEY Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°40, Febbraio 1963, pag.126, lire 150. La storia è ambientata nei suggestivi scenari dell’Irlanda occidentale, là dove i confini fra naturale e soprannaturale sono più incerti. Terra ricca di tradizioni e misteri, l’Irlanda. Con i suoi paesaggi tormentati, fatti di brughiere e casupole col tetto di paglia. Terra di leggende, di spiagge ventose e desolate disseminate di macigni. Dovunque si incontrano rovine: castelli, fortezze, torri, che si stagliano nelle luci grandiose di crepuscoli lunghi, quasi disperati. In questa terra convivono religione e magia, superstizione e spiritualità. Qui si vedono gli gnomi, le Banshee, i Leprechauni. Qui i folletti intrecciano le criniere nelle stalle, di notte. E gli spettri architettano giochi crudeli e, talvolta, mortali. Forse è per questo che molti scrittori del Soprannaturale, Le Fanu, Stoker, Maturin, Lord Dunsany… sono nati in Irlanda. La caccia del diavolo è un capolavoro di terrore, suspense e mistero. Il suo ritmo è velocissimo e quando si incomincia a leggerlo non si riesce più a fermarsi. L’intreccio è coinvolgente, imprevedibile sino alla fine. I personaggi sono psicologicamente vividi e reali. Ma soprattutto questo romanzo possiede un “quid”, un qualcosa di indefinibile, che si trova solo nelle grandi opere ispirate. Il lettore che legge per la prima volta Morton Sidney resta piacevolmente sorpreso, ma prova anche un po’ di rabbia perché vorrebbe aver scoperto prima questo grande Autore! Morton Sidney ha scritto circa 100 libri: Gli incubi di Monte Davies. La prigioniera di roccia. La stirpe maledetta. Il tempio dell’orrore. Gli uomini pipistrello. Hubert lo squartatore. La caccia del diavolo è un grande libro di un grande Scrittore, da conoscere e amare, da leggere e rileggere. E’ un classico del brivido, affascinante, che lascia un profondo ricordo di nostalgia e bellezza. LA TRAMA Il romanzo incomincia col descrivere l’amore improvviso e appassionato di Tom Hangine, un brillante studente del Newgate College, per Shilli Donel, una ragazza bellissima ma chiusa e introversa. Finita l’Università i due giovani seguitano a frequentarsi nel gioco incostante dell’amore. Shilli appare strana, a volte appassionata a volte insensibile, dolce e fredda. Finché una notte dopo il ritorno dalle vacanze Shilli scompare. La famiglia della ragazza è preoccupata e incarica la Polizia di cercarla, ma il più disperato di tutti è il fidanzato Tom che decide di cercarla da solo e così si imbarca in una avventura paurosa e allucinante. Seguendo una sua pista Tom prende l’aereo per Dublino, poi il treno per Galway e infine la corriera per Gallimh. In un pub, da un vecchio pescatore apprende che la ragazza è andata a Draghfurt, nelle Isole di Aran. Il vecchio pescatore si chiama Malone e Tom lo ingaggia per farsi portare a Draghfurt sulla sua barca. Nell’incanto del paesaggio irlandese, cupo e solenne, Tom sprofonda nella magia del cielo, del mare e della piccola isola. Ma quando sbarca fra quei pescatori superstiziosi Tom non trova Shilli, e inoltre una tempesta gli impedisce di tornare indietro. Così prende alloggio nell’alberghetto di Mrs. Darth dove conosce la figlia Marijoice, che si rivela una amica di Shilli. Marijoice è una ragazza con i capelli rossi, taciturna ed enigmatica che sembra conoscere molti segreti sulla vita privata di Shilli ma non è disposta a parlare. Una sera, accanto al fuoco, Tom e Marijoice sono rimasti soli e in una drammatica conversazione la ragazza supplica Tom di andare via, subito, e di non cercare mai più Shilli. In piena notte la tempesta terribile con pioggia e lampi si scatena sull’isola. Tom, dalla sua finestra vede Marijoice che esce di casa e si inerpica sulla collina dove si trovano i resti della vecchia chiesa abbandonata, eretta sulle fondamenta di un tempio druidico. Deciso a farla finita con questo mistero Tom segue di nascosto la ragazza e sulla collina trova le tracce di Shilli. Adesso Tom sente di essere vicino alla soluzione. Marijoice è scomparsa, la tempesta aumenta di intensità e Tom entra risoluto dentro alla chiesa.... Qui dopo una esperienza terribile precipita nei sotterranei dove venivano sepolti i morti. Vagando nei sotterranei quasi impazzito dal terrore Tom incontra Marijoice. La ragazza non gli spiega nulla però prima di lasciarlo gli indica una botola, un passaggio segreto attraverso il quale il giovane potrà uscire. Seguendo un cunicolo scavato nella collina Tom arriva sfinito a una caverna sul mare e in quel posto trova la sciarpa di lana bianca che lui stesso aveva regalato a Shilli. Ancora interrogativi, ancora domande senza risposta. Al limite delle forze, sporco e ferito, Tom viene raccolto da una barca di pescatori e perde coscienza. Si sveglia prigioniero in un luogo sconosciuto: una antica fortezza medievale in mezzo a un bosco. La fortezza è deserta, sembra abbandonata da secoli e i suoi soccorritori sono scomparsi. Poi arriva un nano, goffo, in livrea verde oro e avverte Tom che il Cavaliere lo sta aspettando. Il Cavaliere è un personaggio cupo e misterioso. Egli afferma di aver trovato Tom in mare e che adesso è suo ospite. Tom comprende che gli conviene stare al gioco; finché una notte Marijoice viene furtivamente nella sua stanza e gli promette di aiutarlo a liberare Shilli. Senza avere il tempo per ottenere una spiegazione Tom segue la ragazza dentro una sala dove si trovano alcune donne prigioniere, fra le quali Shilli. Tom tenta di liberarla ma i servi del Cavaliere lo scoprono. Così inizia una feroce lotta e una disperata fuga per la vita..... Tom riesce a mettersi in salvo, ma non ritroverà mai più Shilli e neppure Marijoice. Anche il pescatore Malone è scomparso. La soluzione del mistero arriverà dopo alcuni anni. Tom consultando vecchie carte scoprirà che fine avevano fatto Shilli, Marijoice e le altre ragazze scomparse. Morton Sidney, pseudonimo del dottor Franco Prattico di Roma (Roma 1929 vivente) Ha scritto con vari pseudonimi oltre 50 gialli, neri, fantascienza. Dopo la chiusura dell’Editrice ERP ha scritto articoli scientifici sul quotidiano La Repubblica. Grande e dotato Scrittore del brivido. I suoi racconti del soprannaturale sono percorsi da una vena romantica. Le Opere migliori: Uomini Pipistrello, La Stirpe Maledetta, La Caccia Del Diavolo, L’Uomo Che Non Poteva Morire, La Prigioniera Di Roccia. La copertina è del Pittore Mario Caria di Roma. Un uomo col volto bendato aggredisce una donna. Luci bluastre sullo sfondo. La Caccia del Diavolo è stato ristampato col titolo Il Diabolico Gioco, nel febbraio 1999 n° 18 Horror Story, Garden Editore Milano. LA TOMBA DI SATANA di GERON BRANDANUS Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°2, 15 Gennaio 1960, pag.126, lire 120. I vecchi edifici abbandonati contengono spesso dei segreti. I cumuli di storia che sono passati hanno lasciato qualche segno dietro di loro. I secoli trascorsi non sono completamente svaniti dentro alle sale abbandonate: qui è rimasto ancora qualcosa, una traccia, un ricordo. Nella polvere, nei mattoni ammuffiti e corrosi dal salnitro, c’è qualche cosa, qualcosa che non è andato perduto ed è rimasto impresso qui. Basta poco per trovare quella traccia; basta un po’ di sensibilità, un attimo di solitudine e la mente riesce a cogliere quei segni, quegli strani presentimenti, quelle emozioni inspiegabili che trascinano indietro, sempre più indietro… Allora si corre il rischio di vedere sovrapporsi due realtà: quella presente e quella passata. O peggio, si corre il rischio di rimanere intrappolati ed acquisire tutta la terribile eredità che era rimasta sepolta dentro il passato. E’ il tema che percorre l’abissale vicenda de LA TOMBA DI SATANA. Un terribile retaggio medievale si trasferisce in un uomo moderno, razionale, offuscandone la ragione. C’è un enigma tenebroso, avvolto da una atmosfera da incubo. Nel tentativo di risolverlo, il Gruber prende su di sé tutto l’odio che prima apparteneva al suo nemico. E’ cambiato l’oggetto di questo odio: Brandanus odiava gli eretici e Gruber odia gli uomini come Brandanus, ma la paurosa carica di odio è rimasta inalterata. Gli interrogativi sollevati sono sconcertanti; primo fra tutti: quale era la soluzione giusta? Non esiste la soluzione perché risolvere significherebbe aver trovato il modo di distruggere il male sulla Terra. LA TOMBA DI SATANA è una storia unica che non ha paragoni nella Letteratura del terrore e del brivido. LA TRAMA All’inizio di questo straordinario romanzo leggiamo la seguente presentazione: Questa strana, allucinante storia, non ha un titolo originale perché fu dettata dai testimoni della vicenda. Non può essere riassunta perché sarebbe come voler concentrare in poche parole la spiegazione della pazzia. Non ha un autore e il lettore si renderà conto del perché dopo aver scorso queste pagine. Non ha una fine. Non potrebbe averla perché ciò significherebbe aver distrutto il male sulla terra. Può essere frutto d’una allucinazione. Può essere il risultato immaginoso di menti corrose dalla pazzia e pura e semplice verità. Non facciamo commenti. Al lettore la decisione. Anche l’ultima, quella consigliata da Gruber nelle ultime righe. Giugno 1954, ad Aalen, un paesino tedesco vicino a Stoccarda. Gli operai guidati da Hans Hoffman sono al lavoro per abbattere le mura cadenti dell’antico Convento di Pilkim. Arriva l’ingegnere Gruber, soprintendente ai lavori. L’ingegnere lascia la sua Voltz-wagen e scende nel valloncello posteriore per studiare le mura a nord-est. Il valloncello è una depressione del terreno, umida, malsana, attraversata da un torrente. In quel posto Gruber prova uno strano malessere, un acuto senso di solitudine, però la curiosità lo spinge a proseguire. Allora sente lo strano fenomeno. Il rumore dell’acqua, riflettendosi sulle rocce crea echi complicati e sembra che qualcuno, forse molti, preghino. Gruber abbassa la testa per ascoltare meglio. Ora sente non più preghiere ma lamenti, sospiri, invocazioni che fanno rabbrividire. Una voce alle sue spalle lo richiama alla realtà. É arrivato qualcuno: un uomo alto e magro con occhiali e un libro in mano. Dice di chiamarsi Geron Brandanus e di essere pastore calvinista. Dice di venire spesso in quel posto per leggere e di avere notato pure lui le strane riflessioni sonore. In seguito Gruber incontra ancora quell’enigmatico, frettoloso pastore che però non è conosciuto in Paese. Durante la demolizione dei ruderi viene scoperto un locale sotterraneo. L’Intendenza ai Monumenti ordina di sospendere i lavori e il sindaco di Aalen mette un poliziotto di guardia. Il locale contiene 4 tombe in marmo sull’ultima delle quali è inciso un nome in caratteri greci: Geron Brandanus. In una notte ventosa e piovosa Enrich Baumann si aggira armato in quelle campagne. Baumann ha violentato e ucciso una giovane donna a Stoccarda ed ora sta fuggendo, ricercato dalla Polizia. Baumann incontra il pastore Brandanus il quale gli racconta che c’è un tesoro nascosto dentro alla tomba di un suo antenato, sotto le rovine di Pilkim dove adesso sta di guardia un poliziotto. Insieme vanno alle rovine e dopo momenti di grande tensione Baumann uccide il poliziotto. Brandanus propone all’assassino di aiutarlo a recuperare il tesoro, così i due uomini scendono nella cripta sottostante. Qui aprono l’ultima tomba. Essa è completamente vuota tranne un rotolo di pergamene legato con un nastro nero. Allora con uno stratagemma Brandanus rinchiude Baumann nel sarcofago di pietra, facendolo morire soffocato. Il mattino seguente si scopre il poliziotto assassinato, il cadavere di Baumann soffocato nella camera sotterranea, il rotolo di pergamene. Si chiedono rinforzi e la sera dopo alla locanda Il Barile di Bronzo, alcune autorità si sono radunate per una inchiesta e per tentare di risolvere il mistero. Ci sono l’ingegner Gruber, il sergente Kutzner, il Capitano Klingen della Polizia di Stoccarda, il Giudice Thurghener, il Colonnello Von Kemplen e il Medico Legale. Al Colonnello Von Kemplen, studioso di antichità, è affidato il compito di tradurre il testo del plico trovato dentro alla tomba. Il testo, stilato in latino gotico ecclesiastico è il diario del fratello Geron Brandanus del Convento di Pilkim, del 1565, con una nota del fratello Angus. Il testo trasporta il lettore nell’oscuro mondo medievale dell’Inquisizione e della spietata lotta contro gli eretici. Brandanus compie la sua opera con fanatismo e zelo aiutato nei momenti difficili da uno sconosciuto. Dopo la lettura del terribile manoscritto, c’è stupore, incredulità, disaccordo su come procedere. Si comprende che lo zelo di Brandanus era diventato ferocia. Si capisce che il suo ispiratore era il diavolo. Brandanus non si accorgeva che, nel tentativo di estirpare il male, era diventato egli stesso un demoniaco agente del male. A questo punto l’ingegner Gruber continua da solo le ricerche. Incontra lo spirito dannato di Brandanus e riesce a distruggerlo. Ma così facendo Gruber assume su di sé la pesante eredità di Brandanus. Tutto l’odio che il frate provava per gli eretici, ora Gruber lo prova per gli esseri come Brandanus. Si è solo spostato l’oggetto di questo odio, ma la carica di odio è rimasta inalterata ed ora appartiene a Gruber. In fondo il male si è ancora una volta perpetuato. Surreale la copertina del Pittore Sbraga. Un uomo truce con cappotto e pistola è visto di spalle. La sua immagine si riflette in una galleria dove vagano fantasmi. Ristampato dalla ERP con qualche variante e copertina meno bella nel Settembre 1972. Ristampato con errori da Robin Editore Roma nel 2002. LO SQUALO BIANCO di JACK LEEDER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°39, Gennaio 1963, pag.126, lire 150. Può un fantasma essere custode di un antico tesoro? E quale sarà il suo inconcepibile riscatto? E’ una delle tante leggende che si tramandano nelle tormentate coste della Normandia, flagellate dal vento. Alcuni studiosi inglesi arrivano per esplorare le caverne della spiaggia nord. In uno scenario suggestivo fatto di insenature rocciose, piccoli laghi, bui anfratti, scoprono una assurda iscrizione che nessuno è mai riuscito a interpretare. Sfidando gli avvertimenti dei pescatori superstiziosi, gli studiosi decidono di esplorare proprio “quella” caverna. Dopo si pentiranno, ma sarà troppo tardi. Nelle notti di temporale, a volte, le antiche leggende sembrano rivivere. E i fantasmi ritornano dal passato per esigere un prezzo inconcepibile a una mente sana. Un erotismo raffinato e la paura dell’ignoto accompagnano i lettori di questo fantastico racconto. LA TRAMA Una spedizione scientifica composta dal prof. Ghutner, Gordon Bell, Bob O’Mara ed Edith arriva sulle ventose coste della Normandia per esplorare le caverne della spiaggia Nord. Gli speleologi prendono alloggio nella taverna del villaggio e assoldano due guide: Lionel e Marius. Però quando arriva il momento di esplorare la “Grotta dello Squalo Bianco” Lionel e Marius si rifiutano di accompagnare gli studiosi. La grotta è una apertura nera e carica di mistero inclinata verso il sottosuolo. Scalfite sulla roccia ci sono incise queste strane parole: Dieci pinte di sangue umano Il pianto di una vergine Pane fatto con farina di teschi Il giorno dopo Lionel accompagna gli studiosi da Dubois, l’unico uomo in paese che ha tentato di esplorare la grotta. Costui è un vecchio pescatore che vive con la figlia Minou, bella e scontrosa. Dubois, seduto su una sedia a dondolo con una corta pipa di terracotta fra i denti, incomincia a narrare una leggenda: Un tempo il mare non arrivava fino a quel punto e nei pressi della caverna sorgeva un mulino a vento. Henriette Mussu, giovane vedova di un pescatore, tornava dal mulino dove era andata a prelevare farina. Lungo la strada Henriette vide arrivare una barca con alcuni brutti ceffi armati fino ai denti. La donna spaventata si nascose dietro una roccia. Gli uomini sbarcarono sulla spiaggia portando una cassa di legno ferrato. Dai loro discorsi Henriette capì che erano banditi e intendevano nascondere il loro oro. Con le funi calarono la cassa dentro alla grotta. L’uomo chiamato il Nero, che sembrava il capo, decise di mettere un custode del tesoro seguendo un metodo insegnatogli da uno stregone dei Caraibi. Scelse il bandito più sospettoso e gli fece ripetere le parole del riscatto: “Il sangue di cinque uomini che abbiano violentato una vergine. Pane fatto con farina di teschi; tanti teschi quante sono le facce di un dado.” Poi fece avvicinare l’uomo (il quale non riusciva a capire) al bordo della caverna e qui gli sparò. Il suo spirito sarebbe stato il custode del tesoro e se qualcuno fosse riuscito a rubarlo, lo spirito avrebbe preteso questo inconcepibile riscatto! Il racconto del vecchio Dubois prosegue: Prima di andarsene i pirati scoprirono Henriette, la violentarono e l’ultimo le piantò un coltello nel ventre. Ma Henriette non morì subito. Incise quelle parole sulla roccia e raccontò la storia ai suoi soccorritori, il mattino dopo. Fin qui la leggenda. Poi Dubois riferisce la sua esperienza personale: Durante l’occupazione alleata egli decise di esplorare la grotta, invasa dall’acqua di mare. Si calò sul fondo con un completo da sommozzatore. Scoprì il forziere sfasciato con monete e pietre colorate tutto intorno. Dubois incominciò a riempire un piccolo zaino e stava per risalire quando fu attaccato da un gigantesco squalo bianco. Dubois riuscì miracolosamente a salvare la propria vita abbandonando lo zaino che lo appesantiva. Riuscì ad emergere portando con sé una sola moneta d’oro. Adesso egli la mostra ai suoi ascoltatori: una antica Corona inglese del 1500. Ma la figlia Minou sta soffrendo le conseguenze di questo fatto. Il giorno seguente i membri della spedizione del prof. Ghutner decidono di esplorare la caverna sottomarina e qui scoprono che il vecchio Dubois aveva detto la verità. Trovano il suo zaino e vengono attaccati da un gigantesco squalo bianco. Allora i tre uomini ritornano muniti di arpioni e dopo una lotta con lo squalo riescono a recuperare il tesoro. Adesso il villaggio è in subbuglio. Tutti hanno paura della maledizione della leggenda. A partire da questo momento, fatti terribili sconvolgono i membri della spedizione e gli abitanti del piccolo villaggio. É lo scatenarsi delle passioni umane oppure è lo spirito del pirata morto che esige il suo tremendo riscatto? Dubois decide che è più saggio non conoscere la risposta a questo interrogativo e in una notte di tempesta ruba il tesoro maledetto e lo riporta nella caverna. Jack Leeder, pseudonimo di Mario Pinzauti, siciliano (1930), Roma. Ottimo scrittore del terrore e soprannaturale, ha scritto con vari pseudonimi oltre 100 neri e gialli. I suoi capolavori: Vincolo Macabro, La Valle Dei Cento Morti, L’Amante Infernale, Le Piccole Gocce. Ha una grande passione per le armi e dopo la chiusura dell’Editrice nel 1983 è diventato direttore di una scuola di tiro e Perito Balistico. Copertina del Pittore Mario Caria di Roma. FEMMINE DELL’ALDILÁ di DOUGH STEINER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°7, Settembre 1960, pag.126, lire 120. E’ il resoconto di una serie di sedute spiritiche tenute in una cittadina americana negli anni 50. E’ la storia della vicenda pazzesca che ne è seguita. L’Autore è uno dei pochi che ha avuto la fortuna di conoscere lo sviluppo dei fatti, assolutamente fuori dalla normalità. Una strana catena di eventi frenetici e imprevedibili. Tutte le persone che vi prendono parte verranno travolte da forze incontrollabili. Ma in fondo alla drammaticità della storia, qualcosa brilla: la visione di una realtà più grande che incanta e rassicura. Dough Steiner è unico, impareggiabile. Il suo stile è pungente. La sua ironia è dissonante. Anche questo suo racconto è unico, fuori da ogni schema e non classificabile nei generi conosciuti. LA TRAMA Una cittadina americana. In una stanza attrezzata per sedute spiritiche vengono trovate morte parecchie persone compresa la medium. Fra queste, c’è il corpo di un uomo e una donna sconosciuti. Al corpo della donna manca metà di un occhio, una gamba e una mano. Ciò è inspiegabile ma non è ancora niente. Quando i periti settori aprono quel corpo scoprono che manca un terzo del cuore! La vicenda si presenta assurda ma non è ancora finita. Dalle indagini risulta che i due sconosciuti sono spagnoli e inoltre che essi erano morti anni fa. Quando si procede alle esumazioni, dentro alla cassa della donna vengono trovati la gamba, metà dell’occhio e il pezzo del cuore che mancavano al cadavere in America.... L’Aldilà: un paesaggio evanescente, immateriale, immerso in una nebbia grigia, su un fondale lattescente. Dentro agli alveoli le anime contemplano, per espiazione, gli errori della loro vita. A poco a poco tre anime vengono disturbate e si agitano. Qualcosa le attrae e le anime roteano, si contorcono, si avvitano come mulinelli di acqua o di luce. Una riesce a sfuggire al richiamo, ma due anime vengono irresistibilmente attratte, attratte, verso..... Una stanza rossa e nera ermeticamente chiusa. Sulle poltroncine di velluto rosso, attorno a un tavolino ovale, si trovano alcune persone: l’anziana medium Brenda Hoffman, la bella ragazza viennese Halina, il grosso Ruggero Tros, l’ex reverendo Helgoland, l’ereditiera minorenne Baby Lilla, il gangster Zo Mallory e un omosessuale. Siamo a una seduta spiritica. C’è oscurità e silenzio. Si sente solo il profondo respiro della medium in trance. La seduta è stata voluta dal gangster Zo Mallory per comunicare con Halda Millington, la sua bellissima amante morta. Nei primi tempi Halda parla per bocca della medium. Successivamente appare il fantasma di Halda, il suo ectoplasma. Poi diventa endoplasma e avviene la materializzazione. Ma con Halda si materializza anche il corpo di Myra, una donna sconosciuta. Zo, accompagnato dai suoi scagnozzi porta con sé la donna che dice di chiamarsi Halda. Il gangster sospetta che sia tutto un trucco per spillargli dollari, e lui decide di approfittarne e tenersi la ragazza che somiglia alla sua Halda. Myra invece, pallidissima e svenuta, rimane a casa della medium. Nel covo del gangster, Zo pensa che la ragazza sia la sorella gemella di Halda, e per esserne sicuro manda Paul, un suo scagnozzo, al cimitero a guardare dentro la tomba di Halda. Durante una notte d’amore il corpo di Halda incomincia a smaterializzarsi. Sconvolto dalla paura il gangster comprende che questa è la vera Halda, la sua amante che lui stesso aveva fatto uccidere! La medium Brenda è assalita dagli interrogativi sulla ragazza che è con lei. Durante la trance lei non era cosciente. Chi è dunque Myra? Una materializzazione? Una spia del gangster? Per inseguire i suoi scopi di grandezza a scapito di Zo la medium Brenda organizza un’altra seduta. Arriva una nuova materializzazione, Terrym il fidanzato di Myra. Ma gli interessi umani esplodono: violenza, sparatorie, follia...I presenti si uccidono a vicenda e uccidono Myra e Terrym le due materializzazioni. Myra muore proprio all’inizio della smaterializzazione. Così liberati, i fantasmi di Myra e Terrym si alzano in un mondo fatto di luce, di armonia e di bellezza. Al suo arrivo la Polizia trova solo alcuni cadaveri. Due di questi presentano un mistero che il materialismo non potrà risolvere. Storia di spiritismo originalissima (come tutte le opere di questo Autore) non priva di una certa ironia. L’Autore Dough Steiner, pseudonimo di Sveno Tozzi (1923 Roma 1999). Ha scritto con vari pseudonimi gialli, neri, fantascienza negli anni ‘50 e ‘60, poi più nulla. I suoi capolavori: Femmine Dell’Aldilà, L’Amante Del Loculo Tre, La Femmina Dell’Homuncolus, Cervello Che Cammina. Ottima la copertina del Pittore Gasparri di Roma: al centro c’è una donna esile e seminuda. Davanti a lei si stende un lago di fuoco e dietro c’è un teschio ghignante. IL FIUME DI SANGUE di RED SCHNEIDER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°14, Marzo 1961, pag.126, lire 120 e poi lire 150. Il protagonista di questa storia ritorna nel suo paese natale (Galway Irlanda) dopo 12 anni e lo attende una emozione intensa e incontenibile. Vecchi amori si ripropongono, lontani rimpianti, ricordi dolci-amari che danno ancora piacere, che fanno ancora soffrire. Il giovane protagonista, ultimo discendente di Annagh, va a stabilirsi nella sua dimora. Adesso egli vorrebbe conoscere il segreto di famiglia, da sempre gelosamente custodito, e ora sepolto insieme a tutti i suoi parenti. E’ una lunga galleria tortuosa popolata dai ricordi dei suoi antenati. Ma non tutto è finito. Non tutto è dimenticato. Il passato non è completamente morto. E i fantasmi del passato sono terribili e pericolosi. Non solo come ricordi tristi e nostalgici, ma come pericoli perversi e reali... LA TRAMA Dopo 12 anni di assenza Gregory Orlandy Annagh ultimo discendente di una antica stirpe, ritorna in Irlanda la sua terra natale. A Galway l’osteria del porto è ancora di proprietà dell’ex prostituta Lou Mosk (una vecchia conoscenza) che vive con la bella figlia Allyson. Gregory ha deciso di tornare a vivere nell’antica dimora dei suoi avi ma Lou tenta di dissuaderlo: un anno fa il fantasma di Lady Christal, una prozia ninfomane di Gregory, uccise un americano in quella casa. La stessa notte Lou vide il sangue scorrere nel fiume Corrib e Allyson aveva le crisi. Anche Perkin Judge il fattore, sconsiglia Gregory di abitare da solo nella casa degli Annagh, ma poi si arrende alla volontà del padrone. Gregory lascia i fanali di Galway indietro nella notte e percorre la strada della brughiera fra colline e laghi sotto la luna. Il paesaggio irlandese è incantevole e pieno di presagi ma alla fine Gregory raggiunge la sua casa e vi si stabilisce. I giorni passano e Gregory lavora aiutato da Perkin per rendere più confortevole il posto. Ma lentamente, impercettibilmente i paesaggi malinconici, gli ambienti vetusti e polverosi fanno rivivere i fantasmi del passato. Gli spettri di suo nonno Sir Cormach Orlandy Annagh studioso di Spiritismo e Magia, della prozia ninfomane Lady Christal Orlandy Annagh, perseguitano e influenzano il giovane Gregory. In una stanza segreta del sottotetto Gregory scopre l’antico laboratorio di magia del nonno. E lì fra libri e candele, alambicchi e ragnatele ritrova la bruna Allyson, nuda, che tenta di sedurlo. Ma non è Allyson. É lo spettro di Lady Christal che ha preso le sembianze della ragazza la quale nel frattempo è stata ricoverata in una clinica psichiatrica. Prima che Gregory soccomba viene salvato dallo spettro di nonno Cormach che gli fa vedere la realtà. Gregory decide di risolvere il mistero di Annagh cercando nella biblioteca di suo nonno. Intanto fa amicizia con Myriam la figlia del fattore e prende James come uomo di fatica. Ma una mattina all’alba, mentre cammina per un sentiero di campagna con la mente piena di nostalgie e ricordi, Gregory vede.... il fiume di sangue. Nel fiume Corrib scorre non acqua ma sangue viscido e grumoso. A poco a poco la visione scompare ma Gregory scopre le conseguenze di quello che era stato un presagio. James, l’uomo di fatica, viene trovato ammazzato in modo barbaro. Interviene la Polizia, il caso è inspiegabile, le indagini si fermano davanti a ipotesi ultraterrene... Gregory sospetta che lo spettro di Lady Christal abbia ucciso quell’uomo e suo nonno non è intervenuto a salvarlo poiché era un estraneo. In una notte di tempesta lo spettro del nonno Sir Comach Orlandy appare effettivamente a Gregory e con frasi spezzate gli svela il terribile segreto di Annagh! Ancora una volta Gregory viene attirato da Allyson, la bella figlia di Lou Mosk. Ma ora Gregory sa che il fantasma di Lady Christal si serve del doppio di Allyson per sedurre e uccidere. La distruzione di Annagh e la morte di Allyson segnano la fine del dramma. Gregory, liberato dall’incubo, sposa Myriam la figlia del fattore. L’Autore Red Schneider pseudonimo del dott. Giuseppe Paci (1929). Autore con vari pseudonimi di circa 100 gialli e neri. I suoi romanzi sono racchiusi in una atmosfera raffinata, evocativa, inquietante e sottilmente erotica. I suoi capolavori: Il Fiume Di Sangue, La Leggenda Di Balfe, Il Destino Dei Taskett, Terrore Nel Plenilunio, La Mummia Nuda. Stupenda la copertina del Pittore Gasparri di Roma. Al centro una ragazza bruna, bella e pensosa (Allyson) sta sullo sfondo di candele contorte, alcune accese altre spente. Dall’alto pende un braccio scheletrico che impugna una pistola. Sulla destra c’è la faccia con l’espressione sbarrata di un uomo di mezza età (Perkin). SATANA É DONNA di PAUL CARTER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°30, Aprile 1962, pag.126, lire 150. L’incontro con Paul Carter è sempre un’avventura per i lettori. Paul Carter infatti è l’Autore più strano e imprevedibile che spazia dal mistero all’humor nero, dalla sensualità esasperata fino alle tematiche dello spiritismo e della magia. L’enorme bagaglio di esperienze e cultura acquisita in tutte le nazioni del mondo, fanno di questo Autore un esperto conoscitore e narratore di fatti enigmatici, tutti presi dalla vita reale. SATANA E’ DONNA è una storia profonda e affascinante ambientata nelle gelide Highlands della Scozia Settentrionale. Un paesaggio selvaggio e tormentato con montagne e brughiere. Una terra pittoresca, un luogo scelto a dimora degli spettri e dei fantasmi. Un popolo con una lunga tradizione di leggende terribili e memorie di eventi paurosi. Una terra romantica, in fondo, come i dipinti di Friedrich, dove la vita si ritrae impaurita davanti agli scenari grandiosi della Natura. Paul Carter è stato giornalista, attore di teatro, trafficante, marinaio e tutto quanto gli fosse utile per viaggiare attraverso oceani e continenti. In un suo viaggio in Scozia ha raccolto questa storia dalla viva voce dei testimoni; ha visitato i luoghi dove si è svolta la vicenda; si è immedesimato nell’ambiente; ha respirato l’atmosfera imbevuta di inquietudine e paura. Paul Carter è un autore folgorante. Col suo stile violento e prezioso ha scritto oltre cento libri di genere giallo, nero, guerra, storia, fantascienza, teatro, poesia. I suoi capolavori del Mistero sono: Con le pagine di Paul Carter i lettori restano stupiti, incantati, affascinati. C’è tutta una gamma di emozioni nuove da provare e di insegnamenti da apprendere da questo grande scrittore che è anche, soprattutto, un grandissimo Uomo. Un’ultima particolarità: l’Autore ha visitato tutti gli stati del mondo e ogni suo racconto è ambientato in una differente nazione. LA TRAMA Scozia 1957. Gordon Mc Glean sta viaggiando in treno nelle Highland scozzesi per andare a prendere possesso della sua eredità: un castello circondato da ettari di boschi, pascoli e bestiame, lasciatogli dal defunto zio Douglas Mc Glean. Gordon è un brillante giovane di 30 anni, ricco di esperienze mondane, di viaggi, amori e di vita goliardica. Durante il viaggio la sua mentalità solare ed edonista si scontra con i panorami foschi dello Sutherland fatti di cupi laghi, di coste frastagliate, brughiere e colline pietrose. Egli intende soggiornare in questi posti solamente per una settimana e poi ripartire per Londra dando l’ordine allo studio Sommer (che si è occupato della successione) di vendere la tenuta. A More Castle sono ad attenderlo Bennet l’intendente, Magnus cameriere-autista, Thomas giardiniere tuttofare. Ci sono anche due donne giovani: Catherine la cuoca, una rossa con il viso pieno di efelidi; e la bella e altera Jane Gregson Maestra di Casa verso la quale Gordon si dimostra subito pieno di ammirazione e galanterie. La sua permanenza al castello si profila piacevole... Invece durante la prima notte Gordon vive una terribile esperienza. Svegliato di soprassalto da rumori e nitriti Gordon vede una donna nuda con la faccia da teschio che attraversa a cavallo la sua stanza da letto! La visione dura pochi secondi, ma è sufficiente a fargli provare un tremendo spavento. Tre giorni dopo Gordon durante una passeggiata nella brughiera, mette in salvo una donna che stava per essere violentata da un marinaio. Così conosce Moira Slim la locandiera delle Armi di Sutherland, a Laxford Bridge, la quale gli accenna a un pericolo che incombe a More Castle. Arrivato a casa Gordon ascolta un dialogo di Magnus il cameriere con Catherine la cuoca, e così apprende una oscura diceria sul passato di suo zio: Diana, figlia di suo zio Douglas, morì lebbrosa al castello poiché egli per avarizia rifiutò di curarla. Negli anni che seguirono Douglas Mc Glean annegò nel whisky il suo rimorso, finché una notte Diana, la lebbrosa, la dannata, la morta, ritornò per vendicarsi.... Gordon tenta di ironizzare su questa terribile storia, però per precauzione, decide di dormire nella camera degli ospiti.... Un pomeriggio con il cielo plumbeo Gordon cavalca fino a Laxford Bridge, un paesino su un seno di mare, con alle spalle colline dirupate e torbiere nerastre. Qui entra a Le Armi di Sutherland la locanda di Moira Slim. La donna gli dà il benvenuto e lo consiglia di gustare l’Haggins, il piccante piatto nazionale scozzese. Il pomeriggio trascorre in allegria, anche se il cielo fuori preannuncia la neve. Finché, un commensale il capitano Kenwood, un vecchietto indiavolato con una furiosa barba rossogrigia, gli fa quasi andare la pietanza di traverso, con i suoi discorsi sul soprannaturale. “A More Castle ci sono i fantasmi, anzi c’è il fantasma di Diana la lebbrosa. Voi abitate al castello, siete un Mc Glean, dunque voi la avete vista?” gli chiede bruscamente il capitano. A questo punto Gordon non può mentire e ammette la visione avuta la prima notte, anche se incolpa il whisky e la cattiva digestione. Ma il capitano Kenwood è cocciuto e insiste: chi muore giovane o di morte violenta porta con sé i desideri, le passioni che non ha potuto soddisfare da vivo. Dunque ritorna! Per appagarle!!! Al momento di congedarsi, il capitano Kenwood fa a Gordon una ultima raccomandazione. Per tornare a More Castle prenda la strada per Achfarry intorno alla foresta di Reay. Eviti di passare di sera vicino ai ruderi dell’Abbazia di Laxford, infestata dagli spettri! Ma sulla via del ritorno, nella sera prematura, una bufera di neve investe Gordon a cavallo. Il giovane sbaglia strada e va a finire proprio dentro all’Abbazia sconsacrata di Laxford. E in quel luogo abbandonato, fatto di arcate, di lastre di pietra, di tombe, fra il buio e il gelo, Gordon rivede Lei... Diana Mc Glean. Bella, luminosa e nuda.... Quella notte iniziano le ricerche per ritrovare Gordon. Bennet, Thomas, uno stalliere, il maggiore a riposo Duncan Mc Neill con cavalli e torce a vento percorrono la brughiera e aggirano i lochs. Finalmente ritrovano Gordon, svenuto, e lo riportano a More Castle. Quando rinviene il giovane pronuncia un nome: Diana. Nei giorni seguenti Gordon parla e si comporta come uno squilibrato. Alcuni giorni dopo tre persone scompaiono dal castello: Gordon, Magnus e Catherine. Gordon non è impazzito, ma si finge pazzo per seguire le sue ricerche. Dietro l’orologio a pendolo egli ha scoperto un passaggio segreto e adesso con la pila sta percorrendo uno stretto cunicolo, affondando nella melma. Ma laggiù qualcuno lo stordisce con una randellata, lo lega, e lo imbavaglia. Intanto accorrono al castello Bert Dunney, cameriere che era stato a casa ammalato, lo sceriffo Tuber, il maggior Mc Neill, l’agente Trapp. É Catherine la cuoca a ricomparire e a dare l’allarme. Allora il grasso sceriffo Tuber e i suoi agenti si mettono in moto, salvano in estremo Gordon, catturano i colpevoli e sventano un diabolico piano criminale. L’Autore Paul Carter pseudonimo del prof. Gualberto Titta (San Severo 1906 Roma 1999). Autore di oltre 100 gialli, neri, fantascienza, terrore. Ha viaggiato in ogni nazione del mondo. Grande Autore dotato di stile colorito ricco di suspense, erotismo e humor nero. I suoi capolavori: Le Belle E I Mostri, Satana É Donna, La Vergine Di Sangue, Il Marchio Del Vampiro, Il Canto Degli Annegati, La Luce Dei Morti. Tutte le sue storie sono ambientate ognuna in una nazione differente. La copertina del Pittore Mario Caria raffigura una biondina con lo sguardo impaurito. In primo piano due mani maschili stringono una corda per strangolarla. LA DAMA IN NERO di MAX DAVE Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°41, Marzo 1963, pag.126, lire 150. Il terribile caso de LA DAMA IN NERO, rimasto sepolto da decenni negli archivi segreti di Scotland Yard, viene presentato ora per la prima volta ai lettori italiani. Solamente il genio sregolato di MAX DAVE, l’uomo che ha esaminato centinaia di casi inspiegabili, strani, assurdi o rimasti insoluti, solamente questo scrittore poteva regalarci una storia del brivido che non ha paragoni. Solamente un accanito ricercatore del mistero come Max Dave, poteva scoprire questa vicenda tenebrosa emersa negli anni ’50 e subito soffocata dal silenzio e dalla censura della Stampa. Un caso pauroso, mai completamente risolto, che ha allarmato i migliori investigatori e ha impegnato le menti più acute di Scotland Yard. E’ la storia di un mistero impenetrabile. E’ un caso infernale quello capitato all’Ispettore Gross di Scotland Yard, un caso pazzesco che sembra impossibile da risolvere. I terribili avvenimenti che accadono sulla rupe di Santa Fosca, sconfiggono i ragionamenti degli uomini più acuti. Succede qualcosa che stritola la ragione, che va contro ogni logica; qualcosa che non si può risolvere con metodi naturali. Ma è naturale quello che sta succedendo? E’ soprannaturale? Diabolico? O che altro ancora? Gli avvenimenti si susseguono sempre più inspiegabili, sempre più terribili, sempre più angosciosi. La vicenda diventa un incubo ossessivo fino a quando… Max Dave era uno specialista nel raccontare queste storie. C’è nel racconto una suspense talmente acuta che prende il lettore per la gola. Il ritmo è veloce, lo stile cinematografico. Max Dave era un genio, sregolato, intelligente, fantasioso; e questo suo romanzo ne è la dimostrazione. Ricordo che una sera del 1963 portai il libro a letto e rimasi a leggerlo durante tutta la notte. In seguito però ho riletto il libro tante altre volte provando sempre lo stesso piacere. Mentre leggeranno LA DAMA IN NERO i lettori penseranno sicuramente quello che pensavo io mentre lo leggevo la prima volta: “Mai letto niente di simile, prima d’ora. Non mi capiterà più di leggere qualcosa che assomiglia a questo”. LA TRAMA Un pescatore sulla sua barca trova un cadavere decapitato in mare, sotto la rupe di S. Fosca. É il terzo uomo decapitato trovato in mare. Le vittime provengono dal Manicomio criminale di St. Albany, ricavato dentro un antico castello. Il sergente Mathiews chiede l’intervento di Scotland Yard e l’incarico viene affidato all’ispettore Mc Loy e al sergente Donovan. I due poliziotti partono in treno e durante il viaggio conoscono una donna bella e misteriosa. É Laura Morrison, cuoca al manicomio, che fa una assurda e sconvolgente rivelazione: “Non è un caso adatto alla Polizia quello. A St. Albany c’è il demonio.” Arrivati sul posto i due poliziotti scoprono che un alone di superstizioni e leggende circondano il castello, da quando passò allo Stato dopo che l’ultimo proprietario George Pinewood si suicidò nel 1852. Il manicomio è un edificio tetro e isolato circondato da mura con 4 torri a cuspide più la torre dell’orologio. L’ispettore Mc Loy e il sergente Donovan vengono ricevuti dal Direttore del Manicomio, il professor Harrow e il sovraintendente Bluembell. A rendere più complicato il caso è il fatto che i tre detenuti scomparvero dalla cella di isolamento e furono ritrovati decapitati in mare. Gli uomini della Polizia incominciano a indagare. Durante un appostamento notturno scoprono il prof. Harrow e Laura Morrison abbracciati, nudi, dentro un magazzino. Arriva il marito, il cuoco Filippo Morrison che vorrebbe uccidere Laura, ma poi calmatosi racconta la sua storia ai poliziotti. La donna aveva scontato una pena nel manicomio criminale di Cleveland, prima di sposarsi e avere una vita quasi normale. Il racconto viene interrotto dalle grida di Laura. La donna ha una crisi violentissima e occorrono gli sforzi combinati di tre infermieri per rinchiuderla nella cella di isolamento. La notte invernale, gelida e tempestosa riserva altre terribili sorprese. I poliziotti scoprono il prof. Harrow impiccato nel suo studio. Suicidio o delitto? L’unico che possiede i doppioni di tutte le chiavi è l’amministratore Bluembell che viene interrogato insieme ai dottori Oxford, Maxwell e Morton. A caccia di informazioni i poliziotti vanno dal vecchio avvocato Kilmer, studioso di storia. Apprendono così che nel passato ci sono state altre sparizioni: l’artigiano toscano Mastro Arminio, costruttore dell’orologio, scomparve misteriosamente. Altre persone furono ritrovate con la testa e le mani mozzate. Per i particolari l’avvocato consiglia di consultare la biblioteca del castello situata in una delle torri, dove è stato ricavato lo studio di Bluembell. L’ispettore Mc Loy decide di visitare la biblioteca. Bluembell, l’amministratore, sembra spaventato dalla richiesta. Prima tenta di impedirlo, poi scappa via, corre in cima alla torre dell’orologio e da lassù si lancia nel vuoto. Dopo questa tragica e inspiegabile morte Mc Loy ritorna in biblioteca e scopre che i libri sono formati di sole pagine bianche. Bluembell ha forse venduto i libri della biblioteca? E solo per questo motivo egli si è ammazzato? Gli avvenimenti precipitano. Nella fredda notte invernale, al battere dei rintocchi, Mc Loy vede qualcuno, forse una donna, in cima alla torre dell’orologio. Egli corre a dare l’allarme e scopre che Laura è scomparsa dalla cella di isolamento. Viene ispezionato il locale, piccolo, con la volta a botte e una sola apertura: la porta. Viene ispezionata la torre e viene esaminato il meccanismo dell’orologio che è particolarmente complesso poiché suona 24 ore anziché 12 come gli orologi normali. Viene dragato il mare sotto alla rupe e si ritrova il corpo di Laura Morrison, senza testa e con le mani amputate. A questo punto arriva da Londra il vecchio ispettore Stefano Gross che studia a fondo il caso: dunque, i ricoverati scomparvero circa a mezzanotte quando erano soli dentro alla cella di isolamento. Essi vennero ritrovati in mare decapitati. Chi ha fatto uscire le vittime? E in che modo? Chi ha tagliato a loro la testa? E perché? É un criminale? Un pazzo? Un essere soprannaturale? Per scoprirlo l’ispettore Stefano Gross decide di passare la notte da solo, al buio dentro alla cella di isolamento; sorvegliato però dall’esterno da Mc Loy e il sergente Donovan. L’attesa snervante ha inizio. Attraverso lo spioncino ogni pochi minuti i poliziotti parlano all’ispettore sdraiato al buio, all’interno della cella. Quando l’orologio batte i 24 rintocchi della mezzanotte un grido agghiacciante proviene dal fondo del corridoio. I due agenti armati corrono per vedere cosa sta succedendo. Ma non c’è nessuno. Allora ritornano indietro e chiamano dallo spioncino il loro capo. Nel buio nessuno risponde. Spalancano la porta e irrompono dentro facendo luce con le pile. L’ispettore Stefano Gross non è più nella cella.... Il corpo di Gross viene trovato decapitato in mare vicino alla scogliera. Si intensificano interrogatori e ricerche. Un ricoverato, un vecchio mugnaio, afferma che nel castello c’è ancora la Dama Nera, la crudele castellana del 1600 che si accoppiava con gli uomini e poi li uccideva. Dentro un nascondiglio l’ispettore Mc Loy trova il diario segreto di Bluembell, l’amministratore. Il diario incomincia con il confermare le parole del vecchio mugnaio riguardanti la Dama Nera. Bluembell racconta di aver trovato il libro scritto da Pinewood, sul modo di far funzionare l’orologio. Poi il diario continua: “Ho paura. Sono con l’acqua alla gola. Non ho mai avuto il coraggio di usare il terribile segreto di Pinewood ma ora sono costretto a farlo. Altrimenti potrebbero accorgersi dell’ammanco nella Cassa. Lo farò questa notte. C’è un pazzo nella cella. Forse Lei si accontenterà....” Dal diario si apprende che Bluembell usando un sistema che non descrive, riusciva a ottenere del denaro mentre un paziente del manicomio veniva decapitato. Dopo estenuanti ricerche durate tutta una gelida notte di neve, i poliziotti riescono a scovare il libro di Pinewood, nascosto nella torre dell’orologio. Il libro contiene gli schemi costruttivi dell’orologio e tratta del suo funzionamento. Ma l’orologio comprende anche un altro congegno, che si innesca per mezzo di una leva e che agisce allo scadere dei 24 rintocchi. Le pagine del libro che descrivono questo altro congegno sono state strappate, dunque non si capisce come funziona ma si intuisce che è un meccanismo mortale e che esso è la chiave della sparizione dei detenuti. I poliziotti decidono di rimettere in moto l’orologio e innescare il meccanismo segreto. Intanto arriva da Londra uno spiritista il Professor Marcus che tenta di mettersi in contatto con l’entità che infesta il castello. Gli uomini della Polizia si preparano a trascorrere la notte dentro alla cella di isolamento e questa volta riusciranno a risolvere il diabolico caso del Manicomio di St. Albany. Terzo grande capolavoro di Max Dave. Gli altri due sono: Il Fu Mr Washington e La Legge Dell’Aldilà. Max Dave pseudonimo del dott. Pino Belli. Bella la copertina del Pittore Mario Caria. Un cimitero nebbioso, in una notte invernale. E di fianco la figura bella e misteriosa della Dama Nera. La Dama in Nero è stata ristampata nel maggio 1999 n° 19 Horror Story Editore Garden Milano. TERRORE AL CASTELLO di MAX DAVE Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°63, Gennaio 1965, pag.126, lire 150. Un castello lugubre e antico. Un’attesa interminabile che logora i nervi dei protagonisti. Durante le lunghe sere autunnali, fra tintinnii di bicchieri e partite a scacchi, si sentono paurosi rumori, nascono sospetti, accadono incidenti... Chi è in realtà la Marchesa che ha convocato i parenti nel suo castello? Perchè a nessuno è permesso di vederla? Quando qualcuno scopre la verità, è troppo tardi. E’ il romanzo di Max Dave più misterioso, insidioso, con una suspense spasmodica. Leggerlo equivale camminare sul filo di un rasoio. Uno degli ultimi capolavori che Max Dave scrisse verso la fine della sua carriera. LA TRAMA Due uomini stanno giocando a scacchi nel salotto di un antico castello. A un tratto il loro gioco viene disturbato da un pianto, un lamento flebile proveniente dall’esterno. Essi corrono sulla terrazza a vedere. Fuori è una fredda sera di ottobre e non esistono abitazioni nelle vicinanze. Arriva Gustavo l’anziano maggiordomo che porta vino di Pruhavo e bicchieri su un vassoio. Essi chiedono a lui di chi poteva essere quel pianto. Gustavo trattiene un brivido e resta impassibile. Afferma di non sapere nulla e chiede il permesso di ritirarsi. I due uomini sono George Craab Hunter e John Grant nipoti della Marchesa Alba di Aragona, e sono stati chiamati da lei al Castello di Hill per ascoltare le sue volontà testamentarie. Il giorno dopo arrivano al Castello altri invitati: la giovane cugina Betty, il fratello della marchesa Max, il nipote Carlo Craab Hunter, le gemelle Mary e Lilian, Miryam col marito Alberto. Sono tutti parenti della Marchesa e anche loro attendono che Lei li inserisca nel testamento. La Marchesa ha oltre 90 anni e dopo la morte del marito Giovanni vive rinchiusa nel suo appartamento nel torrione nord del Castello. La convocazione è fissata per le 5 del pomeriggio, durante l’ora del tè e dei pasticcini. Ma la Marchesa non si fa vedere. Arriva Gustavo l’imponente Maggiordomo. Egli annuncia che la Marchesa è indisposta e la riunione è rimandata il giorno dopo alla stessa ora. Nel frattempo tutti sono ospiti al castello, dove per l’occasione la Marchesa ha fatto accendere suggestive lampade a olio sulle mura merlate, in segno di benvenuto. Durante la notte avviene una disgrazia. Max precipita dalla terrazza del Castello e muore. Alcuni insistono per vedere subito la Marchesa ma Gustavo impedisce a chiunque di disturbarla. É una notte di temporale. Si ode un pianto disperato giù nel parco e George vede lo spettro di una bambina. Al mattino seguente Gustavo annuncia che nel pomeriggio sarà presente la Marchesa per dettare le suddivisioni dell’eredità. Gli avvenimenti precipitano. Mary viene trovata morta e sua sorella Lilian è scomparsa. La strada per raggiungere il paese è bloccata e la valle è allagata. Non resta altro che attendere. Alle 5 del pomeriggio, puntualissima come una visione, arriva la Marchesa. É vestita completamente di nero, una veletta le scende fin sul volto e ispira grande riverenza. Ella detta le sue volontà poi prega tutti di rimanere ancora ospiti al Castello per le firme davanti al Notaio. Dopo di ciò si ritira nelle sue stanze. Tutti sono rimasti perplessi e sconcertati. Le morti avvenute giorni prima non sembrano disgrazie e in ogni caso la Polizia della Contea dovrà fare delle indagini. Zia Alba non sembra una donna vecchia e malata ma giovane e sana. Qualcuno suggerisce che sia tutto un trucco, una messinscena. Ma un trucco a vantaggio di chi? E perché? La stessa notte, Alberto sale di nascosto all’appartamento di Zia Alba, la Marchesa. A sua insaputa George e Betty lo inseguono. Alberto bussa, poi non ottenendo risposta entra dentro. Nel salotto arde il fuoco nel camino ma non c’è nessuno. Anche la stanza da letto e lo studio accanto sono deserti. Arriva Gustavo, il Maggiordomo, e avviene una colluttazione. Da questo momento incomincia la soluzione del mistero. Romanzo claustrofobico, fatto di silenzi, di attese, di crepitii del fuoco, di tintinnii di bicchieri, di fruscii del vento.... Stupenda la copertina del Pittore Mario Ferrari di Roma. Il cortile di un antico castello, di notte. Sullo spiazzo al centro si vede uno spettro. In primo piano una donna bionda grida spaventata. Dietro di lei sta un uomo minaccioso con un bastone. Max Dave si rivela uno dei più grandi scrittori italiani del genere nero-mistero-supernaturale. Editore Antonino Cantarella Roma (1916 - 1994). IL GOLEM di FRANK GRAEGORIUS Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°42, Aprile 1963, pag.126, lire 150. Lo scrittore Frank Graegorius: questo Autore è considerato un autentico genio della Letteratura Nera. Uomo eccezionalmente colto, dotato di una sensibilità quasi medianica. Possedeva una biblioteca comprendente 6.000 libri di Occultismo e Scienze Psichiche; e inoltre una collezione di rarissimi grimoires (libri di magia medievale) reperiti nei vari Paesi del mondo. Dai suoi innumerevoli viaggi in Scozia e Boemia, Frank Graegorius ha raccolto leggende, cronache di avvenimenti misteriosi; ha vissuto esperienze insolite, a volte piacevoli, a volte terribili e pericolose. Lo scrittore ha stretto amicizia con personaggi enigmatici: medium, veggenti, occultisti, fattucchiere, sciamani, zigani, stregoni… I romanzi di Frank Graegorius: durante la sua vita Frank Graegorius ha scritto oltre 100 romanzi neri, gialli e poi saggi di psicologia e raccolte di poesie. Nei suoi racconti si ode il vento fischiare nelle brughiere, fra il crepitio dei fuochi di torba. E si sentono le cantilene stregonesche sussurrate dalle vecchie megere davanti alle bamboline di cera… Nelle sue pagine vivono i sentimenti estremi, le passioni profonde dell’anima, gli oscuri turbamenti dell’eros, l’inquietudine, l’ansia. La sua prosa ipnotizza il lettore con descrizioni visionarie e paure ancestrali verso l’ignoto. I suoi capolavori del terrore sono: I SUSSURRI DELLE STREGHE (The witches’ whispers), SUDARIO NUZIALE (Anxiety), IL CASTELLO DELLE ROSE NERE (The black roses), L’ORGANO DEI MORTI (Die totenorgel) , LA CAMPANA DI SATANA (Ingeborg und der monk). Questo romanzo IL GOLEM. Una antica cittadina della Boemia, sui monti Tatra. Un ambiente suggestivo per antichità e tradizioni. In questo luogo intessuto di folklore fra czardas (danze ungheresi) e riti magici, un uomo subisce paurose avventure sospese fra realtà e incubo. Formule cabalistiche e amori stregati; lumi vacillanti e terribili visioni simboliche… I fatti si susseguono con ritmo incalzante, spasmodico. Le passioni dell’anima si scatenano e le forze delle tenebre sembrano annientare ogni cosa. Trascorsa la notte, l’alba con la sua luce lattea metterà in fuga i fantasmi della paura e ritornerà a fluire la vita. Nel GOLEM di Frank Graegorius c’è orrore e bellezza; in questo straordinario romanzo serpeggia l’ansia, vibrano erotismo e paura ed è presente tutto il terribile mistero dell’Esistenza. Solo Frank Graegorius poteva scrivere una storia come questa. Perché solo lui sa trasportarci in quei magici mondi dove amore e morte, dove realtà ed illusione ci lasciano impauriti e stupefatti. LA TRAMA Jan Hodza giovane procuratore legale di Praga, si reca a Poldice sui Monti Tatra in Boemia, perché un cliente vuole vendere la sua proprietà. All’arrivo a Poldice, di sera in compagnia di Milan un contrabbandiere, succedono avvenimenti drammatici. La natura è solenne, il paese sembra dimenticato dal tempo. Gli abitanti sono schiavi di antiche superstizioni, alimentate anche dagli zigani, e covano un odio profondo per il cliente del Procuratore: Simeon Goldstein è un vecchio ebreo, jeratico, studioso di Ermetismo e Cabala. Nella sua antica dimora Jan conosce Masha, la nipote del vecchio e resta affascinato dalla sua bellezza. É un incontro karmico che sembra destinato dall’eternità. La ragazza rivela a Jan che suo nonno ha modellato un Golem nella grotta sotto le fondamenta della casa. Il Golem, un mostro di argilla che prende vita da misteriose formule magiche e ingigantisce con le passioni incontrollate dell’Umanità. Poco dopo Jan incontra Kadrina, la regina degli zigani, che lo invita alla festa nel loro accampamento. Quella notte, al bagliore dei fuochi e al suono dei violini, durante una danza selvaggiamente voluttuosa, Jan si innamora di Lelia, la figlia della Regina e la fa sua. Adesso Kadrina si finge indignata, ricatta il giovane perché vuole che sposi Lelia. Jan rifiuta e viene fatto prigioniero dagli zigani. Ma viene liberato da Milan che lo conduce al sicuro nel castello in cima alla collina, e dopo ore di incubo riporta Jan in motocicletta giù a Poldice. Il paese è in subbuglio. Gli uomini radunati al Gotto d’Oro hanno deciso di ammazzare il vecchio Goldstein e sua nipote Masha ritenuti colpevoli di avere affatturato il giovane Dmitri. Jan offre a Milan 1000 Corone se lo aiuterà a salvare il vecchio e sua nipote. Ma Goldstein non vuole abbandonare la sua dimora. Allora Jan e Masha vanno a rifugiarsi nella decrepita casa di Milan il contrabbandiere. Il subbuglio in paese aumenta ancora di più. La folla inferocita ammazza il Borgomastro, assalta il palazzo di Simeon Goldstein. Nel frattempo Milan tradisce Jan e Masha e consegna i due giovani agli zigani. A questo punto il Golem, il mostro gonfio della violenza, della malvagità e della crudeltà degli uomini, incomincia la sua opera di distruzione. Romanzo possente denso di folklore, suspense e atmosfera, superiore perfino al Golem di Gustav Meyrink. L’Autore Frank Graegorius pseudonimo del Dott. Libero Samale (1914-1985) di Roma, è un ispirato. La sua prosa è ipnotica, fatta di descrizioni visionarie e sensazioni al limite dell’umano. Copertina del Pittore Mario Caria di Roma. Un uomo terrorizzato fra un sudario e una candela accesa. Ristampato con mia introduzione nel 2005: Frank Graegorius SINFONIA DEL TERRORE Greco e Greco Editore Milano IL CASTELLO DELLE ROSE NERE di FRANK GRAEGORIUS Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°64, Febbraio 1965, pag.126, lire 150. Nella Turingia pittoresca e selvaggia (Germania centrale) si trova il Castello delle Rose Nere. Un musicista arriva là, spinto dal destino, dal caso o da una rete di malefici. Una sensazione mortifera ristagna dentro il castello Un mistero pesante come una pietra tombale soffoca gli slanci della vita. Echi di passi che si perdono nel silenzio. Saloni bui addobbati con sfarzo e tetri sotterranei. Il castello è popolato di manichini, di ombre, di grida e di paura. Qualcuno sa, ma tace. Gli interrogativi sono come gli specchi che riflettono altri interrogativi, più profondi. Fino a che punto il Destino guida le nostre scelte? Ed è possibile scambiare il proprio destino con un altro? Là, dentro il castello delle Rose Nere i destini si intrecciano, si scambiano, si scontrano. Gli incubi diventano realtà e tutto sfuma, si dissolve nella nebbia del dubbio. Una donna bellissima stordisce il protagonista con piaceri tenebrosi. Un’altra lo incanta con tenerezze d’amore. Ma il brillio di queste emozioni rende ancora più nero lo sfondo. Ed è proprio là, nel buio, che stanno i conflitti irrisolti, la soluzione del mistero, la possibile via di uscita. Frank Graegorius ci regala un racconto ipnotico, morboso, avvolgente. Visibile su youtube al canale: bissolis Paure, incubi, visioni allucinanti... Un tortuoso percorso dentro i labirinti della psiche, rischiarati ora da luci rosee, ora da bagliori sulfurei. Un musicista, un uomo sensibile e raffinato, cade in una rete di malefici che lo portano là dove egli non vorrebbe andare. Fino a che punto il Destino guida le nostre scelte? Ed è possibile scambiare il proprio destino con un altro? Nella Turingia pittoresca e selvaggia (Germania centrale) si trova il Castello delle Rose Nere. Chi entra dentro può fare le esperienze più assurde e ingannevoli, può incontrare l’amore o la morte, ma non troverà mai la via di uscita. LA TRAMA Pierre Lecoeur famoso pianista si trova in Germania per una tournée di concerti. Un incubo ricorrente, un incidente e alcuni contrattempi gli fanno perdere il treno. Hella Weissdorn una sua ammiratrice dai capelli rossi si offre di accompagnarlo a Francoforte con la sua mercedes. I due viaggiano attraverso la Turingia, regione pittoresca e selvaggia. Il paesaggio montagnoso cupo e solenne ispira a Pierre inquietudine e senso di attesa. Il musicista è turbato dalla paura verso un destino misterioso e bizzarro. A una stazione di servizio sull’autostrada incontrano Hagen Pratt, pittore in cerca di avventure spirituali, che fa l’autostop. Hella lo fa salire in macchina e il viaggio prosegue attraverso la Selva della Turingia. Dopo una giornata di viaggio, l’autostoppista invita la coppia a trascorrere la notte nel vicino castello di Hutendorf, dove, egli afferma, è ben conosciuto. Con molte esitazioni Pierre ed Hella accettano l’invito. Nella sera che scende si scatena una bufera di vento. La macchina, lasciata la strada principale, attraversa un bosco di faggi, si inerpica su una stradina sul fianco di un monte dove sorge un castello diroccato. A questo punto Pierre prova l’impulso di ritirarsi e tornare indietro, ma ormai è troppo tardi. Al castello vivono Peter (un vecchio maggiordomo-cameriere) e la padrona, la giovane vedova Olga Von Hortig. Il pittore autostoppista presenta i due giovani che vengono accolti per la notte, però lui, imprevedibilmente non resta con loro e prosegue il viaggio a piedi da solo. Dopo cena i due giovani si ritirano nelle stanze loro assegnate. Ma Pierre non riesce a dormire, esce in cerca del maggiordomo e si perde nel castello. Un lungo peregrinare fra incubi, sogni, allucinazioni. Finché va a finire nella stanza di Olga Von Hortig la vedova affascinante, tenebrosa e voluttuosa... Pierre sprofonda nell’incoscienza. Ancora incubi. Ancora un vagabondare nelle sale vuote. Attirato da grida di donna Pierre raggiunge una sala a volta con catene e torce appese alle pareti di pietra. C’è una donna nuda legata, che grida e maledice mentre un boia la sta frustando. La donna è Olga Van Hortig e il boia è il cameriere Peter. Pierre sconvolto fugge via da quel posto e corre a rifugiarsi fra le braccia di Hella. Al mattino seguente Hella non è più nel suo letto. Pierre la cerca inutilmente in compagnia del maggiordomo. Poi Pierre cade in un tranello: una sfera di vetro nero è posata sulla tavola da pranzo e lui la fissa, la fissa, fino a quando... fino a quando... Pierre si sveglia al tramonto. Tenta di uscire fuori ma due feroci mastini scorrazzano per il giardino. Egli è solo, prigioniero dentro il castello, con l’oscurità che avanza. Quella notte Pierre rivede Olga, la castellana che lo invita a un fatidico appuntamento. Con un rito magico Olga evoca lo spettro di Hagen Pratt, suo marito, che ella ha assassinato a Parigi con l’aiuto del maggiordomo. E adesso Olga e Peter sono legati a un terribile destino di condanna e di espiazione. Pierre sconvolto e impaurito fruga nel castello alla ricerca di Hella e fa altre terribili scoperte: la cucina in disuso da decenni. La cripta dove c’è qualcuno che scava. Una testa mozza mummificata rinchiusa in un armadio... A questo punto il romanzo diventa grottesco, ma poi si riprende nel finale. In conclusione l’Opera spicca come una stupenda galleria di incubi, di visioni e di allucinazioni che solo un Maestro come Frank Graegorius riesce a dare. L’Autore: Frank Graegorius pseudonimo di Libero Samale medico psichiatra di Roma (1914-1985). Uomo eccezionalmente colto e sensibile, possiede una prosa profonda, notturna, allusiva. Ammirevole la copertina del Pittore Mario Ferrari di Roma. In un tetro sotterraneo una donna nuda si contorce sotto la frusta del boia. Ristampato da studi lovecraftiaani neel 2010 LA PRIGIONIERA DI ROCCIA di MORTON SIDNEY Editore Erp Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°65, Marzo 1965, pag.126, lire 150. Un mistero denso e tenebroso avvolge Mount Hill, una montagna brulla vicino a Milestone, piccolo paese del Galles meridionale. Per gli abitanti del luogo, la nera montagna è maledetta. Per i nuovi arrivati, alla ricerca di minerali, è un luogo di studio e di lavoro. Ma non sarà così. Mont Hill presenta trappole, insidie, sorprese. E questo è solamente l’inizio... Una vicenda angosciosa, drammatica, coinvolge gli sfortunati protagonisti. Sparizioni, fatti enigmatici, inspiegabili. Ogni tentativo di risolvere il caso va incontro a misteri sempre più tenebrosi. E la tensione sale a livelli insostenibili. Visioni deliranti passano a Milestone, nelle gelide notti, bianche di luna. A quell’ora il paese è deserto e tutti sono a dormire. Tutti, eccetto un testimone... Morton Sidney ci racconta una storia indimenticabile. Anche i personaggi sono indimenticabili: il professor Leopoldson; la zingara Rachel; Martin l’ubiacone; Doris la maestrina... Tutti posseggono una umanità e una profondità psicologica da farli quasi saltar fuori dalle pagine del libro. LA TRAMA Il professor Leopoldsen, una autorità mondiale nel campo del magnetismo terrestre, e il brillante assistente Ernest Douglas arrivano a Milestone, sperduto paese nel Galles meridionale. Il loro scopo è compiere osservazioni e ricerche sul magnetismo terrestre nell’anno geofisico internazionale. I due scienziati, l’anziano professore e il giovane assistente, prendono alloggio nella villetta della signora Katrin Dorsen che vive con la figlioletta Mary. Qui installano un laboratorio e incominciano i lavori di rilevazioni, misuramenti, campionatura delle rocce su Mount Hill. Mount Hill è una collina rocciosa, brulla e nerastra che è temuta dai contadini superstiziosi del villaggio. Durante la permanenza a Milestone, in autunno inoltrato, Douglas fa alcune strane riflessioni. Il vecchio professor Leopoldsen alto e ossuto si rivela un profondo conoscitore del suo lavoro ma anche un uomo enigmatico. Il fatto che egli abbia scelto proprio Mount Hill per le sue ricerche. E poi la sua originale filosofia della vita; il taccuino di appunti che tiene sempre con sé e non permette mai a nessuno di leggere. Una notte Douglas incontra Rachel, la bella zingara che vive in un carrozzone alla base di Mount Hill e fa l’amore con lei. Poi Douglas conosce Martin, un ubriacone piccolo col naso grosso e arrossato dall’alcool. Costui sembra sapere tutto sulla vita a Milestone e afferma che il professore è un assiduo frequentatore della zingara Rachel. Douglas deve assentarsi per andare all’Università a prendere alcuni strumenti scientifici. Al suo ritorno dopo un paio di giorni trova il paese in subbuglio. Alcuni scalmanati hanno aggredito il professore che si trova adesso nell’ufficio di Polizia del sergente Jack. Una testimone accusa il vecchio professor Leopoldsen della scomparsa di Mary la figlioletta della padrona di casa. Prima di venir rinchiuso in cella Leopoldsen fa a Douglas una raccomandazione: “Consultate il mio taccuino di appunti se volete salvarmi...” Douglas conosce Doris Mitern la maestra della bambina scomparsa e da lei apprende cosa è successo durante la sua assenza. La bambina aveva portato a scuola una misteriosa roccia trovata nella campagna sotto Mount Hill. La roccia aveva una fosforescenza verdastra e lasciava un’impronta scura. La maestra Doris aveva portato la roccia al professor Leopoldsen e questi si era fatto portare da Mary sul luogo del ritrovamento. A questo punto la bambina era scomparsa e la zingara Rachel accusa il professore di averla rapita. Douglas si reca al laboratorio e scopre che nel frattempo alcuni vandali hanno fracassato tutto mentre la roccia e il taccuino del professore sono scomparsi. Infuriato Douglas si precipita di corsa all’ufficio di Polizia per denunciare la distruzione degli impianti scientifici. E appena arrivato il sergente Jack gli comunica la terribile notizia: il professor Leopoldsen è stato trovato impiccato nella sua cella. La Polizia crede che il professore abbia rapito la bambina e poi, preso dal rimorso si sia ucciso. Douglas non accetta questa spiegazione e sospetta che la montagna racchiuda un mistero molto profondo. La stessa notte, alla luce della luna Douglas e la maestra Doris decidono di esplorare Mount Hill per cercare Mary e iniziano la scalata su per un sentiero. La montagna è aspra e solenne fatta di picchi, rocce basaltiche e cespugli spinosi. I due giovani trovano un pezzo del vestito della bambina scomparsa e proseguono la salita su per un canalone. Sopra un cornicione trovano ciottoli fosforescenti uguali a quello che la bambina aveva portato a scuola. Improvvisamente una tempesta violentissima investe la montagna; il fisico e la maestrina rischiano di venire travolti finché trovano rifugio in un cunicolo. Ridiscendono all’alba, stanchissimi e Douglas affida alla maestra la bisaccia con i sassi fosforescenti che ha raccolto, mentre un campione lo tiene per sé. Poi si reca dal sergente Jack e apprende che la piccola Mary è tornata a casa sana e salva. La ha trovata la zingara Rachel. Ma quella notte Douglas sente dei passi all’interno del laboratorio. Qualcuno è venuto per rubare la pietra. Douglas lo rincorre nella notte di luna e incontra Martin l’ubriacone. Egli ha visto qualcuno entrare dentro il laboratorio. Lo stesso personaggio che vide anche la notte nella quale sparì Mary. Terrorizzato Douglas si precipita a casa di Doris, ma è troppo tardi. La maestrina è scomparsa, così come la bisaccia con i sassi, e la vecchia padrona di casa Miss Horn è morta. Douglas lavora febbrilmente per arrivare a una soluzione e cerca il taccuino di Leopoldsen. Finalmente ha una idea e pensa all’unica persona che avrebbe potuto rubarlo. Allora corre nel carrozzone di Rachel, la zingara, e fra stracci, paioli e radici trova nascosto là il taccuino del suo maestro. Arriva il sergente Jack insieme ad altri contadini. Sotto la minaccia delle armi Douglas viene arrestato e condotto in carcere. Viene accusato di aver rapito la maestra Doris e di aver strangolato la vecchia Miss Horn. Douglas nega tutto con energia, ma c’è un testimone che afferma di aver visto Douglas rapire la ragazza e portarla su Mount Hill. Il testimone è la zingara Rachel. Nel finale Douglas fugge disperatamente inseguito dagli abitanti di Milestone, incitati dalla zingara. Douglas e Doris riusciranno a salvarsi, a svelare in parte il tenebroso e cupo mistero di Mount Hill che lascerà un segno sulle loro vite. Un grande capolavoro di Morton Sidney come: La Caccia Del Diavolo, L’Uomo Che Non Poteva Morire, La Stirpe Maledetta, Uomini Pipistrello. Morton Sidney pseudonimo del dott. Franco Prattico (1930) Roma. Scrittore giornalista alla Repubblica. Autore di romanzi gotici ricchi di atmosfera, suspense e una dolce malinconia. Ottima copertina del Pittore Mario Ferrari di Roma. Dentro una caverna si vedono Douglas e la zingara Rachel. IL CANTO DEGLI ANNEGATI di KEVIN Mc HYNES Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°67, Maggio 1965, pag.126, lire 150. Irlanda occidentale, una terra aspra e selvaggia dove le tradizioni pagane hanno radici profondissime. Due scienziati tentano di interpretare fenomeni psichici con spiegazioni razionali. Ma è tutto inutile. Quando la notte cala sul paesaggio, una oscurità altrettanto densa ricopre l’anima. Un mondo magico, fatto di sensuali fantasie, fa crollare anche la logica più ferrea. L’irrazionale irrompe con incredibile, lacerante violenza. Quando il vento ulula sulle rocce fra il muggito dell’oceano, le notti di plenilunio diventano affascinanti e dischiudono terribili segreti... Kevin Mc Hynes è un altro pseudonimo di Paul Carter. LA TRAMA Steeve Croob e Donald Reily intraprendono una spedizione archeologica in Irlanda. L’Irlanda. La verde, poetica, mitica, dolce, fantasiosa Irlanda. La sgangherata Renault sulla quale viaggiano, si guasta due miglia prima di Ballyferriter nella penisola di Dingle, Contea di Kerry. I due amici universitari prendono alloggio a Farr Darring Inn, la Locanda dell’Uomo Rosso. La locanda è gestita da Pat Mc Daniel, un uomo robusto come una quercia, e la bella figlia Kathleen con i capelli rossi e gli occhi verdi. L’uomo ha appena finito di scontare una pena. Diciassette anni prima aveva decapitato la propria moglie credendola una strega, dopo averla sorpresa di notte, sulla roccia dell’Althedhawan. Dentro alla locanda sperduta fra le torbiere, fra poteen, whisky e boccate di pipa, con il vento che ulula fuori e il lontano muggito dell’oceano, i due scienziati ascoltano antiche superstizioni. La leggenda del Venerdì degli Annegati: la notte di plenilunio nella quale sull’Althedhawan sfilano in processione gli annegati emettendo il loro canto sepolcrale. Finché in una occasione Steeve esce per una passeggiata per scacciare l’insonnia. Nella notte di luna, sopra alle rocce di antracite a picco sull’oceano, il tempo pare essersi fermato in uno scenario immoto e tremendo. Allora Steeve vede la processione degli annegati e ascolta il loro lugubre canto. E nella radura del Diavolo, sulla roccia dell’Althedhawan, Steeve incontra anche Kathleen... Romanzo possente, denso di riferimenti metapsichici, filosofici e folkloristici. L’Autore: Kevin Mc Hynes pseudonimo del prof. Gualberto Titta, Roma. Uomo straordinariamente versatile: attore, scrittore, viaggiatore. Allo stile vivido si aggiunge tutta la sua esperienza di viaggi e la sua profonda cultura. Ispirata copertina del Pittore Mario Ferrari di Roma. Sopra una roccia Kathleen sta per essere ghermita da un bruto (Rotmuller). Rocce a strapiombo sull’oceano, cielo color ferrigno, cespugli rovesciati dalla bufera... L’Editore: Dottor Barone Antonino Cantarella Roma (1916-1994). LA VERGINE DI SANGUE di PAUL CARTER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°45, Luglio 1963, pag.126, lire 150. Un brivido corre fra la gioventù dorata svedese. Tre donne giovani e bellissime sono arrivate a Stoccolma e al loro apparire tutti gli uomini vorrebbero incontrarle. Ma non è una cosa facile. Le tre vikinghe fanno una vita sfuggente e misteriosa. Chi sono? Da dove vengono? Che cosa cercano? Un mistero circonda le tre donne senza storia e senza passato. Un uomo follemente innamorato è disposto a rischiare tutto per scoprire la verità, ma scompare nel nulla. Una bella ragazza in crisi di pubertà assiste a scene di orrore in una abbazia stregata e abbandonata. Un altro capolavoro di Paul Carter. Una storia torbida e paurosa, tipica della penna di questo grande scrittore. LA TRAMA Hellen Hopelius, Agnes Gejer e Viktoria Bardquist, tre stupende ragazze svedesi, attirano l’attenzione e suscitano l’ammirazione della gioventù dorata di Stoccolma. Ma le ragazze, oltre che affascinanti, sono anche fredde e sdegnose. Mars Wrangel, Olof Larrsen e Alan Sunderson, ricchi figli di industriali, sono i loro più assidui corteggiatori, anche se le probabilità di riuscita sembrano incerte. Nelle serate trascorse insieme, si beve molto White Horse, si ascolta musica al Concert Hall o alla Cattedrale di Storkyrka. E si parla anche di Jan Kjort e Bert Duun, due loro amici misteriosamente scomparsi, sui quali la Polizia sta compiendo delle ricerche. Una ragazza di 16 anni, Nilsa che vive con lo zio Lorj Jacob, ha incubi paurosi nei quali vede decapitare uomini alla Abbazia di Santa Margaretha. Ma sono veramente sogni? O si tratta forse di veggenza? Un altro giovane scompare nel nulla. Questa volta è Mars Wrangel. L’ispettore Hokoln della Polizia fa dragare l’Askrike, il fiordo che costeggia la strada dove è stata ritrovata la sua macchina, ma inutilmente. Seguono altre inspiegabili e misteriose sparizioni. Un cacciatore, Kay Klausen, crede di avere scoperto qualcosa e se ne serve per ricattare Agnes, della quale è follemente innamorato. Kay dà appuntamento ad Agnes di notte, al vecchio mulino abbandonato. Ma all’appuntamento al vecchio mulino ci va anche l’ispettore di Polizia Sven Bergstrom. E tutti e tre, inconsapevolmente, sprofondano in abissi popolati da esseri decapitati e da ancora più orribili segreti... Capolavoro del brivido con sfumature erotiche. L’Autore Paul Carter pseudonimo del prof. Gualberto Titta (1906 Roma 1999) . Grande scrittore, brillante, icastico, sorprendente. Ottima copertina del Pittore Mario Caria (1934) Roma. In primo piano, in vestaglia azzurra, la bionda Agnes, impaurita guarda l’ombra di un decapitato dietro di sé. Sullo sfondo del cielo al crepuscolo si elevano i ruderi del vecchio mulino. LA FEMMINA DELL’HOMUNCOLUS di DOUG STEINER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°5, Aprile 1960, pag.126, lire 120. Uno dei sogni degli alchimisti medievali forse si è realizzato. L’homunculus. Una creatura fabbricata artificialmente con sangue e sperma. Una operazione che tende a eguagliare l’opera di Dio. E’ scienza? E’ un atto blasfemo? E’ follia o realtà? Dough Steinere è uno scrittore irriverente, imprevedibile. Grande conoscitore di scienze psichiche, tratta con maestria un tema scabroso, un caso limite. E’ una aberrazione mentale oppure una stranezza della natura? Con uno stile pungente, l’Autore presenta una storia mostruosa, densa di interrogativi. LA TRAMA Chiusi in un laboratorio di biochimica dell’Università, cinque scienziati discutono per ore riguardo qualcosa di nuovo e segretissimo.... L’homuncolus: un esserino deforme, immerso in una soluzione fisiologica, dentro un vaso. Il dottor Jal Decury dapprima asserisce di aver tenuto in vita e sviluppato l’aborto di una donna morta per paralisi cerebrale; ma poi ammette di averlo creato utilizzando antiche formule dell’Alchimia. Il guardiano Otranto ruba il vaso contenente la creatura e lo nasconde a casa sua. Homuncolus cresce in fretta vivendo una sua vita mostruosa, sbagliata, incompleta; e assume i desideri dell’uomo, i più deformi e perversi. Arriva Jal Decury, il suo creatore il quale, gonfio di orgoglio e ambizione, progetta un nuovo esperimento. Fa venire la sua fidanzata Hirina per dare al mostro una femmina..... Victor, il fratello di Hirina, viene visitato di notte da una misteriosa sconosciuta. La donna, che porta gravi deformità fisiche, fa a Victor terribili rivelazioni riguardanti l’homuncolus..... Opera originale e stravolgente come tutte le altre Opere di questo grande Autore: Femmine Dell’Aldilà, Cervello Che Cammina, L’Amante Del Loculo Tre. L’Autore Doug Steiner pseudonimo di Sveno Tozzi (1923 Roma 1999). Ha scritto per l’Editore Uno dei sogni degli alchimisti medievali forse si è realizzato. L’homunculus. Una creatura fabbricata artificialmente con sangue e sperma. Una operazione che tende a eguagliare l’opera di Dio. E’ scienza? E’ un atto blasfemo? E’ follia o realtà? Dough Steinere è uno scrittore irriverente, imprevedibile. Grande conoscitore di scienze psichiche, tratta con maestria un tema scabroso, un caso limite. E’ una aberrazione mentale oppure una stranezza della natura? Con uno stile pungente, l’Autore presenta una storia mostruosa, densa di interrogativi. Altri capolavori di Dough Steiner L’amante del loculo tre. Femmine dell’aldilà. Cervello che cammina. L’autore ha scritto nel 1970 per l’Editore Vladimiro Cesa di Roma il romanzo: IL CERVELLO TRAPIANTATO. In fondo c’è la pubblicità del prossimo romanzo intitolato: LA BANCA DEI CERVELLI. Ottima copertina del Pittore Rodolfo Gasparri di Roma. Il volto di una donna terrorizzata: ha gli occhi verdi sbarrati, la bocca spalancata in un urlo mentre con la mano compie un gesto isterico. Accanto a lei: l’homuncolus. L’AMANTE DEL LOCULO TRE di DOUG STEINER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°16, Febbraio 1961, pag.126, lire 150. Parallelo al nostro, esistono altri Universi, con mondi differenti, abitati da esseri differenti: spettri, larve, gusci psichici... Durante il sonno le barriere fra i mondi si assottigliano. E quando qualcuno apre uno spiraglio fra i mondi estranei e il nostro mondo materiale, avvengono fatti inspiegabili e paurosi. Dough Steiner, profondo conoscitore di metapsichica, ci racconta storie di queste interferenze spettrali, le loro origini, le loro azioni nefaste... LA TRAMA Il cimitero di Marland, di notte. Una donna in calzamaglia nera scavalca il muretto ed entra dentro. La misteriosa visitatrice percorre il vialetto, si dirige nel campo dei poveri e scende giù nel sotterraneo. Mentre cammina nella galleria rivolge pensieri alle persone conosciute e che adesso stanno rinchiuse dentro ai loculi. La bella visitatrice raggiunge il loculo N°3 che è il suo punto di arrivo. Qui toglie il marmo, sfila la cassa e si infila dentro il sepolcro.... Christine Franju è una bella ragazza che soffre di un male sconosciuto e i medici interpellati non sono riusciti a capirne la causa. Christine ha delle crisi notturne, mensili, strazianti, durante le quali afferma che una misteriosa visitatrice le sottrae vitalità ed energia. Il professor Regan, studioso di Metapsichica, interviene per salvare la ragazza. I suoi metodi sembrano avere successo contro i sintomi di possessione che distruggono la vita di Christine. Nadia Trainer è la seconda ragazza con le crisi e il dottor Regan interviene, ma un pericoloso incidente gli impedisce di salvarla. La diciassettenne Anne Mac Lawer soffre di crisi tremende durante le quali vede una donna che le consuma vitalità ed energia. Intanto, al limite fra la vita e la morte, Regan sta scoprendo un mondo parallelo con proprie leggi, necessità, bisogni.... Opera originale, inquietante ricca di meditazioni sulla magia e sull’Occulto. L’Autore Doug Steiner pseudonimo di Sveno Tozzi di Roma (1923 1999). Ottimo conoscitore di spiritismo, psicologia e metapsichica. Stupenda la copertina del Pittore Rodolfo Gasparri. Una donna nuda con l’espressione spaurita, avvolta in un lenzuolo. Sospesa sopra di lei, nel buio notturno, sta una maschera verde. L’ALITO FREDDO DEL VAMPIRO di GEORGE WALLIS Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°52, Febbraio 1964, pag.126, lire 150. Una vacanza in Scozia, in una località turistica, sulle rive di un lago. Un alberghetto tranquillo dove godere i benefici delle acque termali e delle amicizie femminili: belle ragazze in costume da bagno, panorami incantevoli, passeggiate romantiche sulle colline. Ci sono tutte le premesse per una vacanza distensiva e rilassante, ma... Qualcuno, un maniaco, un pazzo, manda all’aria tutti i progetti di tranquillità e pace. Però la matrice assurda e impossibile di tali delitti fa escludere che si tratti di un semplice uomo. Allora si cerca fra l’inumano: vampiri, demoni... Ma neanche questa sembra la pista giusta. Un antico cimitero abbandonato ai margini del paese allunga la sua ombra sinistra sugli ignari villeggianti, seminando paura e morte. Un orrore dimenticato da tutti, al di là del tempo, si annida nel vecchio cimitero. Un orrore incomprensibile per gli uomini, lentamente emerge dalle tenebre dei secoli... LA TRAMA Mike, un giovane giornalista, si reca in vacanza a M***, un villaggio della Scozia settentrionale con acque termali, lago e boschi sulle colline circostanti. É l’estate 1923. Mike prende alloggio all’Albergo Lago Azzurro. La vita in quel tranquillo villaggio è monotona, fatta di passeggiate sul lungolago, tazze di tè, chiacchiere con i villeggianti. Mike in cerca di avventure conosce la bionda Jean Cristian e la rossa Lorette Cooper. Le due ragazze sono molto diverse fra loro. Jean è bellissima, cinica, provocante, mentre Lorette è graziosa, romantica e solitaria. Mike fa amicizia e si dimostra gentile con tutte due. Intanto, una bambina Lucille Ball, scompare e viene trovata assassinata nel bosco. Lo Sceriffo fa arrivare l’Ispettore Forster di Scotland Yard. La leggenda del vampiro di M*** riaffiora, portando apprensioni, paure e il ricordo di un altro assassinio avvenuto anni prima in quei posti. In piena notte, mentre tutto l’albergo Lago Azzurro dorme, una cameriera Eve, viene assassinata nel suo letto. La Polizia intensifica indagini e interrogatori. Molti clienti pretendono di lasciare l’albergo. Due giorni dopo il vecchio e assennato dottor Briand si reca al cimitero per accertarsi di qualcosa. Passando davanti a Mike e Lorette seduti sulla panchina, scambia con loro alcune parole e accenna alle sue intenzioni. Quando se ne è andato Mike e Lorette decidono di raggiungerlo per vedere che cosa fa. L’antico cimitero di M*** si trova lì vicino, sul fianco della collina. É un posto maltenuto, invaso dalle erbacce e con molte tombe in rovina. Mike e Lorette non vedono il medico. Poi incomincia a piovere e i due giovani si riparano in una cappella con colonne. É la tomba dei Fergusson, che con i Cooper e i Mc Danish formavano le tre grandi famiglie fra le quali anticamente era diviso tutto il territorio di M*** racconta Lorette, poi si interrompe. Mike ha intravisto qualcuno, zoppicante fra le tombe. É forse il vecchio medico? Ma è scesa la nebbia e Mike non riesce a distinguere bene. Allora si volta verso la sua compagna. Lorette non è più dietro di lui. La ragazza è scomparsa. Disperato Mike la chiama attraversando di corsa il cimitero stregato, finché raggiunge il paese per cercare aiuti. Ritorna poco dopo accompagnato dallo Sceriffo e trovano il dottor Briand, gravemente ferito, che mormora strane parole: “La lastra... tombale... capirete tutto...” L’orrendo segreto del cimitero di M*** sta per venire alla luce, al di là del tempo, dal buio degli incubi dimenticati dagli uomini.... Opera eccezionale. Poetica, misteriosa, suggestiva. George Wallis pseudonimo del dott. Giuseppe Paci Roma. Buona la copertina del Pittore Mario Caria di Roma. Un personaggio in frac viola si aggira in un vecchio cimitero. L’UOMO CHE NON POTEVA MORIRE di MORTON SIDNEY Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°46, Agosto 1963, pag.126, lire 150. Una gita di piacere in un vecchio castello nell’Alta Scozia. La vacanza a poco a poco si trasforma in incubo. Il paesaggio primordiale, fatto di monti e di boschi ispira soggezione. Il clima tempestoso opprime come una minaccia. Allora nel tetro maniero, feroci leggende diventano realtà e dimenticati terrori medievali si risvegliano dalla polvere dei secoli... Una spirale di suspense e imprevisti, in un racconto originalissimo. Ancora una volta la magica penna di Morton Sidney tiene i lettori incollati alla sedia. LA TRAMA Rex Phileagg, John Rees e Tip Corriday, studenti di Oxford, in vacanza, ricevono uno strano telegramma. Lo studio del Notaio Donalds a Ratcliffe, li informa che Henry Mc Davies è deceduto nominandoli eredi di una proprietà situata nella Scozia del Nord. Al telegramma è allegato un assegno di 100 sterline per raggiungere il notaio e prendere possesso dell’eredità, dopo aver dimostrato di avervi soggiornato almeno una settimana. I tre sbalorditi studenti comprano subito una vecchia MG usata, caricano bagagli, una prostituta di campagna Dolly Shoot e tutti insieme partono cantando nella notte. Oltrepassato Edimburgo arrivano a Ratcliffe, un desolato paese nell’Alta Scozia e lì in una casa ancora più desolata incontrano il vecchio Notaio Donalds che dà loro istruzioni e un altro assegno di cento sterline. Ripartono il giorno dopo per Mount Davies, la loro destinazione. La strada diventa una pietraia per capre e i giovani sbagliano due volte prima di trovare quella giusta. Verso sera incominciano ad attraversare un bosco fittissimo circondato di montagne da dove scende un vento freddo e tagliente. Così fanno sosta all’Osteria del vecchio Ellis, un uomo scorbutico il quale crede che il bosco sia abitato dagli spiriti degli annegati. Dolly è spaventatissima e vorrebbe tornare indietro. Ripartono proseguendo sulla strada di montagna fra gole rocciose, picchi, boschi, torrenti. Finisce anche la benzina, e l’ultimo tratto di strada bisogna farlo a piedi. Arrivano a un castello-fortezza tetro e diroccato. Lì trovano ad attenderli il vecchio custode Beneath che invita i nuovi proprietari ad entrare e mostra loro le stanze che ha preparato. Il castello è una costruzione severa e inospitale con stanzoni di pietra grigia, tavole con panche, armature... Ma gli studenti, con l’aiuto di Beneath riescono ugualmente a portare un po’ di allegria. Durante la cena al fuoco del camino, vestiti da feudatari, essi giocano al tiro a segno usando stoviglie di porcellana lanciate contro una vecchia armatura. Mezzi ubriachi di whisky incitano Dolly a fare uno spogliarello danzando sulla tavola.... Nel cuore della notte John si sveglia al rumore di passi. Egli sta sdraiato sul pavimento gelido della sala dei banchetti, dove era caduto la sera prima. I candelieri sono spenti. Nel camino rosseggiano le ultime braci. I rumori di passi si sentono più forti e John barcollando si rimette in piedi e chiama: “Beneath! Siete voi? Chi è?” Poiché nessuno risponde John esce nel corridoio e chiama ancora. Lì incontra una misteriosa ragazza vestita di bianco, con grandi occhi neri. La ragazza non vuole dire chi è, e fugge via ridendo lungo il corridoio buio. John con un candeliere in mano la insegue. Dopo una corsa fra i saloni bui del castello, John riesce a bloccare la ragazza sulla soglia di una cameretta. Lei ride e oppone poca resistenza mentre John la attira verso un vecchio letto a baldacchino.... John si sveglia lentamente dopo una notte d’amore. C’è buio e freddo intorno a lui. E inoltre non riesce ad alzarsi. Allora afferra l’accendino e fa luce. Egli si trova disteso dentro una tomba. Accanto a lui c’è una sudicia mummia con indosso lo stesso vestito bianco che indossava la sua compagna della notte! Tip e Rex si svegliano e restano a guardare il cortile spazzato dal vento, là fuori. E nel vento si sentono dei lamenti. Seguendo questi lamenti gli studenti arrivano fino a una tomba nel cortile. Scoperchiano la lastra e dentro trovano John che ride e urla. Il loro amico, a causa dello spavento, ha perduto la ragione. Arriva anche Dolly, spaventatissima, ma non il custode che è sceso con il mulo giù in paese a comprare la benzina per la loro macchina. Intanto John fugge nei boschi sotto una pioggia torrenziale. Rex rimane al castello accanto a Dolly mentre Tip insegue l’amico per riportarlo indietro. Ma non è una impresa facile. Nella foresta John, completamente impazzito, si ribella e tenta di strangolare Tip. La situazione si capovolge. Adesso è Tip che fugge inseguito dal pazzo. Fradicio di pioggia e stremato di stanchezza Tip arriva sul ciglio di un burrone dove non ha altra scelta che affrontare il pazzo. Tip ingaggia una lotta furibonda finché con una pietra spacca la testa a John e lo scaraventa giù nel torrente. Ma poi pentito, deicide di recuperare il corpo e scende giù. Arrivato sul fondo del burrone si accorge di non poter più risalire, mentre il torrente si ingrossa e rischia di travolgerlo. Trova una caverna, ed entra dentro per ripararsi. In fondo alla caverna c’è un cunicolo e Tip si inoltra, facendo luce con l’accendino, con la speranza di arrivare in superficie. Rex e Dolly al castello attendono sempre più preoccupati l’arrivo dei loro amici. Il temporale si è scatenato con violenza inaudita; il tuono rimbomba sulle montagne, la foresta è scossa dalla furia del vento e si odono nelle sale rumori misteriosi e paurosi. Un fulmine colpisce una torre e in preda al panico Rex corre nella camera da letto e si barrica dentro. Tip intanto vaga in cunicoli sotterranei e sale scavate nella roccia; scopre laboratori stregoneschi pieni di antichi congegni che non si capisce a cosa servono. Quando ormai teme di non riuscire più a trovare l’uscita, incontra un vecchietto. É il proprietario di una fungaia che confina con i sotterranei del castello; e questo vecchio indica a Tip la scala per poter risalire.... Chiuso nella stanza da letto Rex attende l’alba, seduto su una poltrona, con la pistola in pugno. Dopo alcuni rumori inquietanti, una feritoia si apre lentamente nel muro e appare una figura infangata e insanguinata. Rex spara quattro colpi e ammazza Tip che stava entrando da quel passaggio segreto. Allora Rex corre via, urlando, inseguito da Dolly. Rex e Dolly fuggono, abbandonano Mount Davies e corrono giù per la strada di montagna, verso la salvezza, verso il paese e verso la soluzione.... Capolavoro. Trama, ritmo, atmosfera e soluzione perfetti. Morton Sidney pseudonimo del dottor Franco Prattico (1930) Roma, giornalista e scrittore. Ottima copertina del Pittore Mario Caria di Roma. L’ORGANO DEI MORTI di FRANK GRAEGORIUS Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°73, Novembre 1965, pag.126, lire 150. L’opera più possente e grandiosa di Graegorius, come una sonata d’organo in una danza di scheletri. Un viaggio nella Foresta Boema, dentro un paesaggio impressionante ed enigmatico. In una atmosfera da brivido (come in tutti i romanzi di questo straordinario Autore), i protagonisti percorrono le strade di un destino terribile e crudele. Può un antico organo dominare la vita delle persone? Abissi di incognite; incubi deliranti. E una corsa frenetica dentro i labirinti della follia, scandita dalle note cupe e possenti dell’organo maledetto. Dentro alla camera oscura di Frank Graegorius si affollano fantasmi e demoni, del corpo e della mente. Un capolavoro di ferocia e lussuria, di un nero splendore. LA TRAMA Johannes Von Rundschau va a trascorrere alcune settimane nel castello dello zio Adolf, in Boemia. L’arrivo di notte a Rudice Dobary è terribile e pauroso. Al castello Johannes incontra Shaytan e sua sorella Hildegarda. In un clima da incubo, sospeso tra sogno e realtà, Johannes gioca una fatidica partita a carte con Shaytan che si rivela un uomo crudele ed enigmatico. La posta è: la vita. Johannes perde e, accompagnato dalla musica dell’organo trascorre un’ora nell’alcova con la divina Hildegarda. Poi va a impiccarsi in una saletta del castello. Isabella Von Rundschau, cugina di Johannes, eredita il castello e si trasferisce là con l’amica Cristina Leub. Durante un temporale, Isabella suona il gigantesco organo nel salone e viene rapita dall’armonia e dalla possenza dei suoni. Ma quella musica risveglia in Cristina desideri segreti di lussuria e di morte. Cristina sconvolta da un raptus di follia, strangola l’amica con una sciarpa di seta, poi va ad annegarsi nel lago. Il turista americano Peter Lambwolf arrivato a Kodaly, ascolta le leggende feroci riguardanti il Castello di Rudice Dobary e del suo organo maledetto. Una notte, mezzo ubriaco Peter sfida gli uomini all’osteria e scommette 100 dollari che entrerà nel castello e suonerà quell’organo. All’interno incontra Shaytan che gli fa una stupefacente rivelazione. Chiunque ascolta quell’organo scopre i suoi desideri più profondi e segreti. Poi Shaytan incomincia a suonare.... Peter rivive scene di lussuria sfrenata e terribile con donne da lui conosciute; finché comprende la demoniaca pazzia di quelle immagini interiori che stanno prendendo consistenza e potere. Allora fugge da questi fantasmi della mente, corre su per le scale di un torrione e arrivato lassù, nel tentativo di sfuggire alla folla di larve e demoni, egli cade nel vuoto. Helen, sorella dell’americano Peter Lambwolf arriva in Boemia insieme al fidanzato Hans per vedere i luoghi dove è morto suo fratello. Hans cerca aiuti dal Borgomastro; poi insieme al fattucchiere Jan Podolskij, partecipa a un rito necromantico sulla tomba di Shaytan per evocare il suo spirito.... Forse l’ultima grande Opera di Frank Graegorius, riuscita però solo fino a metà. Frank Graegorius pseudonimo di Libero Samale medico psichiatra, Roma (1914-1985). Ottima copertina del Pittore Mario Ferrari di Roma. Una bionda in costume nero accanto a due mani verdastre che suonano su una tastiera. Lo sfondo è rosso e cupo. TERRORE NEL PLENILUNIO di BENJAMIN MANNERHEIM Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°70, Agosto 1965, pag.126, lire 150. Possiede un fascino stregato questo racconto ambientato nella cittadina tedesca di Lubingen, sepolta sotto la neve. Nelle lunghe notti invernali di plenilunio, tutti sono radunati nella birreria di Frau Hilde, per bere birra e guardare le gambe delle ballerine. Fuori, i boschi e i monti sono deserti. Ma non completamente. Qualcuno si aggira là fuori, in quel deserto di buio, neve, nebbia e gelo. Ma qui non si tratta del solito mostro. Questa storia è molto più ingegnosa e imprevedibile. Le sorprese tengono in allerta il lettore fino alla fine... Benjamin Mannerheim è un altro pseudonimo di Red Schneider. LA TRAMA A Lubingen, un villaggio della Baviera,è la mezzanotte dell’epifania del 1920. É la terribile Rauchnachte la notte nella quale lo spirito di Frau Holla vaga con l’esercito dei morti, in cerca di vittime da punire. Ma nella birreria di Frau Hilde tutti gli abitanti del villaggio bevono birra, cantano e si divertono. Da Monaco è arrivata anche una compagnia di comici con la bella spogliarellista Frine. La ragazza esegue i suoi numeri davanti a pastori e boscaioli fra i quali c’è il giovane Eric Wassel che ama follemente Frine. Fuori c’è freddo e neve sui monti e nella vicina foresta. Dentro alla birreria c’è festa e baccano, insieme al ricordo della piccola Charlotta, straziata dai lupi poche ore prima. Ma non tutti stanno dentro alla birreria. Il vecchio herr doktor professor Fritz Schonger visita una casa abbandonata, di fama sinistra situata fuori dal villaggio, per svolgere le sue ricerche. Eric dopo lo spettacolo porta Frine per una passeggiata nella notte di luna, e poi a casa sua. Eric vorrebbe sposarla ma il suo patrigno herr doktor Schonger si oppone decisamente. Frine e le altre ballerine sono invitate al castello del conte Odino Kappler, studioso di Occultismo. Qui Frine diviene amica della giovane figlia del conte: la bella e infelice Isolden Kappler. Isolden in una notte di luna fugge dal padre autoritario e abbandona il castello per unirsi al gruppo delle ballerine. Ma nell’attraversare la foresta Isolden viene aggredita dall’essere orribile che tutti temono a Lubingen: il lupo mannaro. Durante l’ultima notte di permanenza dei musicisti, Frine, dopo lo spettacolo va a dormire come al solito nella sua stanza. Ma il licantropo entra dalla finestra e la aggredisce. Solamente la nonna del paese, la centenaria Frau Minna Muller, muta e paralitica che passa le notti nella sua poltrona seduta davanti alla finestra, solamente lei conosce la soluzione del terribile mistero di Lubingen. Opera ispirata e imprevedibile. Benjamin Mannerheim un altro pseudonimo del dottor Giuseppe Paci (1929) Roma. Bella la copertina del Pittore Mario Ferrari Roma. Un cimitero di notte al chiar di luna, una ragazza svenuta, un lupo nero, il volto di un uomo. LE BELLE E I MOSTRI di PAUL CARTER Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°22, Agosto 1961, lire 150. Romanzo infuocato, per trama, stile, ambientazione. Ambientato nel clima torrido dell’Australia occidentale, scritto con uno stile vividissimo, è il romanzo più complesso, straordinario e maturo del grande Paul Carter. Un uragano di situazioni inaspettate, di colpi di scena che si susseguono come una scarica di pugni sul lettore, che viene travolto dagli sviluppi della vicenda. Sullo sfondo australiano, tra felci ed eucalipti, si svolge una storia terribile, arricchita dalla gigantesca esperienza dell’Autore, instancabile ricercatore e viaggiatore. Un grande emozionante mistero, ma anche un intreccio di passioni, di sensazioni, di situazioni fuori del comune, però concrete e reali. LA TRAMA Una nave mercantile, l’Ophelia, durante un uragano affonda 30 miglia a sud della costa australiana. Jack Ryan, un superstite si salva restando a galla sopra la porta della latrina. Il marinaio approda stremato sulla costa, di notte. Cerca rifugio dentro una caverna e vede cose orribili e assurde: teschi svuotati, scheletri, forme putrefatte fra rosei seni di donna... Due scienziati olandesi Rudolf Kenn e Joseph Hirztel vivono da anni a Firth Farm, una fattoria nel Kimberley, Australia occidentale. Il piantatore di una vicina fattoria, Gilbert Concarnon corteggia serratamente la bella Jocelyne, moglie del dottor Kenn. In un caldo pomeriggio dopo una cavalcata, Gilbert e Jocelyne fanno sosta in una radura di eucalipti. Dopo frasi appassionate Gilbert abbraccia la donna che sta quasi per cedergli.... Ma qualcosa interviene a spaventare a morte Jocelyne che grida terrorizzata. Gilbert spara immediatamente verso il luogo del pericolo, una felce gigante fra le araucarie e gli eucalipti. Ma non c’è nessuno. Fobie? Allucinazioni dovute al caldo? La donna è in preda a una violenta crisi nervosa e Gilbert è costretto a riportarla alla fattoria. Una notte Oskar appare a sua moglie Cathleen, governante alla fattoria. Oskar era scomparso da tempo e adesso ritorna con il corpo straziato da ferite e cerca un nascondiglio. Il romanzo prosegue fra stranezze e tracce di avvenimenti inspiegabili. Tre indigeni della tribù di Unambal scompaiono misteriosamente. Gilbert torna nel luogo dove Jocelyne si era spaventata. La grande felce è stata rimossa e sull’erba ci sono tracce di sangue. Il naufrago Jack Ryan viene trovato svenuto, portato a Firth Farm e curato dal dottor Hirtzel. Egli apprende che un altro naufrago, Jimmy, era arrivato lì, ma non riuscì a sopravvivere. Jack racconta la terribile avventura nella caverna. Ma il sergente Seymoor crede che si tratti di allucinazioni causate dalla stanchezza. Jack rimane ospite alla fattoria perché è ancora troppo debole per partire. Si considera un uomo finalmente al sicuro, fintantoché scopre una invocazione di aiuto incisa sul legno del suo letto.... Cathleen scompare e Jocelyne confida le sue paure all’amante Gilbert. Qualcosa di strano sta succedendo a Firth Farm. Troppi silenzi, troppi avvenimenti inspiegabili, troppe scomparse.... E lei, Jocelyne, incomincia ad avere paura e chiede aiuto a Gilbert, l’unico di cui si fida. In una notte di tempesta il sergente Seymoor, il dottor Murphy e Jack Ryan scavano la tomba del naufrago Jimmy e scoprono che essa è vuota. Da lontano, nella notte, i tre uomini vedono i bagliori del fuoco. La fattoria, Firth Farm, sta bruciando. I soccorritori trovano Gilbert ferito e svenuto. Jocelyne nuda nella sua camera. Ma le sorprese non sono finite. La cassaforte è stata forzata e adesso è vuota. Kenn e Hirtzel sono scomparsi.... Romanzo possente dall’atmosfera arroventata. Stupenda copertina del pittore Mario Caria di Roma. In una landa torrida una donna bionda e pensosa in sottoveste osserva da lontano due uomini che seppelliscono una bara. LA STIRPE MALEDETTA di MORTON SIDNEY Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°15, Gennaio 1961, pag.126, lire 150. Un gita di piacere nell’Alta Scozia, di un gruppo di giovanotti esuberanti e di belle ragazze. Ma il viaggio parte male e a poco a poco affonda nell’incubo e nel mistero. Dopo molti secoli, l’antica maledizione dei Mc Llorsen, allunga i suoi artigli sui giovani gaudenti. LA TRAMA A Londra, nella casa di Leda La Veine, alcuni aristocratici sono radunati a una festa. È un pomeriggio piovoso e gli ospiti si annoiano terribilmente ascoltando musica jazz, chiacchierando e bevendo molto whisky. Finché il conte Roland Mc Llorsen propone una emozionante caccia al fantasma nel suo castello del XIII secolo situato nell’Alta Scozia. Dopo qualche momento di perplessità decidono di partire: il giornalista Donald, il baronetto Orson Comberson, il tennista americano Fred Hollister, la bella Florence, Margareth e Leda. Dentro tre automobili raggiungono Nottingale dove sostano in albergo per la notte. Al mattino dopo, il maltempo è peggiorato e una automobile è stata sabotata. Decidono di lasciarla a un meccanico e ripartono tutti con le due vetture rimaste. Dopo un’altra giornata di viaggio nella monotona pianura inglese sotto la pioggia incessante, un’altra automobile si ferma e i sette della comitiva sono costretti a proseguire su un’unica Mercedes. Oltrepassato Glasgow la stanchezza costringe tutti a fermarsi nella locanda di un villaggio dove trascorrono la sera e la notte. Al mattino seguente li attende un’altra brutta sorpresa: la loro amica Florence è scomparsa e l’auto viene ritrovata sfasciata dentro un fossato. A questo punto qualcuno vorrebbe ritornare indietro, ma alla fine prevale l’idea di raggiungere il castello servendosi di una vecchia carrozza messa a disposizione dal proprietario di un museo ormai chiuso. E dentro questo museo si accenna alla maledizione del Mc Llorsen: una mano mummificata con le lunghe unghie nere che sta poggiata sul velluto di una bacheca. Partono in carrozza ma questa si rovescia vicino al cimitero del castello. Proprio in quel punto ritrovano la ragazza che era scomparsa, svenuta e con una mano amputata. Sotto la pioggia i viaggiatori raggiungono il castello portando con loro la ragazza ferita. Anche qui, nell’androne del tetro edificio, campeggia la maledizione dei Mc Llorsen: una macchia di muffa con la vaga forma di una mano che tenta di ghermire lo stemma. Florence viene affidata alle cure dei custodi Morgan e Annie, mentre gli altri raggiungono le loro stanze per riposarsi dalle fatiche del viaggio. Al mattino seguente gli ospiti scoprono che Florence è scomparsa. Morgan, Roland, Fred e Leda seguendo le tracce di sangue, scendono giù nel sotterraneo e lo percorrono fino all’uscita nel cimitero. Laggiù trovano il corpo della ragazza, che è stata strangolata. Un nubifragio si abbatte sulla zona facendo crollare il ponte cosicché il castello rimane isolato. Durante la notte succedono strani fatti e al mattino il baronetto Orson Comberson viene trovato strangolato in una dispensa mentre Margareth è scomparsa. Fred scende con le torce per esplorare i sotterranei e Leda armata di una rivoltella lo segue. Laggiù, nel labirinto buio di antri e camere di tortura, Fred viene sopraffatto da un individuo mascherato. Leda ritrova la sua amica Margareth incatenata in una cella. Leda tenta di fuggire per cercare aiuto ma anche lei viene imprigionata…. Bella la copertina di Mario Caria: su sfondo giallo una donna in vestaglia sfugge a una mano minacciosa. IL NOMADE DEL SOGNO di JOSEPH BRITT Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°12 (e 9 e 10 per errore), Ottobre 1960, pag.126, lire 120. Ad Akaaland, un villaggio sperduto nel nord della Norvegia. Alcuni uomini e due cani alani sono radunati in una casa situata fra montagne di granito sferzate dal vento carico di salsedine che proviene dal mare. I discorsi degli uomini, fra le bevute di rhum, trattano del mistero della vita e dell’imponderabilità della morte. Allora Eljioff, un uomo anziano e barbuto, interviene per raccontare un caso di reincarnazione. Fuori ci sono solo fjeld sepolti da neve, nebbia e gelo. Da quello squallore arriva il grido desolato, ossessivo del fagiano di montagna inframmezzo alle parole del racconto di Eljioff: Helga e Hjigol sono due giovani che si amano profondamente. Durante una spedizione l’uomo si perde fra le montagne e viene creduto morto. Helga si ritira a vivere in solitudine con il suo dolore. Un anno passa durante il quale la donna riceve le insistenti richieste di matrimonio di Eljioff, e finalmente acconsente di sposarlo. Durante una festa Hjigol ritorna, sopravvissuto a una terribile avventura. L’uomo si presenta come un nomade ed è molto cambiato, anche interiormente. Egli parla di destino, di prova da superare, di legami spirituali che vanno oltre la morte e si ritrovano nella vita successiva…. Il tempo passa, Hjigol muore ammazzato da un colpo di fucile. Anche Helga si ammala e muore. 20 anni più tardi la figlia di Eljioff è turbata da un sogno ricorrente. Qualcuno viene, uno straniero che però non è uno straniero, un amante che però lei ancora non conosce. E finalmente il momento tanto atteso e temuto arriva. Un nomade entra in casa durante una festa e rapisce la figlia di Eljioff. Ma nessuno lo ha visto e nessuno può fermarlo. La figlia di Eljioff viene trovata morta nel suo letto. Opera sofferta, pesante e cupa come i paesaggi gelidi del Nord, bianchi di neve su cui risplende un sole scialbo. Questa è l’unica opera di Joseph Britt pubblicata nella prima serie. Ottima copertina del pittore Mario Caria: un nomade rapisce una donna svenuta, nel rossore del tramonto. LE PICCOLE GOCCE di HARRY SMALL Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°37, Novembre 1962, pag.126, lire 150. Gocce d’acqua che si formano e poi tornano a disfarsi... Piccole perline, particelle effimere senza vita e senza valore. Ma è veramente così? Le gocce d’acqua simboleggiano forse vite di uomini che nascono e poi muoiono? Universi che si creano e poi si distruggono? La vita a volte assomiglia a un rebus, con domande senza risposte. Ma se tutti gli eventi sono collegati, allora tutte le cose hanno un significato e racchiudono catene di conseguenze. Anche le cose più piccole, come le semplici goccioline d’acqua. LA TRAMA Nella presentazione l’Autore racconta una sua esperienza. Viaggiando in macchina in un giorno di pioggia egli notò alcune gocce sul parabrezza che salivano verso l’alto, spinte dalla sferza del vento. L’Autore si distrasse ad osservare lo strano fenomeno e la sua auto finì contro un paracarro. Il danno fu piccolo; la velocità era solo 40 Km all’ora. In seguito l’Autore raccontò la sua esperienza a un amico e pure lui volle osservare il fenomeno delle gocce animate. Non ebbe fortuna. La sua macchina correva troppo forte…. Barty Sanford, un commesso viaggiatore in viaggio verso Londra, fa sosta in un villaggio dove trascorrerà la notte. Sulla spiaggia, al crepuscolo fra gli stridii dei gabbiani, Barty incontra Myra, una giovane zingara che gli legge la mano. Quella notte, una misteriosa donna bionda invita Barty nel carrozzone della gitana. Incuriosito il giovane la segue e là, con un rito magico, egli viene portato oltre il tempo, fra i fantasmi del Piano Astrale. Nella vita precedente il capitano delle guardie Sir Barty ama Myra, la bella gitana sospettata di essere una strega. Per difendere la sua donna, Barty uccide un armigero e poi fugge nella foresta insieme a Myra. Al fuoco di un falò la ragazza esegue la danza della luna, prima di concedersi al suo uomo. Subito dopo i due amanti vengono catturati e Myra viene condannata al rogo…. Barty cammina nella notte cercando i colpevoli per vendicarsi. Egli non si trova più in un villaggio medioevale, ma in un paese moderno. C’è uno sceriffo armato di fucile e Barty lo aggredisce e lo uccide. Poi assalta due sposi, Frank e Ann…. All’alba Barty si sveglia nel letto alla locanda, finché la donna bionda va a chiamarlo di nuovo per portarlo da Myra. Ancora il rito magico, ancora l’evocazione di esseri infernali, mentre si spostano le dimensioni…. Al risveglio definitivo Barty viene a conoscenza dei fatti. É stato appena catturato un uomo chiamato Frank che durante la notte ha strangolato la propria moglie e lo sceriffo. Dopo un breve interrogatorio con l’ispettore Ruff, Barty riparte libero sulla strada verso Londra…. Ma il destino lo attende e si avverano le predizione di Myra…. Harry Small pseudonimo di Mario Pinzanti (1930) di Roma. Bellissima copertina del pittore Mario Caria: nei colori blu notte, due zingari e una donna bionda eseguono strani riti dentro una grotta. LA VALLE DEI CENTO MORTI di HARRY SMALL Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°33, Luglio 1962, pag.126, lire 150. Shoer, un cupo villaggio sprofondato nelle nebbie della Prussia orientale. A Villa Herta i conti Von Klafhen vivono una vita apparentemente spensierata, fra ricevimenti e battute di caccia alla volpe. In realtà pesanti obblighi morali pesano su di loro, insieme al retaggio di lontani fatti di sangue. Dopo tanti anni la leggenda dei cento morti spaventa ancora per la sua crudeltà e ferocia. E non tutto è finito! Nelle notti di tempesta i contadini odono ancora il battito del famigerato tamburo dei morti, quello che diede il via al massacro. Qualcuno o qualcosa è sopravvissuto a quella tragedia. Sir Thomas, un giovane ospite, è curioso e vuole visitare i luoghi della leggenda... Un racconto pieno di incognite, immerso in una atmosfera da incubo. LA TRAMA Anno 1800. Sir Thomas Mc Guy è ospite del conte Von Klafhen, a Shoer un piccolo villaggio nella Prussia orientale. Da Villa Herta, i nobili partono per battute di caccia alla volpe e per passeggiate a cavallo nella valle nebbiosa, in autunno. Un pomeriggio Thomas e la contessina Helen arrivano fino alle rovine del castello dei Von Krüger. La leggenda dei 100 morti è legata a quell’altopiano, in riferimento ai 100 uomini del tiranno Von Krüger, trucidati dagli abitanti in rivolta del villaggio basso. I due giovani arrivano a cavallo fin sotto il torrione abitato dall’ultima discendente, la bella Martha Krüger. Ma nubi minacciose da nord-ovest e il richiamo dei corni, inducono i due a riunirsi agli altri cacciatori. Raffiche di pioggia e vento costringono i cavalieri a rifugiarsi dentro una grotta in attesa che passi il temporale. Qui, al riparo e al calore di un falò, Thomas apprende altri lugubri particolari riguardanti la leggenda. A ogni scadere del centenario dello sterminio, lo spirito del tiranno si vendica uccidendo qualcuno del villaggio. E la morte è preceduta ogni volta dal rullo di un tamburo…. Passato il temporale tutti ritornano a Villa Herta eccetto Thomas che intende esplorare il fondo della caverna. Il soffitto è tappezzato di pipistrelli e c’è uno scheletro con un tamburo incastrato lassù in alto. Thomas si arrampica per recuperarlo ma cade e precipita nel vuoto…. Le sue grida vengono udite da Humbert il maggiordomo di Martha Krüger, che lo trae in salvo. Così, finché guarisce dalla caduta, il giovane rimane ospite nella abitazione dei Krüger, e si innamora di Martha. Intanto il conte Von Klafhen, l’ufficiale degli Ussari Swendenberg e altri uomini partono alla ricerca dell’ospite scomparso. Lo ritrovano convalescente nel castello dei Krüger, e in questa occasione Martha invita gli occupanti di Villa Herta a venire per partecipare a una festa. Durante la festa, Marlene la dama di compagnia della contessa Herta, scompare misteriosamente. Gli abitanti del villaggio basso si preparano per difendersi dalla maledizione del tiranno. Quella notte cade l’anniversario della rivolta contro Krüger, che fu decapitato quattro secoli prima…. Ottima copertina del pittore Mario Caria: una bellezza bruna su uno sfondo piovoso, di notte. LA LEGGE DELL’ALDILÁ di MAX DAVE Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°27, Gennaio 1962, pag.126, lire 150. Max Dave, pseudonimo usato da due fratelli, Pino e Carlo Belli. Questo è stato scritto dal dottor Carlo Belli, medico legale. Il più complesso, il più impegnativo, il più lungo. Uno dei racconti migliori di tutta la collana, mai ristampato. Un vero capolavoro che fa parte di una trilogia ideale di casi pazzeschi. Gli altri due sono IL FU MISTER WASHINGTON e LA DAMA IN NERO. Un intreccio a orologeria del terrore, a doppia soluzione. Un racconto straordinario, di genere giallo- nero- mistery. Solo un maestro del Mistery, nel pieno della sua maturità, poteva scrivere un racconto così perfetto. Solo uno scrittore con una enorme esperienza di vita e conoscenza dei processi psichici, poteva donarci un capolavoro equilibrato di suspense, esperienza, originalità e genio. Io ho letto questo libro oltre 20 volte, e ogni volta che lo rileggo provo emozioni e scopro qualcosa di nuovo. Leggerlo dà la scossa. Il perno attorno a cui ruota la vicenda è una casa abbandonata in Virginia (USA) depositaria di un segreto che molti tentano di svelare, ma il prezzo per conoscerlo è terribilmente alto. Copertina del Pittore Mario Caria, riciclata da REQUIEM PER UNA SPIA LA TRAMA Gloria Stafford, ultima discendente di una antica famiglia patriarcale del sud, si trova a capo di un impero agricolo composto da centinaia di ettari di terreno, in Virginia. Una notte, la donna non ancora quarantenne, venne assassinata da un ladro, nella sua grande casa a Madison Hill. Il ladro rubò 1000 dollari e non fu mai trovato. In mancanza di eredi tutto il patrimonio agricolo passò allo Stato, che vantava fra l’altro un vecchio debito fiscale. Negli anni successivi la rottura della imponente diga di Gatson provocò un allagamento che trasformò la valle in una gigantesca palude. Tutto venne travolto e distrutto: campi fertili, bestiame…. Solamente la grande casa di Madison Hill restò in piedi, deserta e disabitata al centro della palude. Resterà nel tempo a testimoniare la fugacità delle ricchezze umane. Katharin Matthews è una ragazza molto riservata che vive da sola in un piccolo appartamento a Suffolk, in Virginia. Una mattina, Guth il portiere dello stabile insieme con la domestica Saturnia, scoprono il corpo di Katharin assassinata nel suo letto. Il caso viene affidato all’ispettore Goodwin, che inizia le indagini. Egli interroga una donna di nome Arlene che veniva accompagnata dal suo amico Martin a casa di Katharin. Qui ogni notte si svolgevano sedute spiritiche e Katharin, che era medium, produceva fenomeni di poltergeist: spostamenti di mobili, abbassamenti di luce e altro. I partecipanti erano sempre diversi eccetto una sorella bionda della medium. Finché una notte Arlene si spaventò e non volle più partecipare. Da allora Martin scomparve. Arlene si ricorda anche di un indirizzo udito durante una seduta e il sergente Donovan parte subito per controllare…. Martin Wilde, l’amico di Arlene, sta cercando rifugio nella palude prima che la Polizia arrivi sulle sue tracce. Egli percorre il sentiero in quel mare di canne fino alla vecchia casa di Madison Hill. Ma arrivato là trova ad attenderlo il sergente Donovan. Segue una colluttazione. Martin fugge, ma sprofonda nelle sabbie mobili e affoga. Anche il sergente è gravemente ferito. Riesce ad uscire dalla palude ma non sopravvive per raccontare quello che è accaduto. L’ispettore Goodwin insieme agli agenti Bull e Armstrong, ripercorre le mosse del sergente Donovan, ora scomparso. Si recano al famoso indirizzo udito da Arlene durante una seduta spiritica: N°14 di Holden Square. È uno stabile di tre piani con un portiere scorbutico che ripete ai poliziotti le stesse informazioni date al sergente Donovan: “Nell’appartamento di mezzo, ora disabitato, tre anni fa si impiccò un certo signor Osgood. Un mese fa arrivò Katharin Matthews per vedere l’appartamento. Anche il sergente Donovan si era interessato all’appartamento…”. Nell’appartamento scalcinato, dentro una credenza vuota l’ispettore trova una vecchia ricevuta di 1000 dollari intestata ai Frati del Cimitero Municipale di Suffolk. Al convento dei frati l’ispettore chiede al padre economo maggiori dettagli riguardanti quella donazione. Dal registro delle elemosine risulta che un certo signor Osgood donò tre anni prima, 1000 dollari alla Congregazione, per una lampada votiva intestata a una certa signora Gloria Stafford. Gloria Stafford. La proprietaria di Madison Hill, la casa nella palude. La lunga giornata di indagini è finita e la ricerca nella palude viene rimandata al mattino successivo. Ma la visita alla palude viene successivamente rimandata a causa dell’improvviso decesso dell’ispettore Goodwin. Adesso il caso viene affidato al nuovo ispettore Ford che, alcuni giorni più tardi, riprende le indagini dal punto dove erano state lasciate. L’ispettore Ford e gli agenti Bull e Armstrong, si addentrano nella palude fino a raggiungere a piedi la casa di Madison Hill. In una sala ritrovano la pistola del defunto sergente Donovan e poco lontano trovano anche la sua pila. All’esterno, seguendo le tracce delle canne palustri spezzate, arrivano in un punto di terreno melmoso. A questo punto la Polizia chiede l’intervento dei Vigili del Fuoco i quali con la scavatrice recuperano il corpo di Martin Wilde, affogato nelle sabbie mobili. Ancora indagini, interrogativi, ricerche…. Viene rintracciata Maria Matthews, la sorella della medium. La sua casa viene messa sotto sorveglianza ma questa precauzione si rivela inutile. Anche Maria viene trovata assassinata nel suo letto…. Capolavoro. Romanzo complesso, forse l’opera più impegnativa di Max Dave con finale a doppia soluzione. Bella copertina del pittore Mario Caria, Roma. In primo piano la faccia di un morto su fondo verde. I SUSSURRI DELLE STREGHE di FRANK GRAEGORIUS Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°31, Maggio 1962, pag.126, lire 150. L’Irlanda leggendaria dei crepuscoli interminabili e dei paesaggi pietrificati. Due donne si contendono la vita di un uomo. Una fata bionda e solare. E una strega dalla sensibilità torbida, come un voluttuoso chiaro di luna. Sopra tutto domina il Cromlech: un circolo millenario di macigni, punto focale di forze oscure e pericolose, che sconvolgono la vita delle persone. La realtà, come in tutte le Opere di Graegorius, è duplice, infida, insidiosa. LA TRAMA Il protagonista di questo racconto, ritorna nella sua patria, l’Irlanda, dopo una lunga assenza. Passioni che credeva finite riaffiorano alla sua memoria. Paure che credeva dimenticate riprendono a ossessionarlo. È una discesa nell’Irlanda magica, fra stregonerie d’amore e affascinanti paesaggi: villaggi pittoreschi; tramonti malinconici; laghi al chiar di luna e antiche pietre dei cromlech. Tradizioni millenarie si intrecciano con la realtà. Eventi passati influiscono sul presente, sconvolgendo la vita del protagonista. La normalità subisce una scossa e tutte le certezze diventano infide e pericolose. Gli occhi della donna amata sono neri pozzi che pongono oscuri interrogativi, che spingono su cammini estremi. Forze occulte e malefiche attirano il protagonista, trascinandolo dentro un vortice di terrore. Solo Frank Graegorius poteva scrivere una storia come questa. Perché solo lui sa trasportarci in quei magici mondi dove amore e morte, dove realtà ed illusione ci lasciano impauriti e stupefatti. George O’Brian, dopo 10 anni trascorsi in America, fa ritorno in Irlanda, la sua terra natale. Nella sera di ottobre, mentre si avvicina a Rock Glendall il suo paese, George è assalito da nostalgie, ricordi e paure…. Lungo la strada incontra Selene, una amica di infanzia che adesso lo affascina con la sua bellezza. I giorni nelle vecchia casa dello zio Kernan, si susseguono lenti e tormentosi. Fatti strani e oscuri incidenti vengono attribuiti a operazioni di stregoneria. Una notte poi, George vive una straordinaria esperienza psichica, durante la quale egli incontra il corpo eterico di Selene. Al mattino dopo il maestro di scuola presenta a George la sua bionda figlia Katrin ed egli se ne innamora, ma non può dimenticare Selene. Lo studioso di folklore Komin di Kinstown racconta a George la leggenda di Isolda la strega. Alla sua morte lo spirito di Isolda entrò nelle pietre del cromlech di Rock Glendall. Successivamente, con un rito magico, questo spirito è passato nel corpo di Selene. Dubbi, paure, allucinazioni, incertezze…. Una notte George decide di andare a casa di Selene per tentare di risolvere i suoi conflitti interiori. Lo attende una esperienza sconvolgente durante la quale amore e morte, realtà e delirio si mescolano e si confondono. Selene cade in catalessi, mentre prende vita la strega Isolda…. Frank Graegorius pseudonimo del dottor Libero Samale, medico psichiatra, Roma. Stupenda copertina del pittore Mario Caria: una donna seminuda con gli occhi spaventati, vicino a quattro teschi. ASSEDIATI DAL DEMONIO di MAX DAVE Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°50, Dicembre 1963, pag.126, lire 150. Spaventosi fenomeni di infestazione colpiscono una località isolata del Galles. Spostamenti di oggetti, apparizioni mostruose... Un pericolo incomprensibile, inafferrabile, incombe sulla zona. Le supposizioni sono molte: fenomeni spiritici, allucinazioni, campi elettrici, violenta malattia infettiva... Il caso si presenta difficile e pericoloso ed interviene la Polizia di Contea. Severe restrizioni sono imposte per salvaguardare la salute degli abitanti e per evitare che l’epidemia si propaghi. Tutti i mezzi vengono impiegati per distruggere quella terribile minaccia. Ma contro chi o contro che cosa bisogna combattere? Max Dave ha creato un romanzo di grande tensione e originalità sorprendente. E’ un capolavoro, anche se il finale mi è un po’ dispiaciuto. LA TRAMA Il giornalista Bob Kinley è invitato a una vacanza nel castello degli Hires, ma trova la strada bloccata dalla Polizia. Bob chiede spiegazioni e viene condotto dal Colonnello Calluther, suo amico, Capo della Polizia della Contea. Calluther elenca a Bob i motivi straordinari che lo hanno indotto a isolare la zona, servendosi anche della Guardia Nazionale. Nel parco degli Hires sono comparsi degli strani esseri a forma di uomini; hanno il corpo bruttissimo, rosso e nudo, non parlano e appaiono e scompaiono all’improvviso. Contemporaneamente al verificarsi dello strano fenomeno, tre contadini sono deceduti e i cadaveri presentano la pelle rossa, bruciacchiata come se si trattasse di una nuova epidemia. Il Colonnello accompagna Bob al castello degli Hires dove, oltre i proprietari Frederick con sua sorella Ruth, si trovano numerosi altri ospiti forzatamente bloccati dal timore dell’epidemia. Al castello Bob raccoglie il più possibile informazioni sullo strano fenomeno. Frederick è convinto che si tratti di infestazione e ha mandato a chiamare un medium appositamente da Londra. Ruth pensa che sia opera dello spirito di Richard, il fratello morto in un incidente aereo 5 anni prima, considerato la pecora nera della famiglia. Gli uomini rossi si vedono appena fa buio e non sono fermati dagli ostacoli materiali. Preghiere e scongiuri non sono serviti a scacciarli e solo i raggi di luce possono farli arretrare e fuggire. Bob è incredulo e sbalordito finché la stessa notte un uomo rosso è avvistato nel parco. Grida, rumori, riflettori che si accendono nel buio…. Bob corre a vedere. Su uno spiazzo erboso antistante il castello c’è un essere piccolo e rosso. Ha il corpo tozzo, la testa calva attaccata alle spalle. Sta immobile impaurito dalla luce. Il giornalista stenta a credere a questo essere assurdo che, alla luce dei riflettori, sembra un fantoccio di gomma. Poi tutto si svolge rapidamente. Il sergente Breakwater si avvicina armato per catturarlo; ma quando gli è molto vicino viene investito da una fiammata che lo trasforma in una torcia umana. Intanto l’uomo rosso e nudo a piccoli salti si allontana nel buio. Alcuni giorni dopo arriva il referto dell’autopsia sul cadavere. Si tratterebbe di una nuova malattia epidemica violentissima, e su tutta la zona viene confermato l’ordine di quarantena. Bob, Frederick, Calluther insieme al medium Bennywistler organizzano una seduta spiritica e ottengono un contatto medianico con Richard, il defunto fratello di Frederick. Richard, per bocca del medium, racconta di come trovò nei sotterranei del castello un cunicolo che lo mise in comunicazione col sepolcreto dei frati di Folkenham, il cui convento venne distrutto durante la Riforma…. Un chimico arrivato da Plymouth porta un allarmante referto: sui tessuti di una vittima sono state rinvenute sostanze organiche di origine sconosciuta, simili a grossi gruppi proteici. Si tratterebbe di una specie di virus con strane proprietà elettriche. Però il meccanismo di come si libera questa energia non è ancora ben chiaro. La sera dopo, durante la seduta spiritica successiva, Richard prosegue il suo racconto: dopo essersi finanziariamente rovinato egli cercò nei sotterranei il tesoro dei frati. Trovò invece un terribile segreto e lo portò alla luce…. Gli avvenimenti si susseguono rapidissimi: ricerche nel sotterraneo; preparativi per trasferire gli ospiti in quarantena; nuovi contatti medianici…. Fra l’altro si fa una scoperta importantissima. I corpi degli uomini rossi, quando vengono attraversati da un raggio di luce intensa, si disfano trasformandosi in un ammasso di schiuma rossa. I Poliziotti e gli uomini della Guardia Nazionale fanno arrivare un fucile mitragliatore Brennan con proiettili a codetta luminosa. Intanto si presenta una nuova minaccia: chi tocca gli oggetti contaminati dagli uomini rossi, viene inesorabilmente contagiato…. Bella copertina del pittore Mario Caria: una donna bionda su sfondo blu e in primo piano uno degli uomini rossi. 10 BARE E UN SEPOLCRO di ART MITCHELL Editore ERP Roma, Collana Racconti di Dracula, prima serie, N°3, Febbraio 1960, pag.126, lire 120. Ricordate il giallo di Agatha Cristhie “Dieci piccoli indiani”? Il nostro racconto assomiglia solo per poco a quel giallo. Perchè qui la posta è molto più elevata. I pericoli sono tremendamente più spaventosi. Non si tratta di semplici omicidi. I dieci ospiti del conte di Annmoore sono impegnati ad affrontare situazioni e minacce al limite della razionalità. Nella strana avventura che stanno vivendo, quasi sospesi fuori dallo spazio e dal tempo, nessuno è in grado di aiutarli. Nessuno può liberarli da un ingranaggio che sembra un incubo folle. La soluzione arriverà inattesa per tutti. Ma sarà una soluzione portatrice di nuovi ansiosi interrogativi. Un classico del mistero di un giallista che ha prodotto un unico grande capolavoro gotico: questo. LA TRAMA Alan Beaton, esponente della jeunesse dorée londinese, partecipa alla festa di fine anno nella villa del Conte Annmoore. Al risveglio da una sbornia di whisky lo attende una brutta sorpresa. Non si trova più nella splendida villa nei sobborghi di Londra ma… in un antico castello che sorge su una roccia a strapiombo sul mare. Alan incomincia a esplorare sale e corridoi e incontra altri ospiti anche loro sbalorditi di trovarsi lì: il grassone Benjamin Hollister, Anna Farley, il giudice Wilson, la poetessa Endimione, il capitano Darland, Corinne, Rosemberg…. Sono dieci gli ospiti prigionieri in quello strano posto. Tutti si interrogano come e per quale scopo si trovano in quella costruzione, arroccata su un’isola. Fenomeni innaturali sconvolgono i giorni e le notti dei dieci ospiti di Annmoore. Finché arrivano a esplorare il sotterraneo e dentro una cripta scoprono il cadavere del Conte. Avviene il primo omicidio, in circostanze inesplicabili. Quelli rimasti lavorano in fretta per trovare il mezzo di distruggere un nemico invisibile e mortale. Quando il mistero sembra essere risolto, la serie di delitti continua…. Versione supernaturale di: “10 piccoli negretti” di Agatha Christie. Opera originale con un pizzico di humor e un finale stupendo. Bella copertina forse del pittore Gasparri, Roma. Il Conte Annmoore tiene fra le braccia una donna svenuta. Sullo sfondo il castello gotico, al crepuscolo. IL MARCHIO DEL VAMPIRO di Werner Wrengel Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima seria N° 57 luglio 1964 pagine 126 lire 150. Siamo in Irlanda, terra magica, terra di sogno, di venti, di erica, di brughiere, di castelli... e di fantasmi. Un mistero denso avviluppa una tetra abitazione sperduta nella brughiera. Un clima nordico la irretisce con sfondi piovosi, notti interminabili, piene di ombre e di mistero. Sidhe Mansion, in gaelico la Casa delle Fate. Ma queste fate non sono buone e tendono trappole mortali. Sidhe Mansion. Una costruzione evitata, dal passato torbido, che tutti hanno dimenticato e nessuno vuole ricordare. In quel luogo finiscono le certezze e incominciano le domande, i dubbi, gli interrogativi senza risposta. Un uomo di scienza, razionale e moderno, resterà immune da tutto questo? Con uno stile prezioso e violento Werner Wrengel descrive una storia dove l’inquietudine stringe il lettore alla gola, trascina giù, in una palude di sospetti,di fantasie terribili che si rivelano realtà. Il brillante dottor Corkey, per dimenticare un amore con una donna sposata, accetta di sostituire un medico che va in pensione a Fenton, un paesino sperduto nell’Irlanda di nord-ovest. In quella parte di Irlanda, fra boschi, coste rocciose, cupi laghi e ruderi di castelli, in una terribile notte di pioggia e vento il medico incontra sulla strada una ragazza sola a piedi. La invita a salire sulla sua macchina ma la ragazza, che dice di chiamarsi O’ Hegarty, parla in modo strano, enigmatico e chiede di scendere quando arrivano a un viale di roveri, dove si intravede una dimora oscura che pare disabitata. Giorni dopo, il dottor Corkey si reca da un ufficiale postale, studioso di storia locale, per sapere qualcosa della famiglia della misteriosa ragazza. Bert Kennedy, così si chiama lo studioso, racconta una brutta storia. La famiglia O’ Hegarty si è estinta da cento anni e l’unica figlia, Patrizia O’ Hegarty, scomparve misteriosamente, forse assassinata. Così, l’intraprendente dottor Corkey (poiché è in cerca di casa) decide di affittare proprio Sidhe Mansion, la desolata dimora disabitata dove la ragazza di quella notte aveva chiesto di scendere. Shide Mansion, la Casa delle fate, che in Irlanda sono anche le streghe. Nelle sue enormi stanze, mal rischiarate dai lumi a petrolio, a poco a poco il dottor Corkey incomincia a perdere la sua sicurezza e lucidità. Il clima cupo, il vento, le notti di burrasca trascorse nella solitudine della vecchia casa, riescono a intaccare i nervi saldi del medico che diventa sempre più fragile e terrorizzato. Finchè, tra morti misteriose, avventure erotiche e fatti inspiegabili, in una notte di tregenda il dottor Corkey vede o crede di vedere la spettro di Patrizia O’ Hegarty… Stupendo romanzo dallo stile prezioso e violento, tipico di questo grande autore. Buona la copertina di Mario Caria: il volto di un vecchio con sguardo sbarrato e denti aguzzi, su sfondo blu. IL CANE NERO di Werner Welgrem Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie N° 53 Marzo 1964 pagine 126 Lire 150. Un uomo ritorna a casa dopo tanto tempo e prende il posto di un altro uomo scomparso. Nella Carelia finlandese, fra laghi e boschi, fiumi ghiacciati e paludi traditrici, si scatena un’orgia di sesso e violenza. La ragione viene sconvolta da una rossa ondata di follia. Werner Welgrem è un altro pseudonimo del grande Paul Carter. LA VECCHIA POLTRONA di Max Dave Editrice Erp collana Racconti di Dracula prima serie N° 20, Giugno 1961 pagine 126 Lire 150. Max Dave stupisce come sempre. Qui basta segnalare che il libro uscì nel Giugno 1961. Il film di Riccardo Freda LO SPETTRO uscì nel 1963 e assomiglia molto a questo racconto; perfino i nomi dei protagonisti sono gli stessi. IL MOSTRO DI PRESTON di Max Dave Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie N° 28, Dicembre 1962 pagine 126, Lire 150. Un giallo-nero della migliore tradizione britannica. Un mistero eccitante che è anche una sfida alla ragione. Max Dave accompagna i lettori dentro una palude di sospetti, misteri intricati e ipotesi paurose. NOSTRA SIGNORA MORTE di Frank Graegorius Editrice ERP, collana Racconti di Dracula, prima serie n° 54 Aprile 1954, pagine 126, Lire 150. Un viaggio in Inghilterra dalla sorella Vera, forse ha ispirato a Samale l’atmosfera per questo romanzo. Quattro uomini e una ragazza arrivano in un pomeriggio di neve a Blackstone, un paesino della Scozia. Un medium, un demonologo e un artista a caccia di sensazioni forti, tentano un pauroso esperimento. I fatti imprevisti turbano le menti e il gioco diventa tragedia. Sullo sfondo di un ricco apparato magico e occultistico, si muovono i protagonisti, affascinati dal loro insolito destino. All’inizio di ogni capitolo compaiono brani tratti dai POEMI SATURNINI di Verlaine e da GASPAR DE LA NUIT di Bertrand Aloysius. VINCOLO MACABRO di Harry Small Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie N° 16 Febbraio 1961, pagine 126 Lire 150 Un viaggio in Messico può essere l’inizio di una vacanza spensierata. Ma non completamente. Templi atzechi nascondono trabocchetti. Umidi sotterranei con le loro intricate gallerie si rivelano pericolosi per il corpo e anche per la mente... LA LUCE DEI MORTI di Paul Carter Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie n°49 Settembre 1963 pagine 126 Lire 150 Islanda: magica terra che sfiora il circolo polare artico, estremo baluardo della civiltà, ultima Thule, fatta di fuoco e di ghiaccio. Un paesaggio desolato fa da sfondo allo scatenarsi delle passioni che ubriacano l’anima e stremano il corpo. Qui il confine fra le antiche saghe e il mondo reale sfuma fino a confondersi. Qui, nelle incantate solitudini, negli ossessivi silenzi, appaiono i Troll, le Silfi, i Folletti, sotto il sole basso. E l’anima cade nella rete di antichi malefici fatti di amore e morte. CERVELLO CHE CAMMINA di Dough Steiner Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie n° 11 Settembre 1960 pagine 126 Lire 120 La Realtà supera sempre la fantasia. Nel 1960 in Giappone è nato un bambino privo di cervello. Io mi ricordo che tutti i giornali ne hanno parlato, a quel tempo; e perfino il prete della mia parrocchia ne parlò nella sua predica domenicale. Partendo da questo fatto vero, Dough Steiner ha elaborato una storia originale e interessante. Una curiosità: dieci anni dopo, in un’altra collana, l’Autore ha scritto altri racconti sullo stesso tema. Ma questo suo primo è il migliore. Dopo oltre 45 anni questa Opera conserva intatta tutta la sua bellezza, la sua originalità e il suo profondo assortimento di emozioni umane. L’AMANTE INFERNALE di Harry Small Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie n°28 Febbraio 1962 pagine 126 Lire 150 Le gelide notti invernali di una cittadina americana sono sconvolte da fatti e fenomeni al limite della comprensione umana. Chi o che cosa si aggira nel buio, seminando paura e morte? PAURA SULLA SCOGLIERA di Max Dave Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie n° 61 Novembre 1964 pagine 126 Lire 150 Max Dave ci ha regalato un romanzo stupendo dove attimi di suspense si susseguono a momenti di profonda umanità. Il racconto si snoda in una vecchia casa romantica ma piena di terribili segreti. L’ambiente isolato sembra favorire le passioni estreme, mentre le ombre peggiori dell’animo umano prendono consistenza e diventano realtà. UCCIDONO I MORTI? di Max Dave Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie n° 1 Novembre 1959 pagine 126 Lire 120 Si tratta del mitico numero 1 della mitica collana Racconti di Dracula. Uscito nel Dicembre 1959 costava 120 lire. Si esaurì dopo pochi anni e il suo prezzo salì al quintuplo fra i collezionisti. Negli anni successivi divenne sempre più raro e introvabile. Nel 1972 è stato ristampato nella seconda serie con una copertina poco bella. Max Dave inaugura la Collana e lo fa nel migliore dei modi. I lettori provano brividi mai provati prima. Il racconto descrive fatti inquietanti che sgomentano e lasciano disorientati. Il maestro del brivido Max Dave ha incominciato a turbare le nostre notti... IL TEMPIO DELL’ORRORE di Morton Sidney Editrice ERP collana Racconti di Dracula prima serie n° 18 Aprile 1961 pagine 126 Lire 150 Un mistero fosco si nasconde dietro la più rassicurante realtà. In una tranquilla pensione fra i boschi, di notte, riaffiorano storie dei sanguinosi riti Druidi. Sono solo racconti, leggende di sacerdoti e di templi ora estinti, affondati nel passato. Ma qualcosa è ancora in agguato, pronto a scattare, colpire e scomparire. UNA FOSSA BIANCA DI LUNA Luglio 1965 L’ULULATO DEL LUPO MANNARO Giugno 1966 LA QUERCIA DELL’ORRORE Novembre 1966 LA CAMPANA DI SATANA Giugno 1968 Sono racconti troppo lunghi e forse un po’ noiosi, che però contengono brani di folgorante bellezza. DRACULA IN FRANCIA Molti racconti sono stati pubblicati in Francia nella collana LE AVENTURES DES DRACULA Editions BEL AIR 30 Rue Charles Baudelaire Paris. Alcune volte i Racconti hanno la stessa copertina del libro italiano, altre volte hanno una copertina differente. Tutti i libri francesi sono stati stampati alle Industrie Poligrafiche Editoriali del Mezzogiorno, Cassino Roma. In retro copertina a volte compare l’elenco dei titoli fin’ora pubblicati: Il nome dell’Autore non compare mai sulle copertine, ma solo all’interno, sul frontespizio. La numerazione francese non corrisponde mai a quella italiana. 1 TERREUR AU CHATEAU edizione italiana Prima serie Numero 63 Terrore al castello di Max Dave. Copertina cambiata. 2 LES SOSIES DE L’ENFER edizione italiana numero 75 Prima serie I sosia dell’inferno di Max Dave. Copertina cambiata. 3 LES LOUPS DE LA VIOLENCE edizione italiana numero 68 La dama dei lupi di Harry Small. Copertina cambiata e nome dell’Autore cambiato in Michael Shiofy. 4 LE MONSTRE DE PRESTON edizione italiana numero 26 Prima serie Il mostro di Preston di Max Dave. Copertina cambiata. 5 LE PIEGE DU DIABLE edizione italiana numero 76 Prima serie La trappola del diavolo di Cristopher Bennet, alias Max Dave, alias Pino Belli. Copertina cambiata. 6 L’HOMME DE L’AU DELA eizione italiana numero 77 Prima serie L’uomo dell’aldilà di Max Dave. Copertina cambiata. 7 LE CHAT NOIR edizione italiana numero 83 prima serie di Max Dave. Copertina un po’ differente da quella italiana. 8 UNE HISTOIRE DIABOLIQUE edizione italiana numero 78 prima serie, di Paul Carter. Copertina cambiata. 9 LE VAMPIRE DE LE PLEINE LUNE edizione italiana numero 80 L’ULULATO DEL LUPO MANNARO di Frank Graegorius. Copertina identica a quella italiana. 10 LA VILLA DES CAUCHEMARS edizione italiana numero 71 La villa degli incubi di Harry Small. Copertina identica a quella italiana. 11 LE SECRET DE NOSTRA DAMUS edizione italiana numero 88 prima serie di Max Dave. Copertina identica a quella italiana. ELENCO DEI RACCONTI DI DRACULA I Racconti di Dracula, Prima Serie sono diventati rari, introvabili e i collezionisti pagano milioni per averli. La maggior parte dei capolavori è concentrata nei numeri da 1 a 75 della Prima serie, cioè dal 1959 fino al 1965. Nel 1966 incomincia la decadenza della Collana. La prima serie finisce nel 1968. Nel 1969 incomincia la seconda serie e la decadenza aumenta progressivamente fino alla chiusura della Collana e della Editrice nel 1981. La seconda serie contiene qualche romanzo bello, ma per la maggior parte ci sono romanzi mediocri di vecchi autori che hanno esaurito l’ispirazione e di nuovi autori; poi ci sono le ristampe con mediocri copertine. Nota: la numerazione all’inizio della prima serie contiene errori. Abbiamo corretto, basandoci sull’elenco arretrati stampato in fondo a ogni volume. La numerazione a metà della seconda serie contiene errori. Il n°51 sarebbe il 46, il 52 è il 47 eccetera. Abbiamo lasciato l’errore per non creare ulteriore confusione. Elenco RACCONTI DI DRACULA Prima Serie. Pubblicazione mensile. Nota: i primi numeri, fino al 14 compreso, hanno la numerazione errata. Qui riportiamo la numerazione corretta stabilita dall’editore nell’indice delle pubblicazioni. Alcuni Racconti di Dracula sono stati pubblicati in Francia. Negli anni ’60 anche in Inghilterra uscirono collane di libri che, per genere e qualità, possono essere paragonata ai Racconti di Dracula. Le collane sono: Ghost Stories Pan Book; Horror Stories Pan Book; Ghost Stories Fontana Book. 1959 1 Uccidono i morti? di Max Dave 2. La tomba di Satana di Geron Brandanus 1960 3 Dieci bare e un sepolcro di Art Mitchell 4 Uomini pipistrello di Morton Sidney 5 La femmina dell'Homunculus di Dough Steiner 6 La tela del ragno di Joe H. Bosk 7 Femmine dell'al di là di Doug Steiaer 8. Abisso maledetto di Max Dave 9 Il demonio è tra noi di Max Dave 10 L'ombra di Kriss Leclerc 11 Cervello che cammina di Doug Steiner 12 Il nomade del sogno di Joseph Britt 13 Una bara per due di Wallace Mackentzy 14 Il fiume di sangue di Red Schneider 1961 15 La stirpe maledetta di Morton Sidney 16 L'amante del loculo tre di Doug Steiner 17 Lo scorticato di Max Deve 18 II tempio dell’'orrore di Morton Sidney 19 La bestia di Harry Small 20 La vecchia poltrona di Max Dave 21 Hubert lo squartatore di Morton Sidney 22 Le belle e i mostri di Paul Carter 23 Il fu mister Washington di Max Dave 24 Lo specchio nero di Harry Small 25 Sammv la strega di Max Dave 26 Vincolo Macabro di Ha rry Small 1962 27 La legge dell'al di là di Max Dave 28 L'amante infernale di Harry Small 29 Il destino e la strage di Max Dave 30 Satana è donna di Paul Carter 31 I sussurri delle streghe di Frank Graegorius 32 L'impronta di fuoco di Max Dave 33 La valle dei cento morti di Harry Small 34 II profanatore di Max Dave 35 La nebbia che uccide di Harry Small 36 Il pendolo del dottor Kiess di Janno Slevna 37 Le piccole gocce di Harry Small 38 Il mostro di Preston di Max Dave 1963 39 Lo squalo bianco di Jack Leeder 40 La caccia del diavolo di Morton Sidney 41 La dama in nero di Max Dave 42 II golem di Frank Graegorius 43 Il creatore di mostri di Harry Small 44 L'ospite fantasma di Max Dave 45 La vergine di sangue di Paul Carter 46 L'uomo che non poteva morire di Morton Sidney 47 I cadaveri senza morte di Jack Leeder 48 La valle degli impiccati di Max Dave 49 La luce dei morti di Paul Carter 50 Assediarti dal demonio di Max Dave 1964 51 Oltre la forca di Harry Small 52 L'alito freddo del vampiro di George Wallis 53 Il cane nero di Werner Welgren 54 Nostra Signora Morte di Frank Graegorius 55 La baia dei Vichinghi di Harry Small 56 Sudario nuziale di Frank Graegorius 57 Il marchio del vampiro di Werner Welgrem 58 Il ritorno delle ombre di Harry Small 59 Gli abissi dell'al dl là di Frank Graegorius 60. L'anello della strega di Harry Small 61 Paura sulla scogliera di Max Dave 62 La leggenda dei Balfe di Red Schneider 1965 63 Terrore al castello di Max Dave 64 Il castello delle rose nere di Frank Graegorius 65 La prigioniera dl roccia di Morton Sidney 66 Vampir mostro di sangue di Pericle Vander 67 Il canto degli annegati di Kevin Mc Hynes 68 La dama dei lupi di Harry Small 69 Una fossa bianca di luna di Frank Graegorius 70 Terrore del plenilunio di Benjamin Mannerheim 71 La villa degli incubi di Harry Small 72 La figlia del diavolo di Red Schneider 73 L'organo del morti di Frank Graegorius 74 Il destino dei Taskett di Red Schneider 1966 75 I sosia dell’inferno di Max Dave 76 La trappola del diavolo di Cristopher Bennet 77 L'uomo dell'Aldilà di Max Dave 78 Una diabolica storia di Paul Carter 79 L'amante immortale di Red Schneider 80 L'ululato del lupo mannaro di Frank Graegorius 81 Le mente pietrificata di Red Schneider 82 Ii pozzo dell'inferno di Frank Graegorius 83 Il gatto nero di Max Dave 84 La bara sulla riva di Red Schneider 85 La quercia dell'orrore di Frank Graegorius 86 Le notti del terrore di Max Dave 1967 87 Il mostro delle nebbie di Red Schneider 88 Il segreto dl Nostradamus di Max Dave 89 La mummia nuda di Red Schneider 90 II mostro e le carne di Max Dave 91 Gli eterni di Harry Small 92 Il lupo del maggiore Clint di Max Dave 93 Gli occhi rossi di Red Schneider 94 La sonagliera della morte di Harry Small 95 La zampa di pipistrello di Max Dave 96 I vampiri sono tra noi di Frank Graegorius 97 Il vampiro risorge di Red Schneider 98 L’ombra assassina di Max Dave 1968 99 Il segno degli eterni di Harry Small 100 Voci dell'al dl là di Red Schneider 101 La notte del vampiro di Max Dave 102 II lupo del castello di Dany Stener 103. La vendetta e l’anima di Harry Small 104 La campana dl Satana di Frank Graegorius 105 Il fiore di carne di Max Dave 106 La mantide religiosa di Harry Small 107 Anima nera di Frank Graegorius 108 I mostri della via Campbell di Max Dave 109 Il ponte della strega di Red Schneider 110 Dracula anno 2000 di Alan Preston **** ******** ********* ******** Elenco RACCONTI DI DRACULA Seconda Serie 1969 001 Goran ritorna dall’inferno di Red Schneider 002 Il sacerdote del regno dei morti di Max Dave 003 La donna che venne dal gelo di Frank Graegorius 004 Genpenst risorge di Red Schneider 005 La vergine per il mostro di Morton Sidney 006 Il risveglio delle tenebre di Alan Preston 007 Anche dopo la morte di Red Schneider 008 L’uomo che diventò Dio di Morton Sidney 009 Il castello dei decapitati di Harry Small 010 L'ombra rossa che uccide di Red Schneider 011 La fredda ala della morte di Alan Preston 012 Il torneo dl Satana di Frank Graegorius 1970 013 Dahyla di Harry Small 014 Il rogo della strega di Red Schneider 015 L'abbraccio dell'ombra di Morton Sidney 016 II suicidio dei mostri di Harry Small 017 Il castello della paura di Frank Graaegorius 018 La notte di Dracula di Red Schneider 019 Sfida al diavolo di Harry Small 020 L'isola del furore di Red Schneider 021 Vendetta dell'al di là di Alan Preston 022 L'interminabile orrida notte di Red Schneider 023 Il messaggero bussa alla porta di Morton Sidney 024 L’infernale Mogol di Red Schneider 1971 025 L'amplesso e la morte di David Fawcett 026 Tre spose del Plenilunio di Frank Graegorius 027 Il mostro di Stevenborg di Red Schneider 028 La cripta senza croci di Harry Small 029 L'orrido abbraccio di Abel Ford 030 Il seme nero Jeremy Selenius 031 Ossessione di Harry Small 032 Il nudo volto del demonio Jacob Cristofer 033 Le notti della lupa di Harry Small 034 Scacco a Satana di Frank Graegorius 035 Follia al Castello di Red Schneider 036 Il paese dell'incubo di Morton Sidney 1972 037 Il buio oltre la materia di Harry Small 038 La Sposa di ghiaccio di Morton Sidney 039 Segno dl morte di Red Schneider 040 I verdi occhi della vampira di Frank Graegorius 041 La metamorfosi del mostro di Harry Small 042 Il cancello sull’abisso di Red Schneider 043 Uccidono i morti ? di Max Dave 044 II gelido abbraccio della morte di Harry Small 045 La tomba di Satana di Geron Brandanus (settembre) Nota: al posto del numero 046 c’è 051e poi prosegue. 051 Plenilunio di morte di Red Schneider (ottobre) 052 II nero monaco di Satana di Frank Graegorius 053 II tesoro dei cavalieri neri di Guy de Saint Sever 1973 054 L'ultimo mago di Jeremy Selenius 055 La femmina d1 Satana di Guy de Saint Sever 056 La vendetta del conte Dracula di Red Schneider 057Il sesso e la morte di Guy de Saint Sever 058 Dieci bare e un sepolcro di Art Mitchell 059 La leggenda degli Hoodlost di Irving Mathias 060 Proiezione nel passato di Harry Small 061 Quel convento nella foresta nera di Jeremy Selenius 062 Dopo la mezzanotte di Irving Mathias 063 I mostri di Brokene di Harry Small 064 Tesi di laurea: Dracula di Irving Mathias 065 Il ritorno dei dannati di Harry Small 1974 066 Autopsia Endstrom di Jeremy Selenius 067 La villa delle rose viola di Frank Graegorius 068 La stirpe dei vampiri di Harry Small 069 Lo spirito di Irving Mathias 070 I satanisti di Jeremy Selenius 071 Il clan dei mostri di Harry Small 072 Il filtro dell’odio di Irving Mathias 073 Abisso maledetto di Max Dave 074 Oltre la morte di Harry Small 075 Crociera allucinante di Jan Sablinsky 076 La barriera dell’assurdo di Harry Small 077 Nere ali di morte di Irving Mathias 1975 078 Il sigillo dell’orrore di Somers bruce 079 Ultra humanum di Lancelot Wilde 080 Nastro nero in casa Barnett di Somers Bruce 081 La maledizione di Peter John Fenton 082 La casa degli olmi di Irving Mathias 083 Gli uomini pipistrello di Morton sidney 084 La stirpe dei licantropi di Harry Small 085 Il signore delle tenebre di Irving Mathias 086 L’artiglio del tempo di Morton Sidney 087 Il bacio dell’anima di Johanni Walter 088 Il serpente colorato di Irving Mathias 089 Il nomade del sogno di Joseph Britt 1976 090 La piramide degli zombi di Hubert Sanchez 091 Le dodici lune di Somers Bruce 092 NON PUBBLICATO 093 Il corvo maledetto di Frank Mattews 094 Il club degli impotenti di Irving Mathias 095 I fantasmi di Yeevil di Harry small 096 Il morso del diavolo di Daniel Scott 097 Il castello infernale di Irving Mathias 098 Il tremendo supplizio di Bill Eberarth 099 Incubo macabro di Richard G. Garrison 100 L'Isola degli orrori di Irving Mathias 101 L'orgia Satanica di Bob Shakal 1977 102 La tetra casa dai mattoni rossi di Harry Small 103 I demonio nel ventre di Dan Britt 104 La Palude dei morti viventi di Somers Bruce 105 I morti possono aspettare di Daniel Scott l06 Allucinazione maledetta di Lancelot Wilde 107 La strega di Salamanca di Dan Britt 108 La vittima e la vendetta di Daniel Scott 109 La volpe d'argento di Irving Mathias 110 Genesi maledetta di Harry Small 111 La maledizione di Juanita di Dan Britt 112 La croce del martirio di Red Schneider 113 Il Gobbo di Alston Manor di Irving Mathias 1978 114 Ma tu... chi sei? di Daniel scott 115 L'Invasata di Dan Britt 116 La frusta di fuoco di Daniel Scott 117 La donna eterna di Martin Von Schatte 118 Terribile eredità di Dan Britt 119 La strega della palude grande di Walter Percy 120 La vita nella morte di Daniel Scott 121 Anima sconvolta di Ref Schneider 122 La faccia del Diavolo di Edwards Mills 123 I risorti di Wurtemberg di Harry Small 124 Il veliero dei vampiri di Martin Von Schatten 125 Sulle orme di Dracula di Chester Meredith 1979 126 La bambola di Satana di Daniel Scott 127 Il Castello sulla collina di Red Schneider 128 Nel reame dell'orrore di Frank Graegorius 129 La vendetta di Koros di Irving Mathias 130 La tredicesima bara di Daniel Scott 131 Quitylqui... la Dea della potenza di Pabloz Ramirez Segura 132 Il serpente d'oro di Harry Small 133 Il pulsare del tempo di Red Schneider 134 La casa sulla Dambovitza di irving Mathias 135 Follia diabolica di Dan Britt 136 Psicoterror di Frank Graegorius 137 La montagna stregata di Irving Mathias 1980 138 Si può sfidare la maledizione di Simon Drake 139 Lo stregone dell'Amazzonia di Bob Spike 140 Le notti della luna nera di John Kheith 141 Magnolia viso d'angelo di Irving Mathias 142 II demone nel cristallo di Dan Britt 143 Qualcuno torna indietro di Daniel Scott 144 La vendetta dei lebbrosi di Simon de Fourrier 145 Perché? di Somers Bruce 146 I morti tornano a Trail di Dan Britt 147 Baron Samedi di Irving Mathias 148 La grande ombra della morte di Simon Drake 149 Prigionieri del passato di Daniel Scott 150 Il canto della strega di Frank Graegorius 1981 151 La femmina dell’homuncolus di Dough Steiner 152 Il demonio è tra noi di Max Dave 153 Il fiume di sangue di Red Schneider 154 Il tempio dell’orrore di Morton Sidney 155 L’amante infernale di Harry Small 156 Il destino e la strage di Max Dave 157 Il cavaliere di legno di Irving Mathias 158 Le stelle di Yoshiwara di Akira Kamazuwa RICORDI DI LIBRI Uccidono i morti, comprato per 500 lire da Loris di Fano, letto di notte stando a letto. Tomba di satana, comprato bancarelle Piazza Erbe VR, letto nella casa abbandonata del custode parco Cabrini, e poi nel cortile, in novembre. Dieci bare e un sepolcro, prestatomi da Piergianni, letto stando a letto e poi rispedito a Conegliano. Uomini pipistrello, comprato nelle rese dell’edicola Angelo Marangoni, insieme a Vincolo macabro e Fu mister Washington. Letti di notte stando a letto. Tela del ragno, letto di domenica mattina fra le pile di traversine ferroviarie in legno, in via Roè. (attuale via Rossini). Abisso maledetto, letto nel cortile di casa, di pomeriggio. L’ombra, comprato da un collezionista di Nogara, letto nel laboratorio di casa, sulla sedia a sdraio. Fiume di sangue, comprato da Loris, letto al tiro a segno abbandonato, in maggio. Stirpe maledetta, letto nella fabbrica abbandonata per la lavorazione del tabacco, via Visentini, di pomeriggio di domenica in gennaio. Amante loculo tre, comprato edicola Sottomarina, di sera, piazza delle scuole, letto in albergo Nettuno via Trieste. Scorticato, comprato bancarelle Verona, letto nel mio letto. Tempio dell’orrore, comprato in edicola a Chioggia, insieme a Vergine di sangue e un altro. Letti in albergo Nettuno. La bestia, letto sul sentiero lungo la ferrovia di via Colombare. Belle e i mostri, letto fra i mucchi di traversine in via Roè (attuale via Rossini). Fu mister Washington, letto di notte nel mio letto. Specchio nero, letto all’ultimo piano della torre del monastero abbandonato di Santa Caterina. Insieme a me c’erano Gianni, Vito e Domenico. Sammy la strega, letto di notte, stando a letto. Vincolo macabro comprato edicola marangoni, letto di notte nel mio letto. Legge aldilà letto di notte nel mio letto. Amante infernale, letto di notte nel mio letto. Destino e la strage, comprato edicola Sottomarina, letto in albergo Nettuno. Sussurri delle streghe, comprato bancarelle Verona, letto dentro il casotto del deposito dei marmi, nel cimitero in costruzione, in un pomeriggio di domenica di ottobre. Durante la settimana lavoravo nell’orologeria di mio nonno. Impronta di fuoco, letto di notte nel mio letto. Valle cento morti letto di notte nel mio letto. Il profanatore, letto seduto sulla bici, appoggiato a un olmo di Via Carotte. Piccole gocce, comprato all’edicola Marangoni, letto di notte, stando a letto. Il mostro di Preston, comprato una sera d’inverno all’edicola Marangoni, letto di notte, a letto. Lo squalo bianco, letto nel casotto dei marmi, cimitero in costruzione, in ottobre. Caccia del diavolo; andato in bici a Legnago, visto all’edicola in Corso della Vittoria, ma non comprato. Comprato e letto successivamente nella torre del monastero abbandonato. Dama in nero comprato edicola Marangoni e letto di notte stando a letto. Il giorno dopo, domenica ho elogiato il racconto a Vito, mentre andavamo in treno a Legnago. Ospite fantasma, letto a Sottomarina in albergo; avevo il raffreddore. Vergine di sangue, comprato all’edicola a Chioggia, letto in albergo Nettuno a Sottomarina. Uomo che non poteva morire, comprato all’edicola piazza delle scuole. La ragazza che me lo ha venduto ebbe un brivido guardando la copertina. Letto in albergo. Cadaveri senza morte, visto all’edicola corso Porta Nuova a Verona, ma non comprato. Preso in seguito e letto di notte, stando a letto. Valle degli impiccati, letto di notte, stando a letto. Luce dei morti, comprato edicola Marangoni, letto di notte stando a letto. Assediati dal demonio, comprato edicola Marangoni, letto metà nella torre e, dopo la distruzione della torre, lessi il rimanente nella soffitta del deposito della macelleria di Vito. Cane nero, letto nella casa abbandonata del custode parco Cabrini. Nostra signora morte, comprato da Vito a Verona, letto nell’essiccatoio abbandonato parco Cabrini. Baia dei vichinghi, letto nell’essiccatoio abbandonato parco Cabrini. Sudario nuziale, letto a casa e al tiro a segno abbandonato. Marchio del vampiro, letto nell’essiccatoio abbandonato. In quel mese l’amico Serafino era al mare e ci scrivevamo. Io gli parlavo del libro e lui mi diceva che aveva trovato la belladonna, l’erba che cercavo io. Ritorno delle ombre, letto stando a letto, col raffreddore. Anello della strega, letto nell’essiccatoio abbandonato. Paura sulla scogliera, letto al freddo, nella casa abbandonata del custode. Avevo anche La Noia di Morava. Terrore al castello, arrivato come i successivi alla macelleria di Vito, per mio abbonamento. Letto di notte,stando nel mio letto. Castello rose nere, letto di notte, a letto. Prigioniera di roccia, letto di notte, stando a letto. Vampir, letto nella sala di aspetto della stazione. Canto annegati. L’ho elogiato all’amico Gianfranco, mentre andavamo in bici a Salizzole. Fossa bianca di luna, letto sotto il fienile a casa dell’amico Renato. Villa degli incubi, sul il sentiero lungo la ferrovia, via Colombare Figlia del diavolo, letto nello stesso posto. Organo dei morti letto seduto sulla bici, appoggiato alla barriera di Via Colombare, con cielo coperto e vento di tramontana. Destino Taskett, letto di notte, a letto. Sosia dell’inferno; ancora mio abbonamento alla polleria di Ezio; letto di notte a letto. Trappola del diavolo, letto di notte, a letto. Uomo dell’aldilà, letto nel sentiero lungo ferrovia di Via Colombare. Diabolica storia, stesso posto. Ululato del lupo mannaro, letto dietro il cimitero. Il gatto nero, letto in cucina, ben incartato. Quercia dell’orrore, letto di notte, a letto. Segreto di Nostradamus, letto di notte, a letto. La mummia nuda, letto di notte a letto. Mostro e la carne, letto in campagna, via Cabianca. Lupo maggiore Clint, letto nello stesso posto. Vampiri sono tra noi, letto di notte, a letto. Campana di satana, letto di notte, a letto. Fiore di carne, letto nella stradina rossa, dove tenevo nascosti anche libri di De Sade e sessuologia. Mantide religiosa, letto di notte, a letto. Mostri via Campbell, letto di notte, a letto. Ponte della strega, letto in casa. Dracula anno 2000 letto in cucina, ben incartato. RICORDI DI DONNE Franca 1966 Minerbe Annamaria 1967 San Vito Legnago Bianca 1969 Casette di Legnago Patrizia San Vito Legnago 1972 Nadia Minerbe 1973 Pia Veronella 1975 Giuseppina 1977 Casaleone Adriana 1986 Cologna Simonetta 1987 Bonavigo CONCLUSIONE Letteratura dell’orrore, Storie del terrore, Racconti di spettri, spiriti, fantasmi, Letteratura spettrale, Romanzi gotici, Romanzi dell’occultismo, Romanzi dell’esoterismo, Letteratura dell’insolito, del bizzarro, Letteratura strana, Racconti neri, Romanzi dell’oltretomba, Letteratura speculativa, Letteratura parapsicologica, Storie del mistero, della paura, del brivido, dell’ignoto… Tanti nomi per definire un tipo di letteratura che contiene elementi reali ed elementi irreali. Gli elementi irreali sono pochi, quindi non è una fiaba; gli elementi irreali non sono tecnologici, quindi non è fantascienza. Gli elementi irreali appartengono al confine delle conoscenze umane (fantasmi, poltergeist) oppure sono casi limite, misteri irrisolti, o la esemplificazione di teorie non provate ma non confutate (reincarnazione), o sono la quintessenza di atmosfere particolari, di stati d’animo acuti, di percezioni oblique. Qual’è la Realtà? Dove finisce il limite? Cosa c’è oltre la morte? E prima della nascita? Dove finisce l’universo? Cosa è il tempo? E’ possibile comunicare con i morti? E’ possibile prevedere il futuro? La letteratura solleva un numero enorme di problemi ai quali da sempre l’uomo ha tentato di rispondere. E la letteratura cerca strade nuove, propone soluzioni, esplora possibilità. Ma c’è di più. La letteratura non è solo filosofia ma anche arte, estetismo, piacere, ricerca del bello, di forme attraenti di emozioni conturbanti. La letteratura è la capacità di esprimere il difficilmente esprimibile, cioè quello che sfugge alla moltitudine delle persone distratte o irretite dai conformismi sociali o dai cliché di pensiero. La letteratura dell’orrore è condannata dai bigotti che la chiamano blasfema, è misconosciuta dagli accademici che la giudicano deteriore, è temuta dai convenzionalisti perché essa infrange convenzioni, dogmi, tabù, certezze; la letteratura del mistero fa crollare le fedi, gli schemi precostituiti, le gabbie del pensiero. Ma ognuno di noi quando si sveglia da un sogno, o cammina fra le rovine di un vecchio castello, o dentro una casa abbandonata, o in una notte di luna, o in una sera d’autunno nel bosco, o davanti al camino con il vento che ulula, o davanti al mistero dell’amore e della morte… ognuno in quei momenti comprende che tutte le certezze crollano ed egli è un essere solo, con la paura dell’Ignoto. Settembre 2011 Revisione luglio 2013 Sergio Bissoli Scrittore Bibliofilo Regista. I RACCONTI DI DRACULA

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